Stiamo attenti all’uso di Internet, quello più facile e diffuso applicato ai telefonini di ultima generazione, specie se a viaggiare nella rete sono i nostri figli più piccoli e indifesi. “La rete ha potenzialità straordinarie, ma può rappresentare uno strumento pericolosissimo nelle mani dei più giovani che non hanno la possibilità di proteggersi dai suoi numerosi rischi: si susseguono frequentemente, in Italia e nel mondo, notizie di giovanissimi che si sono suicidati perché istigati da “giochi social”.
È il caso, per esempio, di “Jonathan Galindo”, personaggio non meglio identificato dall’immagine mostruosa che sottopone l’utente a prove estreme fino al suicidio. Un bambino di Bari, che si è tolto la vita qualche giorno fa, secondo le ipotesi della Procura potrebbe aver agito su spinta proprio di questo gioco.
Le indagini confermeranno o meno questa pista, ma i casi restano diversi. Oggi, apprendiamo anche di episodi di violenza in una scuola francese dovuti all’emulazione dei bambini di quanto accade in una serie Netflix vietata ai minori: giocavano a “1,2,3 stella”, ma chi veniva visto muoversi riceveva schiaffi (replicando il gioco violento della serie tv).
È chiaro che il fenomeno sia molto vasto e che ai genitori spetti un compito complicatissimo, ma è altrettanto evidente che le istituzioni debbano fare uno sforzo in più per difendere e proteggere i più giovani, che entrano in contatto con un mondo pieno di insidie, come internet, e spesso anche con contenuti non educativi trasmessi sul piccolo schermo senza che ci sia sempre un filtro. Nei prossimi giorni in sede parlamentare partirà un’iniziativa per dare una risposta al fenomeno a iniziare dall’interessamento della senatrice Licia Ronzulli, presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza.
Non potrà mai essere risolutiva, ma da qualche parte bisogna pur partire per dare un segnale di attenzione e di sostegno alle famiglie. Allora, questo Jonathan Galindo è un fenomeno vero, fantasioso e astratto, o tanto reale quanto pericoloso nelle mani di chi ‘videogioca’?
Ma vediamo di descriverlo un po’ meglio, con una maschera somigliante vagamente al buon Pippo, l’inseparabile compagno di mister Topolino. Dunque, secondo quanto sarebbe stato già accertato, Galindo si presenta sui ‘social’ dei ragazzini, da TikTok, Flacebook, fino a Instagram e Telegram, col solito e collaudato: “giochi con me?”. Come nei giochi più innocenti ci sono più livelli di difficoltà da superare, per indurre i ragazzini a entusiasmarsi e l’ultimo livello sarebbe essere quello di commettere un gesto estremo, come sembra per il bambino che si è suicidato a Bari. Ergo, massima attenzione e che i telefoni dei più piccoli siano sempre sotto stretto controllo di insegnanti, genitori, amici e parenti.