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TURISMO/ RIVOLTA DELLE AGENZIA DI VIAGGIO. OLTRE 600 SOCIETÀ METTONO IN MORA LA REGIONE: “NON PUÒ VENDERE I PACCHETTI”

Non sono ancora partite, né ci sono chiare indicazioni su come debbano funzionare, su chi è destinato a partecipa­re e da dove potrebbero trarre i finanziamenti per svolgere i compiti previsti. Ma l’opzione Dmo (Destination Manage­ment Organization), le nuove realtà che, con la collaborazione pubblico-privato, do­vrebbero lavorare per un’of­ferta qualificata di servizi turi­stici già fa discutere.

Qualche giorno fa è stata sollevata l’obiezione di un «nuovo poltronificio che porterà presi­denti e componenti dei consi­gli d’amministrazione non­ché una lunga lista fatta di personale e consulenti da re­clutare». Anche il finanzia­mento regionale da 1,5 milio­ni per il «test» di Costa Sveva (sbandierato come un succes­so dal sempre attivo consi­gliere regionale del Partito Democratico, Filippo Carac­ciolo) ha fatto storcere il naso agli altri territori pugliesi.

Fatto sta che le almeno dieci Dmo, fortemente volute dal­l’assessore al Turismo Gian­franco Lopane, non convincono né Fiavet (agenzie di viag­gio) né Confindustria Puglia. Almeno nella parte che, come metodo di autofinanziamen­to, consente ai soggetti, sup­portati proprio dal pubblico, di vendere pacchetti turistici. Un’attività che le leggi nazio­nali e regionali affidano esclusivamente alle agenzie di viaggio.

Così l’associazione che rag­gruppa le agenzie ha inviato una nota a Lopane per antici­pare che questa opzione sarà contrastata perché contro la normativa. «Non invochiamo particolari attenzioni – afferma Piero Innocenti, presiden­te vicario di Fiavet Puglia – ma il rispetto delle regole. In occasione di un incontro in Fie­ra del Levante, organizzato per la presentazione delle Dmo, avevamo già evidenzia­to le criticità di un sistema che falserebbe il mercato per­ché il pubblico farebbe concorrenza al privato».

In un ter­ritorio dove si tenta di argina­re il fenomeno dell’abusivismo (con controlli su chi esercita l’attività di accoglien­za) sarebbe paradossale che la Regione spinga per alimenta­re meccanismi poco chiari. In realtà, anche nelle altre aree del Paese in cui esistono le Dmo si sta lavorando per argi­nare il problema. In ballo, in­fatti, c’è il futuro lavorativo di 650 agenzie che danno lavoro a più di 3 mila dipendenti di­retti. «Speriamo che prevalga il buonsenso – conclude Inno­centi – visto che è complicato anche trovare un momento di confronto. Noi operatori continuiamo a non essere convo­cati da Lopane».

Anche Confindustria Pu­glia, sempre attenta a gestire correttamente i rapporti con la Regione, ha dovuto segna­lare i pericoli introdotti da una simulazione che prevede anche l’incasso da parte delle Dmo di risorse provenienti dalla tassa di soggiorno e da fondi di Regioni e Comuni. Ma soprattutto è l’incasso del­la vendita dei pacchetti turi­stici a far irritare. Quindi an­che Sergio Fontana, numero degli industriali pugliesi, ha evidenziato all’assessore l’anomalia della concorrenza commerciale pubblico-priva­ta.

Ecco perché l’auspicio di Fontana è che ci sia una netta separazione dei ruoli. Allo stesso tempo Confindustria chiede che le decisioni sul­l’istituzione e il funzionamen­to delle Dmo siano tenute sotto controllo da parte della Re­gione, sentite le associazioni che costituiscono il partenariato. Il tutto per evitare fughe in avanti pericolose: il vero obiettivo, infatti, è preservare l’unitarietà e l’efficacia del brand Puglia.

corrieredelmezzogiorno