I congressi cittadini, la salute del partito, le elezioni regionali e quelle Comunali di Taranto. È stata intensa la discussione che si è svolta ieri all’interno del coordinamento regionale di FdI. Dal partito della premier Meloni è arrivata «l’incontrovertibile volontà che il candidato sindaco della città Taranto sia espressione» del centrodestra. È un chiaro avvertimento all’area del sindaco uscente Rinaldo Melucci, ex centrosinistra dalle molte vicissitudini, caduto qualche settimana fa per le dimissioni della maggioranza dei consiglieri. Melucci e il suo gruppo intendono approdare nello schieramento moderato. FdI non è contraria, ma esige che sia uno dei partiti della classica alleanza di centrodestra ad esprimere il candidato sindaco. Dunque: FdI, Forza Italia, Lega, Noi moderati.
Il coordinamento, sotto la regia del segretario regionale Marcello Gemmato, ha discusso anche di elezioni regionali. Qui il comunicato emesso a conclusione del’incontro è assai stringato. La nota fa sapere che il coordinamento retto sui tre eurodeputati, i 7 consiglieri regionali e i 12 parlamentari sarà presto allargato «ai dirigenti nazionali e regionali e ai meloniani (testuale, ndr) eletti apicali dei Comuni e delle province». Il riferimento alla premier Meloni identifica tutti i militanti di FdI come «meloniani»: il che porta ad escludere minoranze interne. Ma questo riguarda la vita del partito.
Sul come arrivare a definire il candidato presidente della Regione nella nota non vi è traccia, sebbene il coordinamento ne abbia parlato. Da quel che si sa, Gemmato ha escluso che i nomi che circolano – il giornalista Enzo Magistà o i deputati forzisti Mauro D’Attis e Andrea Caroppo – siano stati proposti da FdI.
Viceversa, Fratelli d’Italia si attiene ad un atteggiamento molto prudente in questa fase perché aspetta di capire come si pronuncerà la Corte costituzionale sulla legge campana relativa al terzo mandato da governatore. Se la normativa fosse salvata dalla Corte, si aprirebbero spazi per un nuovo mandato a favore di Luca Zaia in Veneto (in Puglia anche per Emiliano, che però non è interessato).
Se Zaia, esponente della Lega, corresse ancora da governatore, gli spazi di manovra per FdI sulle altre Regioni sarebbe notevolissimo. E, per esempio, in Puglia potrebbe chiedere di esprimere un proprio candidato: sarebbe un politico senza dubbio. Se invece Zaia fosse escluso dalla corsa, l’ambitissima casella veneta diventerebbe appannaggio di FdI. E, a quel punto, i meloniani mollerebbero la presa sulla Puglia (e altrove) per lasciare spazi di manovra ad altri partiti. Possibile un candidato esterno ai partiti, come Magistà? Se sarà esterno, dicono in FdI, dovrà tuttavia essere messo «in conto» al partito che lo propone.
Il coordinamento di FdI ha discusso anche di legge elettorale regionale. Il gruppo consiliare sosterrà la proposta sulla doppia preferenza di genere e le liste composte in modo che nessun sesso superi il 60% delle candidature. E siccome il governo Meloni ha impugnato la norma sulle dimissioni dei sindaci che si candidano in Regione, è pronto a discutere di questo tema. A condizione che altri avanzino una proposta. Si potrebbe perfino tornare alla norma precedente: dimissioni trenta giorni prima ma la proposta deve partire dal centrosinistra.
«La fase di crescita del partito – dice Gemmato nella nota – è testimoniata soprattutto dal rinnovo di oltre 200 presidenti di circolo, su tutto il territorio pugliese. Il coordinamento ha contato, inoltre, circa 25.000 tesserati al voto, in quasi tutti i Comuni della regione, che evidenziano una fase congressuale composita e ricca di dialogo e confronto».
Va detto che sul tema delle elezioni a Taranto (si vota l’11 maggio) prende posizione anche Forza Italia. «È cruciale – dice il senatore Dario Damiani – il voto nel capoluogo ionico. Dopo aver conquistato Brindisi e Lecce, la vittoria a Taranto significherebbe avere un centrodestra che si afferma nei capoluoghi di tutta la Puglia meridionale».
corrieredelmezzogiorno