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REGIONE PUGLIA, CORSA PER BLINDARE IL NUMERO LE POLTRONE: ECCO L’EMENDAMENTO PER SALVARE I 50 CONSIGLIERI. INTESA FRA (QUASI TUTTI) I PARTITI

Questa volta l’appuntamento per lasciare inalterato a 50 il numero dei consiglieri regionali della Puglia sembra a portata di mano. Se non altro perché sotto l’emendamento che lo prevede compare, tra le altre, la firma del ministro degli Affari regionali, Roberto Calderoli. Oltre quella del capogruppo forzista in Senato Maurizio Gasparri e dell’azzurro pugliese Dario Damiani. Tutto sotto la regia del coordinatore regionale di Forza Italia, Mauro D’Attis.

Inoltre – ed è il secondo motivo – il veicolo sotto il quale agganciare l’emendamento è il migliore possibile: il decreto legge Elezioni. Il testo è stato incardinato al Senato e fissa la data del voto delle prossime elezioni amministrative e dei referendum. Qualche mese fa si provò, senza successo, prima con la legge di Bilancio (emendamento D’Attis) e poi con il Milleproroghe: in entrambi i casi l’emedamento era stato giudicato inconferente con la materia all’esame del parlamento.

Il nuovo emendamento sarà presentato mercoledì 2 aprile. È composto di due commi, il primo ricalca quello originario di D’Attis. Il secondo scritto da Calderoli. Quello che riguarda la Puglia è il primo. Richiama la legge statale 148 del 2011 che collega il numero degli eletti a varie fasce di popolazione (è materia regionale, per farsi ubbidire la norma statale brandisce la minaccia di tagli ai trasferimenti in caso di inottemperanza). Con popolazione sopra i 4 milioni, il caso della Puglia, erano previsti 50 consiglieri: tali sono stati per le due ultime legislature.

Con la recente discesa dei residenti in Puglia (3,9 milioni) si prospetta la riduzione a 40 dei consiglieri: tanti quanti ne avrebbe una Regione con poco più di due milioni di abitanti. Il comma 1 dell’emendamento prevede che non si dia luogo alla variazione degli eletti nel caso in cui lo scostamento di popolazione (in aumento o diminuzione) sia inferiore al 5 per cento. Per la Puglia significa circa 200 mila residenti in più o in meno rispetto ai 4 milioni indicati come soglia. Così i consiglieri resterebbero 50.

Il secondo comma, voluto da Calderoli, fa aumentare gli assessori regionali. Stabilisce che il numero previsto nella stessa legge 148 del 2011 «può essere aumentato di due unità» nelle Regioni fino a un milione di abitanti e nella fascia da uno a due milioni. Nei fatti riguarda Regioni come Umbria e Basilicata (sotto al milione) e Liguria (sotto ai due). «Come avevamo promesso – commenta D’Attis – abbiamo aspettato che venisse inviato al Senato il decreto Elezioni. I senatori di FI ma pure di altre forze politiche (il leghista Calderoli, ndr) depositeranno un emendamento che potrà venire incontro alle esigenze della Puglia e altre Regioni. Un dispositivo che è stato concepito con un’intesa di massima che coinvolge pure alcune forze di opposizione».

D’Attis non lo dice ma il succo è questo: quasi tutto il centrosinistra è disponibile ad appoggiare l’emendamento, tranne il M5S.

Intanto riprende quota in questi giorni l’ipotesi che per le Regionali si torni al voto nella primavera 2026, secondo i desiderata della Lega, con un allungamento di 7-8 mesi della scadenza naturale. In questo modo il centrodestra, a corto di candidati presidenti, avrebbe più tempo per la scelta. E anche, nel caso, a far decantare il malumore della base sulla candidatura del direttore del Tg Norba Enzo Magistà. Un malumore sorto dopo l’intervista al Corriere, con la quale il giornalista si dichiarava «né di destra, né di sinistra» e anche in contatto con il centrosinistra di Antonio Decaro.