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ELEZIONI COMUNALI/ ROCCO RUO: “CHI AMA CARPINO NON PUÒ RIMANERE SPETTATORE DELLA SCIATTERIA. E’ IL MOMENTO CHE CARPINO SI RIMETTA IN PIEDI. FACCIAMOLO INSIEME. SENZA PADRONI”. QUESTA SERA LA PRESENTAZIONE ALL’AGRITURISMO BIO RUSSI.

Giovedì 21 aprile alle ore 19,00 vi aspetto all’Agriturismo Bio Russi.

Chi mi conosce sa che l’impegno politico a favore della mia e della nostra comunità è sempre stato per me una priorità. Per tanti anni, in maggioranza, dai banchi del Consiglio Comunale, dai banchi della ex Comunità Montana del Gargano, dai banchi del Parco Nazionale del Gargano e dai banchi del Consiglio Provinciale, come nella veste di assessore allo Sport nella Giunta di Palazzo Dogana guidata dall’On. Antonio Pepe, fino – ovviamente – alla mia ultima partecipazione attiva, in minoranza, nel Consiglio Comunale. Negli anni che abbiamo alle spalle, come sapete, ho compiuto la scelta di lasciare il mio seggio in Consiglio comunale.

Non per spirito di abbandono, non per tradimento nei confronti di tanti Carpinesi che avevano risposto in me la loro fiducia, ma per impegni di natura professionale e per un compito – quello di opposizione alla compagine politica che ha a lungo amministrato e che oggi si propone di continuare a farlo – fattosi sempre più pesante e gravoso. E’ stata una scelta compiuta con dolore, sulla quale ho riflettuto a lungo e profondamente. Riavvolgendo il nastro del passato remoto e recente, però, ho avvertito il dovere di non poter restare più “in tribuna”, per usare una metafora calcistica. Chi ama Carpino non può rimanere spettatore della sciatteria, della protervia, dell’arroganza, dell’incapacità e dell’opacità politica e amministrativa di chi ha gestito e gestisce il potere. Perché il sindaco uscente e la sua maggioranza non amministrano. Loro gestiscono potere. E, com’è evidente, si tratta di due compiti molto diversi.

Non era più possibile assistere allo sperpero di denaro pubblico, alla realizzazione di interventi pessimi che hanno imbruttito invece di esaltare le nostre bellezze, di un’attitudine a vivere l’esercizio del governo della cosa pubblica come una faccenda per pochi seguaci, militanti e simpatizzanti.

La storia di Carpino, le sue ricchezze, il suo tesoro paesaggistico, la sua funzione ed il suo ruolo in Capitanata e nell’area del Gargano imponevano di dire basta a tutto questo. E di dirlo mettendoci la faccia. Di nuovo, con la stessa passione, la stessa forza, la stessa onestà e la stessa pulizia morale che hanno sempre animato e guidato ogni mio incarico. E’ tempo di rialzare la testa. E’ tempo di non aver paura di muovere una critica, di esprimere il proprio dissenso, di rifiutare il modo di governare che è sotto gli occhi di tutti.

Il sindaco Rocco Di Brina, d’altro canto, sta dimostrando in prima persona quanto siano vere le cose che sto dicendo. La lista dei suoi sostenitori si assottiglia. Anche associazioni storicamente legate alla sua parte politica – penso al Carpino Folk Festival, ad esempio, una realtà con la quale non sempre ho avuto buoni rapporti ma che comunque ha rappresentato un fiore all’occhiello di Carpino e che il primo cittadino uscente ha letteralmente raso al suolo, buttandola via come una scarpa vecchia – hanno cambiato strada. Polemicamente e rumorosamente.

Ecco, tutto questo conferma che è urgente respirare aria nuova, che è necessario rovesciare logiche e prassi che hanno spadroneggiato sinora, che bisogna per davvero far ricorso alle energie più giovani e migliori della nostra comunità per cambiare rotta. Ora, prima che sia troppo tardi. Adesso, prima che i danni già provocati dall’Amministrazione Di Brina diventino purtroppo irreversibili. E’ per questo che ho deciso di tornare in campo. E’ per questo che ho avvertito il dovere di mettere nuovamente la mia esperienza ed il mio amore per Carpino al servizio del nostro presente e del nostro futuro.

Accanto a me ci sono soprattutto i più giovani, il cuore pulsante della comunità. Ragazze e ragazzi che non intendono rassegnarsi, che non ci stanno ad accettare il baratro in cui Di Brina e i suoi compagni hanno infilato Carpino. Uomini e donne liberi, desiderosi di porre fine a una gestione del Comune che fa letteralmente acqua da tutte le parti.

Noi siamo in campo per questo. Per mandare a casa chi ha considerato i cittadini sudditi. Per smetterla con l’interesse politico che prevale sull’interesse collettivo. Per dimostrare che Carpino ha bisogno di sviluppo e non della sola e cinica gestione del potere esercitata sotto l’ombrello degli amministratori regionali. Noi siamo in campo per ridare a Carpino una chance, per sottrarla al destino di “colonia elettorale” di qualcuno, per rimettere in moto quella buona politica che può valorizzare le nostre eccellenze: dalla cultura, attraverso il rilancio del Carpino Folk Festival, alla valorizzazione delle risorse ambientali, dal turismo all’agricoltura e all’olivicoltura, alla tutela del patrimonio architettonico e artistico. Io, ci sono. Come ci sono sempre stato. Torno in prima linea perché non possiamo perdere altro tempo e subire altre mortificazioni.

E’ il momento che Carpino si rimetta in piedi. Facciamolo insieme.

Senza padroni.