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IL BOLLINO DELL’UNESCO PER LE «STELE DAUNIE» DEL MUSEO DI MANFREDONIA. IL COMUNE FA RIPARTIRE L’ITER PER IL RICONOSCIMENTO

Il percorso per portare le stele daunie alla candidatura del Patrimonio Unesco, venne avviato nel 2018 per iniziativa del Rotary club di Man­fredonia presieduto da Andrea Pacilli. Poi per una serie di circo­stanze fra cui l’imperversare del Covid, non se ne parlò più. Quel discorso mai messo da parte, è stato ripreso dalla nuova ammi­nistrazione co­munale La Marca che at­traverso l’assessora alla cultura Maria Teresa Valen­te, ha ripreso l’argomento e convocato un tavolo operati­vo per rilanciare l’Operazione ste­le daunie Unesco. Un tavolo al quale hanno partecipato le rap­presentanze della cultura, del trui­smo, dell’associazionismo nelle sue variegate espressioni: in so­stanza l’intera comunità manfredoniana.

«La proposta di candidatura delle Stele Daunie a Patrimonio UNESCO – ha rimarcato l’assessora Valente – rappresenta una sfi­da ambiziosa e al tempo stesso un dovere verso la nostra storia. Si tratta di un patrimonio unico nel Mediterraneo, che racconta in modo originale e straordinario l’identità culturale della Daunia e della nostra città. L’incontro di oggi segna un nuovo inizio: è il primo passo verso un percorso che vogliamo costruire in manie­ra corale, con l’apporto del mondo accademico, delle realtà culturali, associative, professionali e istitu­zionali del territorio».

Ospite straordinaria l’archeologa Maria Luisa Nava collabora­trice di Silvio Ferri, l’archeologo pisano scopritore prodigioso nel 1960 di quelle lastre rettangolari antropomorfe istoriate, appassio­nata studiosa e dinamica divulgatrice di quegli sprazzi di vita remota datati Vm secolo a.C., ha ricordato tracciando un excursus di quelle testimonianze uniche nel loro genere «che ci permettono – ha evidenziato – di indagare e com­prendere in modo approfondito e completo il mondo daunio e la sua cultura, attraverso informazioni inedite e che solo per questa ci­viltà ci sono state trasmesse in maniera autonoma e prive di qual­siasi filtro di intermediazione».

La professoressa Nava ha in­sistito, con opportune argomen­tazioni, sulla unicità delle stele daunie che si differenziano da qualsiasi altro tipo di manufatto del genere. «Diverso-ha spiegato- è il concetto che animano le stele delle Daunia: infatti questa popo­lazione è runico ethnos indigeno in grado di “raccontare per im­magini” e di informarci sulle pro­prie usanze e credenze escatolo­giche direttamente, senza inter­mediari, pur non essendo in pos­sesso di alcuna scrittura».

Manfredonia e lo Stato Italiano hanno dedicato alle stele un Mu­seo nazionale allocato nel Castello

angioino-aragonese nel quale ne sono custoditi circa 1.200 esem­plari. E nel 2011, in occasione del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia, un gruppo di stele daunie prese dal Museo nazionale archeo­logico di Manfredonia, sono state esposte nella sala delle Regina di Palazzo Montecitorio. Ora la nuo­va sfida. Il summit plenario, co­stituitosi in gruppo permanente presso l’assessorato alla cultura, ha proceduto all’unisono nel get­tare le basi per dare concretezza all’idea. I numerosi contributi di idee e proposte sono valsi a chia­rire i punti cardini della questione e a tracciare un “piano operativo coordinato” che ha come obiettivo quello di far approdare le stele daunie al Patrimonio Unesco.

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