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S’allarga l’inchiesta Romeo a Bari. Emiliano minaccia: lascio il Pd

Analisi di un sistema che potrebbe aver prodotto altre storture. Mentre gli inquirenti si interrogano sull’appalto da 5 milioni di euro aggiudicato dal comune di Bari alla ditta Romeo nella prospettiva che nasca una nuova inchiesta (la gara è stata affidata dagli uffici nonostante il parere negativo della giunta e dell’avvocatura), si viene a sapere che anche anche la magistratura contabile ha fatto i conti in tasca all’impresa al centro dello scandalo che ha portato in carcere due membri della giunta di Napoli. Il sistema Romeo a Bari era finito sotto la lente della magistratura ordinaria già tra il 2002 e il 2003, con l’inchiesta su due diverse gare, alla fine non più espletate, e relative alla fornitura di servizi di gestione in favore di uffici pubblici, entrambe relative a bandi di gara Consip, la società che si occupa della razionalizzazione degli acquisti per conto della pubblica amministrazione.

I pm Lorenzo Nicastro, Renato Nitti e Roberto Rossi appresero dei presunti maneggi dell’avvocato Alfredo Romeo mentre indagavano sulla Fiorita, un tempo colosso italiano nei servizi di pulizia ospedaliera. Le intercettazioni confluite nel fascicolo di indagine testimoniano le «relazioni pericolose» tra Romeo ed i fratelli Dario e Piero Maniglia, titolari della Fiorita. Se le gare al centro di questa inchiesta non vennero mai espletate, non così fu per l’appalto (importo 10 milioni di euro) che l’impresa di Romeo, alleata con altri, riuscì ad aggiudicarsi a Bari per la pulizia e la manutenzione degli edifici delle facoltà di Lingue, Giurisprudenza, Economia e dell’Ateneo.

È proprio su questo rapporto che la Corte dei Conti ha puntato la sua lente di ingrandimento. Sulla aggiudicazione della gara, il rispetto del capitolato di appalto e il corretto espletamento del servizio, tra il 2002 e il 2007 ha indagato il nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza che ha rimesso i risultati nelle mani del procuratore generale della corte dei conti, Francesco Lorusso. Dalle indagini, a quanto pare, emergerebbero alcune incongruenze relativamente ai tempi di intervento per le attività manutenzione e all’attribuzione di lavori ordinari a società terze, non riconducibili alla ditta titolare del servizio, con un maggiore esborso economico. Del caso preso in esame dalla corte dei conti è stato portato a conoscenza anche il già citato pool di magistrati che indaga sulle vicende della pubblica amm inistrazione.

Tornando alla inchiesta di Nicastro, Nitti e Rossi (il 12 gennaio il gup Rosa Calia Di Pinto deciderà sul rinvio a giudizio degli indagati), secondo lo schema accusatorio Romeo, i fratelli Maniglia e altri due imprenditori con la complicità di due funzionari della Consip, avrebbero cercato di alterare gli esiti delle due gare di appalto nella logica di una lottizzazione territoriale, così da spartirsi l’Italia tra cinque o sei delle più grosse realtà di settore. Una lottizzazione, secondo gli investigatori «mediata» da funzionari della Consip. Un esempio preso dalle intercettazione degli investigatori: Dario Maniglia, dopo un colloquio con un dirigente Consip, chiama Romeo e insieme parlano della loro cordata.
Romeo: «sulla valenza del nostro raggruppamento cosa ha detto?»
Maniglia: «Non ha battuto ciglio…mi è sembrato tendenzialmente positivo e mi ha detto “ma voi continuerete con il vostro sodalizio?” gli ho risposto “sì, non abbiamo motivo per non farlo, siamo soddisfatti… si va avanti” lui ha aggiunto “non è necessario che lo stesso raggruppamento partecipi ovunque”»
Romeo: «Forse voleva proporre qualche altro?…bene ad averla chiusa comunque».

GLI ACCORDI CON MANIGLIA. "PRONTI A PRENDERCI I LOTTI"
La strategia dell’accordo di cartello traspare, secondo l’accusa, dalle parole di Dario Maniglia, intercettato mentre ragguaglia Romeo sui suggerimenti ricevuti da un dirigente della Consip che li invita a partecipare al terzo lotto di una gara al fine di rompere l’egemonia di altri gruppi.
Maniglia : «Le confermo l’idea dei tre… mi ha detto “va bene due, attaccatevelo il terzo!”… ha aggiunto “…3 se li sono presi i francesi” e io “mica vero… 5 se li sono presi la lega».
Romeo : «Bravo!».
Maniglia :«poi ha detto “allora la cosa si fa su tre… voi c’ave t e due, attaccate!”».
Romeo :«..e quindi lui… inchioderà le cose… su tre… beh… e sulla geografia? …lui a me suggeriva una piazza!».
Maniglia :«no… non ha focalizzato l’uno piuttosto che un altro e mi ha rimandato a D.D. e mi ha detto “parli con lui per tutto, si prenda cioè…i dati, le cose che le servono”».

AN ALL’ATTACCO: "CI DICANO CHI E’ IL TERMINALE PUGLIESE"
La polemica politica sull’inchiesta napoletana continua a tenere banco in Puglia. Tanto che ieri il capogruppo regionale di An, Roberto Ruocco, è tornato all’attacco sulle presunte relazioni pericolose del gruppo Romeo con la politica pugliese. «Chi è – chiede Romeo – il referente di cui parlavano lo stesso imprenditore e l’on. Lusetti, ad entrambi evidentemente ben noto e sul quale si preferisce glissare, che a Bari stava “lavorando” per loro all’interno delle attuali Amministrazioni pugliesi?». «Approssimazione», la giudica il consigliere Piero Manni. Per l’esponente di Rifondazione, infatti, «la regione Puglia ha scelto la procedura Consip, che garantisce servizi e costi uguali su tutto il territorio nazionale e pone al riparo la Regione stessa da qualunque errore o pressione». Ma su questo a stuzzicare Vendola è Mimmo Magistro: la scelta di Consip, secondo il segretario nazionale del Psdi, «tende a cancellare l’imprenditoria pugliese, o quantomeno ad impoverirla».

LUCA NATILE