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PARCO DEL GARGANO, COSÌ RESTA OSTAGGIO DI LITI, DENUNCE E CARTE BOLLATE

Diciotto Comuni chiedevano alla gestione Pazienza un cambio di passo. Ma la rissosità ha preso il sopravvento sui progetti di promozione dell’area.

C’era da aspettarselo. Che il parco più antropizzato d’Europa diventasse anche il più litigioso. Così, a 30 anni dall’istituzione, il Parco nazionale del Gargano rappresenta meglio di qualsiasi cosa il perverso postulato dei suoi indigeni: con noi o contro tutti.Su decreto dei ministeri allora competenti, il 6 Dicembre 1991 nacquero cinque gemelli. Il gran Sasso e monti della Laga; Cilento, vallo di Diano e Alburni; Maiella; Val Grande; e Gargano, che appena partorito divenne subito quello con la maggior presenza di umani in tutt’Europa.

Aggrappato a 18 comuni (Tremiti, Mattinata, Peschici, Rodi, Manfredonia, Vieste, Ischitella, Foce, Vico (San Menaio), Lesina (Marina), San Nicandro (Torre Mileto), Cagnano (Capojale), Apricena, Carpino, Monte Sant’Angelo, Rignano, San Giovanni, San Marco in Lamis e Serracapriola), il Parco del Gargano vive la bipolarità di una riserva naturale di rara spietatezza dentro uno scrigno di bellezze senza confronti: da una parte le “grave”, cimiteri della mafia inserrati tra le gole delle montagne e scoperti solo casualmente (quella garganica è l’unica organizzazione criminale italiana che non ha ancora espresso collaboratori di giustizia); dall’altra le faggete patrimonio dell’umanità, alberi dal fascino fiabesco su cui è calato il velo protettivo dell’Unesco. Anche a causa di queste contraddizioni, il Parco non riesce a sottrarsi a una litigiosità che ne spezza il fiato, che ne macchia lo splendore e ne umilia l’intesa col territorio.

Nemmeno un tecnico come Pasquale Pazienza (associato di Politica economica all’Università di Foggia) è riuscito a sedare questo istinto, contribuendo forse all’esatto contrario. I bene informati raccontano che sia stato Massimo Casanova, l’europarlamentare proprietario del Papeete, a rivendicare la presidenza della più grande istituzione ambientalista pugliese: dopo un dibattito che ha agitato il governo gialloverde, al culmine di un tira e molla con l’allora ministro per l’ambiente Sergio Costa (Cinque Stelle), il ventre della montagna partorì Pasquale Pazienza (Lega). Un significativo paradosso, per una terra a cui Matteo Salvini disse «nel Foggiano mi risulta che ci siano campagne, un promontorio e addirittura un parco; allora i terroni restino a zappare lì, anziché venire in Lombardia… » (1998, insediamento della Confederazione leghista, piazza Duomo a Milano). Ma si sa, le parole dei politici si dimenticano in fretta. Basti pensare a quelle pronunciate durante la “domenica nera” di Foggia (23 agosto 2020), quando inchinandosi proprio a Salvini l’ex sindaco Franco Landella sentenziò «da oggi su questo campanile sventola la bandiera della Lega».

Il punto non è l’appartenenza politica, ma la competenza che cittadini, ambientalisti e diversi sindaci dei Comuni del Parco, naturalmente aspettano. Sotto la presidenza Pazienza, il Parco del Gargano sembra aver smarrito anche la pace residua. Bene intesi, non che prima di lui regnasse la concordia. Ma in particolare la sua gestione si sta distinguendo per il ricorso a carte bollate, sentenze e appelli, senza contare la perdita dell’armonia progettuale che invece avrebbe dovuto essere la stella polare della più grande amministrazione verde della regione.

Pensare che Pazienza porta lo stesso cognome di uno dei più grandi artisti italiani, quell’Andrea che proprio sul Gargano – a San Menaio, nel cuore del Parco – aveva stabilito la propria dimora, il proprio buen retiro. Così come nessuno – ma proprio nessuno – degli avventori del Parco sa che nell’incanto della foresta Umbra si sono letteralmente “persi” Guido Piovene, Giuseppe Ungaretti, Mario Soldati, Pier Paolo Pasolini, Pupi Avati, Massimo Troisi, Pino Daniele, Alain Delon e Arthur Miller solo per citarne alcuni, e che di questa memoria oggi non c’è testimonianza. In compenso c’è traccia di una rissosità senza precedenti che, un’amministrazione chiamata a imporre “il bello”, sta registrando al suo interno. Invece il Parco del Gargano contiene una magia che chiede di essere raccontata, ma non dagli studi legali. C’era da aspettarselo. Che il parco più antropizzato d’Europa diventasse anche il più litigioso.

corrieredelmezzogiorno