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MANFREDONIA/ ALLARME RIFIUTI NELL’AREA EX ENICHEM ORA PER ENTRARE SERVE IL “NULLA OSTA DOPO VIA VAI INCONTROLLATO”

«Presso la portineria di accesso dello stabilimento ex Enichem è stato istituito un presidio h24 svolto da un istituto di vigilanza privato incaricato della sola registrazione delle generalità, degli accedenti (ovvero nome, cognome, società/ente di appartenenza) data e orario di ingresso e uscita, targa e modello del veicolo». È «il primo ed im­portante provvedimento» adottato da Eni Rewind, proprietaria dell’area ex Enichem di Macchia. Un provvedimento tardivo quando i buoi sono fuggiti (o sono entrati) verrebbe da dire considerato che quell’area è rimasta praticamente terra di nessuno (o di tutti) da dopo la dismissione delle attività Enichem agli inizi degli Anni novanta.

In tutti questi anni quell’area è rimasta prati­camente senza alcun controllo nonostante all’Enichem sia subentrata la Syndial e a questa la Eni Rewind. Neanche la localizzazione di alcune fab­briche del contratto d’area ha portato in qualche modo ordine, anzi il via vai incontrollato si è ac­centuato e allargato. Ad attirare l’attenzione generale su quell’area ap­parentemente abbandonata a sé stessa, il terribile incendio del 22 giugno scorso in un capannone della “Sif Trade” pieno zeppo, scopriranno pompieri e Arpa, di materiali tossici e nocivi in prevalenza plastiche, dai quali si è sprigionata una nube carica, tra l’altro, di polveri sottili, che ha creato grande apprensione e allarme nella popolazione di Man­fredonia. Azienda che aveva avuto tutte le autoriz­zazioni dalla Provincia di Foggia. Un evento che ha riportato indietro le lancette del terrore da inqui­namento e attivato una serie di interrogativi sui quali si aspettano le risposte dalla autorità com­petenti. A cominciare dalla domanda di fondo: che ci facevano quei rifiuti ammassati in quel capannone e chi e come li ha portati? Domande rimaste senza risposta che aprono altri interrogativi inquietanti.

Titolare di quel capannone realizzato su un ter­reno che non si è appurato se nell’ambito del perimetro Enichem o di pertinenza del comune di Monte Sant’Angelo, è la “Sif Trade” che tra i soci ha anche “Green Fluff” società del nord che si occupava di «riciclare rifiuti, in genere miscele di materiali com­bustibili e minerali che contengono sostanze nocive». Una società di cui si è occupata la Guardia di Finanza che avrebbe «segnalato irregolarità nella gestione e stoccaggio di rifiuti speciali e pericolosi derivanti dalla rottamazione». Ci furono anche arresti. Una informativa del 2012 segnala che dallo stabilimento della Green Fluff «continuano a uscire rifiuti pe­ricolosi che prendono strade illecite di smaltimento in siti non idonei». Nell’aprile del 2016 l’Arpa Lom­bardia era intervenuta presso la “Green Fluff’: (d’in­cendio ha coinvolto il materiale accumulato all’in­terno del capannone costituito da rifiuti provenienti dalla demolizione di autoveicoli sotto sequestro». L’attenzione è ora su un altro capannone appa­rentemente “abbandonato”, della “Rubber tech”, sito «nell’isola 10» la cui attività ha a che fare con gomma e plastica. Un’area quella ex Enichem dai tanti mi­steri e intrighi sui quali è ora di indagare seria­mente.

Michele Apollonio