Il Comune di Vieste si è costituito parte civile nel processo “Cripto” a 7 viestani tra cui i pentiti Marco Raduano e Gianluigi Troiano, accusati a vario titolo di aver favorito la latitanza dell’ex boss Raduano; spaccio di circa 20 chili di droga spedita sul Gargano dalla Spagna; incendio dell’auto della madre di un collaboratore di Giustizia: reati aggravati sia dalla mafiosità per aver agevolato il clan Raduano sia dalla transnazionalità, in relazione allo smercio di hashish e marijuana. Ieri mattina è cominciato davanti al gup di Bari Nicola Boriante il processo con rito abbreviato che comporterà riduzioni di un terzo delle pene in caso di condanne.
Solo il Comune di Vieste si è costituito parte civile con l’avv. Michele Fusillo; le altre parti offese individuate dalla Dda erano ministeri Giustizia e Salute e la proprietaria dell’auto bruciata. In attesa di giudizio Marco Raduano, 42 anni, pentitosi a marzo 2024, ossia 40 giorni dopo essere stato catturato a Bastia in Corsica dopo una latitanza di un anno; Gianluigi Troiano (33), pentitosi lo scorso autunno dopo essere stato catturato a fine gennaio 2024 in Spagna vicino Granada, ponendo fine a 2 anni e 1 mese di latitanza; Michele Gala (38); Antonio Germinelli (34); Domenico Antonio Mastromatteo (32); Matteo Colangelo (29); e Marco Rinaldi, trentunenne, residente a Mestre.
Il blitz “Cripto” portò a 7 arresti il 4 dicembre scorso; la Dda chiese il processo immediato per 8 persone che doveva iniziare in Tribunale a Foggia il 10 aprile: Michele Murgo, 29enne viestano ha patteggiato 2 anni con pena sospesa (è difeso dall’avv. Paolo D’Ambrosio); gli altri 7 imputati hanno optato per il rito abbreviato che si celebra davanti al gup di Bari; Troiano e Raduano erano collegati in videoconferenza da località segrete.
Il giudice Bonante ha fissato il calendario delle udienze: 20 maggio requisitoria del pm della Dda Ettore Cardinali e dell’avv. Fusillo di parte civile; 3 e 17 giugno spazio alle arringhe dei difensori; gli avv. Rosa Pandalone (per Raduano); Giovanni Signorile (Troiano); Pasquale Crea (Rinaldi); Salvatore Vescera (Mastromatteo e Colangelo); Paolo D’Ambrosio e Aurelio Gironda (Gala); Carlo Alberto Mari e Giuseppe Gallo (Germinelli); sentenza il 15 luglio.
La Dda in base a intercettazioni e rivelazioni di pentiti accusa Gala, Germinelli e Mastromatteo (e Murgo) d’aver favorito la latitanza di Raduano che i 12 mesi da ricercato li trascorse in Spagna, Francia, Parma, con una puntata a Vieste per sparare a un rivale che rimase ferito.
I compaesani dell’ex boss viestano gli avrebbero fornito appoggi logistici, ospitalità, soldi, auto, telefonini criptati per tenersi in contatto, informazioni sullo stato delle ricerche delle forze dell’ordine. Raduano, Troiano, Rinaldi e Mastromatteo sono accusati a vario titolo di 2 episodi di spaccio. Il primo riguarda 8 chili e mezzo di hashish e 2 chili e 300 grammi di marijuana acquistati in Marocco, che i due ex latitanti nel settembre 2023 avrebbero spedito dalla Spagna, carico che sarebbe stato ritirato a Mestre da Rinaldi e destinato a Vieste a Mastromatteo, ma il pacco fu intercettato nel centro garganico dai carabinieri il 25 settembre con l’arresto di un giovane del posto.
La seconda spedizione sempre dalla Spagna è relativa a 9 chili e 8 etti di hashish inviati da Raduano e Troiano a gennaio 2024: una minima parte del carico fu sequestrata a Vieste con l’arresto di un garganico. Infine Raduano, Germinelli e Colangelo sono accusati dell’incendio della “Nissan Qashqai” della madre del pentito Orazio Lucio Coda, ex affiliato al clan Raduano, bruciata a Vieste il 31 ottobre 2023; secondo l’accusa Raduano dalla latitanza avrebbe dato l’incarico per vendicarsi della decisione di Coda di collaborare con la Giustizia.