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Macchia/ Pregiudicato ucciso: indagini serrate dei carabinieri

I carabinieri hanno lavorato nella notte, ascoltando parenti, amici e conoscenti, per far luce su omicidio nel Gargano.Giuseppe Palumbo, un uomo di 62 anni, con precedenti penali, e’ stato ucciso ieri con due fucilate (una al volto l’altra al petto) nelle campagne di Monte Sant’Angelo, dove viveva. Secondo gli investigatori, l’uomo avrebbe partecipato in passato alla faida che si e’ avuta per parecchi anni nel Gargano tra le famiglie Libergolis-Primosa Alfieri. L’ombra della faida di Monte Sant’Angelo e di una vendetta attesa 16 anni dietro l’omicidio di un ex portantino dell’ospedale di Monte Sant’Angelo, Giuseppe Palumbo di 62 anni da pochi mesi andato in pensione, assassinato con due colpi di lupara al fianco ed in faccia nella tarda mattinata di ieri. L’omicidio numero 16 dall’inizio dell’anno in Capitanata, il secondo a Monte, è avvenuto nel fondo che la vittima aveva acquistato in località Macchia a 5 chilometri da Manfredonia ma in agro di Monte Sant’Angelo. Palumbo, originario di Cagnano Varano e residente a Monte Sant’Angelo, il 14 gennaio del ‘93 era stato arrestato dai carabinieri – con lui erano destinatari di provvedimenti di cattura altri cinque garganici, tra cui esponenti di primo piano delle famiglie Primosa/ Prencipe – per due tentativi d’omicidio ai danni di esponenti della famiglia Libergolis, avvenuti tra il luglio e l’agosto del ‘92 vicino Monte Sant’Angelo. Il processo di primo grado si era concluso a Foggia, il primo giugno del ‘94, con l’assoluzione del portantino e dei cinque coimputati dall’accusa di aver tentato di uccidere prima Pasquale Libergolis (ammazzato nel giugno ‘94, è il padre dei tre fratelli imputati nel maxi-processo alla mafia garganica e per i quali la Dda ha chiesto l’ergastolo) e poi del parente Antonio Miucci (a sua volta morto ammazzato nell’agosto ‘93). I carabinieri del reparto operativo di Foggia e i colleghi della compagnia di Manfredonia (sul posto sono intervenuti anche gli agenti del commissariato sipontino) che conducono le indagini ci vanno cauti sull’ipotesi faida, ma in questo momento è una delle piste battute dai carabinieri. L’ultimo omicidio della faida di Monte Sant’Angelo tra i Libergolis e i rivali Primosa/Alfieri risale a cinque anni fa, al 25 aprile del 2003 quando davanti al santuario di Monte Sant’Ang elo venne ucciso un parcheggiatore ritenuto vicino ai Primosa/Alfieri. In trent’anni di «storia» la faida ha contato 31 omicidi (10 vittime tra i Libergolis, 21 tra i rivali), una lupara bianca e 28 tentativi di omicidio. Il cadavere di Giuseppe Palumbo è stato rinvenuto intorno alle 15 dal genero, al quale la moglie della vittima – secondo una prima ricostruzione dei carabinieri – aveva chiesto di andarlo a cercare nel suo fondo, non essendo rincasato per pranzo. Il corpo senza vita del dipendente dell’ospedale di Monte Sant’Angelo era riverso nel suo fondo, situato alle spalle del centro commerciale. La morte risale alla tarda mattinata: chi l’ha ammazzato, l’ha prima colpito con una fucilata al fianco, poi l’ha finito con un colpo di lupara al volto. E’ presumibile che Palumbo fosse appena arrivato nel suo fondo – dove erano in corso alcuni lavori – visto che la porta del casolare è stata trovata aperta e la stufa accesa.
L’omicidio di Giuseppe Palumbo è il numero 16 dall’inizio dell’anno in Capitanata, il secondo nella frazione di Macchia, la località situata tra Manfredonia e Monte Sant’Angelo, Comune al quale appartiene. Il precedente omicidio avvenne il pomeriggio del 2 agosto scorso davanti ad un bar-ristorante situato proprio dove inizia la salita che porta a Monte Sant’Angelo. Sotto i colpi di lupara quel pomeriggio cadde un ex poliziotto, Antonio DiIasio, quarantenne di Monte Sant’Angelo. Proveniva dal centro garganico ed aveva appena posteggiato la sua motocicletta davanti al bar quando da un’auto – con a bordo tre o quattro killer – gli fecero un cenno. Nemmeno il tempo di avvicinarsi e Di Iasio fu raggiunto al petto da due colpi di fucile caricato a pallettoni. Il killer scese dalla macchina – una «Fiat Stilo» – e gli esplose il colpo di grazia al volto per poi dileguarsi con i complici a bordo dell’utilitaria, rinvenuta bruciata un mese più tardi nella Foresta Umbra. Al di là della vicinanza tra i luoghi dei due omicidi e dell’utilizzo di una lupara (arma tipica per gli agguati sul Gargano) non ci sono elementi per collegare l’omicidio di Giuseppe Palumbo ammazzato ieri alla morte dell’ex poliziotto avvenuta quattro mesi fa.
Il nome di Giuseppe Palumbo, l’ex dipendente ospedaliero di 62 anni ammazzato ieri mattina con due colpi di lupara, riporta la memoria al biennio ‘92/93, i 24 mesi più sanguinosi nella storia della faida di Monte Sant’Angelo visto che in quell’arco di tempo si registrarono 10 omicidi (equamente divisi tra le due famiglie in guerra) e una mezza dozzina di agguati falliti.
In particolare il nome di Palumbo – poi assolto da tutte le accuse – è collegato a due agguati falliti, avvenuti vicino Monte Sant’Ang elo nell’estate del ‘92 con mitra kalashnikov contro due esponenti della famiglia Libergolis. Palumbo fu arrestato il 14 gennaio del ‘93 dai carabinieri; fu quindi scarcerato e assolto – e con lui i cinque coimputati – il primo giugno del ‘94 dai giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Foggia: il pm chiedeva 14 anni a testa per i sei imputati per uno solo dei due agguati contestati.