Mai così tanti. In Puglia mancano circa 800 milioni di metri cubi d’acqua, 120 milioni soltanto nella Capitanata, una delle zone più assetate di tutta la regione L’allarme arriva da Coldiretti Pu glia. «La svolta radicale tanto attesa non è avvenuta in inverno – dicono – con il rischio di una crisi idrica senza precedenti, considerato che mancano all’appello già 110 milioni di metri cubi d’acqua rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Nello specifico, negli invasi della Capitanata si registrano 80 milioni di metri cubi d’acqua contro i quasi 190 milioni dell’anno scorso, con una crollo dei volumi del 57 per cento. Da inizio dicembre gli invasi del Tavoliere, già in grave sofferenza, hanno complessivamente raccolto circa 47 milioni di metri cubi d’acqua, quando l’anno scorso oltre 100 miliardi di litri d’acqua in più non furono sufficienti ad irrigare i campi nell’estate più calda della storia.
Se lo scenario non muterà drasticamente con l’arrivo di piogge tali da riempire in maniera più decisiva gli invasi, non ci sarà acqua per irrigare i campi nell’estate 2025 con ripercussioni gravi anche sul potabile. Altra dato sconfortante è che la a Puglia è la regione d’Italia in cui piove meno con 640 millimetri annui medi e impatti gravi sull’agricoltura causati dalla siccità. Il timore degli agricoltori è di vivere una nuova emergenza, peggiore di quella dello scorso anno con danni per oltre un miliardo di euro nelle campagne pugliesi.
Coldiretti con l’Anbi, l’associazione nazionale delle bonifiche, ha elaborato un progetto per la realizzazione di un sistema di bacini di accumulo con sistema di pompaggio che consentirebbe di garantire riserve idriche ma anche di limitare l’impatto sul terreno di piogge e acquazzoni.
«Anche se adesso dovessero arrivare dai dieci ai 30 milioni di metri cubi d’acqua, dovremmo conservarli per il potabile – sottolinea Giuseppe De Filippo, presidente Anbi Puglia e numero uno del Consorzio di bonifica della Capitanata – In questo momento abbiamo la metà della metà dell’acqua necessaria con una situazione che è sempre più paradossale: da venerdì 14 marzo la diga del Liscione del vicino Molise sta sversando acqua in mare, risorsa che potrebbe invece servire alla nostra agricoltura».
Da oltre 30 anni, infatti, tra le due regioni è in piedi un progetto, del valore di 180 milioni di euro, che ha l’obiettivo di collegare la diga di Occhito e quella del Liscione, ma è fermo a metà dell’opera.