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SUICIDIO IN CELLA, DOPO LA DENUNCIA DELLA FAMIGLIA DEL VIESTANO VINCENZO PUPILLO IL SAPPE AUSPICA UN’INCHIESTA A 360 GRADI SUL CARCERE

Con così tanti detenuti e pochi poliziotti pe­nitenziari è difficile sorvegliare persone eventual­mente a rischio; peraltro non spetta agli agenti evi­denziare possibile situazioni di disagio, ma al per­sonale sanitario – medici e psicologi – che visitano il recluso al suo arrivo in carcere; ben venga quindi l’inchiesta della Procura sollecitata dai familiari del viestano suicidatosi in cella, per evidenziare even­tuali responsabilità.

Sono gli aspetti salienti della lettera inviata alla Gazzetta da Federico Pilagatti se­gretario del Sappe, all’indo­mani dell’annuncio dell’avv. Antonio Merlicco di unaa denuncia contro ignoti per ac­certare eventuali responsabi­lità nella morte di Vincenzo Pupillo, viestano di 45 anni impiccatosi nel bagno della cella il pomeriggio del 18 mar­zo, 48 ore dopo essere stato arrestato in paese per maltrattamenti alla compagna.

“Nell’esprimere le condo­glianze ai familiari della vit­tima, il Sappe ritiene legittima la denuncia del legale della famiglia per far chiarezza sull’accaduto. Quello che chiediamo e speriamo” rimarca Pilagatti “è che chi svolgerà le indagini per evidenziare eventuali responsabilità lo faccia a 360 gradi, senza colpevo­lizzare anticipatamente (come spesso avviene in que­ste occasioni) i poliziotti penitenziari che sono co­stretti a gestire contemporaneamente più sezioni de­tentive, soprattutto nei turni serali e notturni, per carenza di personale.

Da sempre il sindacato denun­cia la grave situazione del carcere di Foggia tra i più sovraffollati d’Italia – al momento 640 detenuti con un indice di sovraffollamento che supera il 200% – mentre l’organico dei poliziotti è molto sottodimensionato.

Quello attuale, secondo gli stessi paramenti del Di­partimento dell’amministrazione penitenziaria, è ap­pena sufficiente per gestire i detenuti previsti per la capienza, circa 360. Il Sappe con esposti alla magi­stratura ha evidenziato da tempo questa situazione, che può influire su eventi critici che sono accaduti: evasioni, suicidi di detenuti e agenti, aggressione al personale. Esposti che finora non hanno prodotto nulla”.

Quanto alla vigilanza di reclusi fragili “va ricordato che il livello di sorveglianza non dipende dagli agenti, ma viene richiesto a seguito di visita medica del detenuto al suo ingresso in carcere e del successivo colloquio con lo psicologo o psichiatra che evidenziano l’eventuale rischio di suici­dio. Considerato che la vit­tima di questa tragedia è stata sistemata in un camerone da 4 posti dove c’erano altri 7 detenuti, riteniamo che non ci siano state prescrizioni particolari da parte dei sani­tari; perché in tal caso si sa­rebbe richiesta ima sorve­glianza a vista, come avviene in più occasioni.

Sulla que­stione sanitaria, poi, il Sappe ha più volte denunciato la carente assistenza ai detenuti, soprattutto a quelli con problemi psichiatrici, a causa delle poche ore messe a disposizione degli specialisti che. come ci hanno detto loro stessi, non riuscirebbero a seguire in maniera adeguata tutti i detenuti affetti da tali pa­tologie” .

Il Sappe infine “ringrazia l’avv. Gianluca Ursitti, presidente dell’Ordine forense foggiano, perché con il loro intervento gli avvocati possono aiutare a far sì che le gravi criticità del carcere di Foggia possano essere risolte o ridimensionate. Abbiamo fiducia nella magistratura; l’augurio è che dall’in­dagine su questa tragedia emergano tutte le criticità denunciate per costringere l’amministrazione peni­tenziaria a rispettare dignità e diritti dei detenuti che troppo spesso vengono ignorati, e che possono con­tribuire all’accadimento di eventi tragici”.

gazzettacapitanata