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IL SINDACO NOBILETTI:”La mafia si può sconfiggere, Vieste lo ha dimostrato”

La sua formazione è impregnata di cultura antiracket. Prima di essere sindaco è stato, ed è, protagonista della stagione di riscatto della sua città: Vieste. Conosciuta quale località balneare, ma costretta a fare i conti con un tessuto criminale molto attivo e pericoloso per l’economia sana della città. Tanto che il Prefetto ha individuato in Vieste il luogo dove destinare un nuovo commissariato di polizia «Il nostro territorio è una sorta di hub per i traffici di stupefacenti e su questo fronte dobbiamo ancora fare importanti passi, mentre sul contrasto alle estorsioni ci siamo attrezzati da tempo e stiamo raccogliendo importanti risultati», sostiene Giuseppe Nobiletti, sindaco di Vieste.

Sono più di dieci anni che siete in prima linea contro il racket estor-sivo. Si può fare un bilancio?

«Il nostro è un percorso di grande coinvolgimento sia sul piano amministrativo che sociale ed economico. La nostra forza è che condividiamo uno stesso obiettivo e se la criminalità trova un fronte compatto ha molte più difficoltà d’inserirsi nel tessuto produttivo cittadino».

La criminalità ha paura?

«La criminalità non ha paura, ma se non trova terreno fertile non riesce a mettere vere radici. Vieste, per tante ragione, è una città appetibile per gli affari criminali, ma qui lo Stato sta vincendo, soprattutto perché lo Stato non è solo a condurre la battaglia Ci sono imprenditori che hanno detto basta alle estorsioni e c’è un’amministrazione comunale che non ha cercato consensi facili, ma ha selezionato percorsi e classe dirigente. Siamo diventati riferimento per chi si sente minacciato».

Quindi il commissariato a Vieste non serve?

«E chi ha detto questo? Noi stiamo vincendo una battaglia non la guerra. Per farlo servono uomini, mezzi e soprattutto il coinvolgimento del territorio. Vieste non può essere sola. Qui abbiamo raggiunto risultati importanti, ma come ci hanno insegnato le indagini della procura e le operazioni delle forze dell’ordine qui la mafia aveva grande potere. Ecco se posso dire una cosa a riguardo…»

…Certo.

«Più che continuare a fare proclami sulla Dda a Foggia cerchiamo di aumentare il potere dell’intelligence investigativa. Servono uomini capaci, preparati e indirizzati a conoscere il territorio non solo da un punto di vista geografico. Non è la bandierina della Dda messa a Foggia che ci consentirà di vincere la guerra».

 L’amministrazione comunale di Vieste ha vinto contro la criminalità, ma la gestione della cosa pubblica si presta ad essere corrotta dagli interessi criminali?

«Nella nostra città, numericamente non grandissima, conosciamo dov’è il bianco e dov’è il nero, ma penso ai sindaci delle grandi città, dove spesso al bianco e al nero si aggiunge il grigio che spesso sfugge ad ogni classificazione. In questo contesto la criminalità ti studia, ti scruta e se hai debolezze s’infila nelle crepe della gestione amministrativa di una città, ma c’è anche un altro aspetto…»

…quale sarebbe?

«I sindaci sono lasciati soli. Noi siamo senza protezione e senza possibilità di difenderci, anche semplicemente da eventuali aggressioni. Succede molto spesso che a difesa di un primo cittadino che combatte il malaffare si arrivi sempre a fatto compiuto. Cioè dopo un’aggressione o una palese minaccia. E penso ai sindaci di piccole realtà locali che non hanno strumenti per l’ordinaria amministrazione e che spesso usano i propri mezzi per le attività amministrative, come possono sentirsi se danno fuoco alla loro auto o distruggono le loro proprietà?».

Forse la prima vera vicinanza dello Stato dovrebbe andare in questa direzione: non aspettare ma sostenere e coadiuvare.

Maurizio Tardio

edicoladelsud