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“Cocaina, non c’è un racket dello spaccio”. Coinvolto un viestano

Maxi processo Reclaim, arringhe dei difensori di Maizzi. Al setaccio le intercettazioni

 

Udienza chiave, in tribunale a Fermo, del maxiprocesso nato dall’operazione Reclaim. Un blitz dai grandi numeri, per il quale nelle settimane scorse il pm Raffaele Iannella aveva chiesto la condanna di 13 dei 54 imputati rimasti alla sbarra. La prossima udienza si terrà prima di Natale, la sentenza è attesa all’inizio del nuovo anno. Centinaia di pagine di intercettazioni ambientali e telefoniche, un corposo dossier che ha dato vita al procedimento con il più alto numero di imputati nella storia del tribunale cittadino. All’attenzione, ieri, la posizione del presunto capo dell’organizzazione, Andrea Maizzi, per il quale il pm aveva chiesto una condanna a 30 anni. Anche nell’ultima udienza ci si è concentrati sulle intercettazioni, con le arringhe dei legali dello stesso Maizzi, gli avvocati Francesco De Minicis e Savino Piattoni. Hanno insistito sulla mancanza di una vera e propria associazione strutturata.

“Basta leggere – ha rimarcato l’avvocato Piattoni – le pagine relative alle intercettazioni. Il nostro assistito, Maizzi, è citato in 14 episodi, dei quali, per la verità, solo in tre appare come protagonista. Esemplare quella rilevata da una cimice piazzata in un’auto, con Maizzi che convince un altro imputato a non acquistare la cocaina da un componente della presunta banda. Questo sarebbe il gran capo? Di quale associazione stiamo parlando? La verità che emerge dalle intercettazioni è sicuramente un’altra”.

Dalle arringhe trapela solo un quadro di piccoli traffici. Di posizioni diverse fra i vari imputati. Da chi si “sbatteva” ogni sera sulle strade del Fermano a caccia di qualche “pezzo” di cocaina agli imprenditori o le persone più facoltose a cui bastava una telefonata per potersi rifornire. Giri anche piccoli. Acquisti a prezzi di saldo di modeste quantità di droga. Magari a 500 mila lire, da rivendere poi a un prezzo raddoppiato, per potersi poi spartire in due, o anche di più, la cifra rimanente. Fra i coinvolti anche l’imprenditore Fausto Morichetti, di Civitanova, sul quale pesa la richiesta di una condanna a 14 anni. Anche per lui, nel corso di una precedente udienza, il legale, l’avvocato Giovanni De Benedettis, aveva respinto la tesi dell’associazione tentacolare dedita allo spaccio, ramificata sul territorio a cavallo fra Fermano e Maceratese. L’inchiesta, condotta dai carabinieri, era partita dallo spaccio di droga negli ultimi anni del decennio scorso, e aveva ipotizzato la presenza di una vera e propria organizzazione per il controllo delle attività illegali lungo la costa. Le richieste di condanne vanno dall’associazione a delinquere per lo spaccio di cocaina ad alcuni singoli traffici di droga, da un paio di rapine (effettuate in zona nel 1987 e nel 2000) a un incendio doloso di un capannone e al porto abusivo d’armi. Oltre a Maizzi e Morichetti e Donati, anche lui citato nel corso delle arringhe di ieri, riguardano Luigi Villani, foggiano, Domenico Spadaro (di Gioia Tauro), Angelo Notarangelo (Vieste), Salvatore Ranieri (San Giovanni Rotondo), Nicola Prezioso (Cerignola), Massimiliano Lionetti (Cerignola), Patrizia Giacchi, Gerardo Imbrice (Cerignola), Felice Direse (Foggia) e Maria Antonietta Montini (P.S.Giorgio).