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ETTORE CICCOTTI, PROFESSORE SOCIALISTA LUCANO E MERIDIONALISTA

Ettore Ciccotti nasceva a Potenza il 24 marzo 1863, anche lui, come l’economista salentino Antonio De Viti De Marco, da una famiglia di possidenti terrieri. Il padre Pasquale, liberale e patriota unitarista, componente essenziale di quel nucleo conservatore di benestanti, professionisti, latifondisti, allergici a qualsiasi riforma agraria e sociale, che accolse Garibaldi nel 1860, era eletto sindaco di Potenza nel 1861, appena costituito il nuovo Regno d’Italia.

Anche il notabilato lucano borbonico si sarebbe presto raccolto intorno al programma moderato liberale, ansioso di conservare i propri privilegi. Infatti Alfio Signorelli, nei suoi studi, descrive chiaramente l’ambiente sociale nel quale si era sviluppata la personalità del giovane lucano e le ragioni della supremazia delle aristocratiche famiglie potentine, «dovuta soprattutto ad una sapiente opera di mediazione tra gli interessi della grossa borghesia terriera e quelli della media e piccola borghesia cittadina di professionisti e piccoli proprietari, grazie alla quale erano riusciti a porsi a capo non solo del partito moderato, ma di tutte le forze liberali antiborboniche della regione»[i].

Ciccotticresce in un ambitoculturale che ha nella retorica risorgimentale il suo punto focale, legato strettamente e inscindibilmente al mito degli “eroi” che realizzarono il processo di annessione del Regno delle Due Sicilie. Difficile, peraltro, per i giovani di buona famiglia nati in quell’epoca, sfuggire alla cultura dominante che le classi dirigenti liberali sabaude avevano interesse a propagandare attraverso i circuiti scolastici e mediatici, al fine di occultare le gravi responsabilità di cui si erano macchiati nei confronti delle classi subalternedel Mezzogiorno.

Un filone, quello agiografico, inaugurato dal marchigiano Luigi Mercantini[ii]con “La spigolatrice di Sapri”[iii] (1858), rievocazione patriottica della fallita spedizione di Carlo Pisacane, e“L’inno di Garibaldi”[iv] (1861), commissionato dallo stesso “eroe dei due mondi”; una tradizione letteraria che prosegue con “Da Quarto al Volturno: noterelle di uno dei Mille[v] del garibaldino Giuseppe Cesare Abba[vi], fino a giungere al suo culmine con “Cuore”[vii] di Edmondo De Amicis[viii],pubblicato nel 1886. Una letteratura minore apprezzata per gli aspetti educativi e pedagogici, divulgata e propagandata dalla classe liberale al potere, al fine di costruire il mito fondativo di una nazione nata male e di imprimere nelle nuove generazioni lavisione falsa di un Risorgimento romanticovoluto da un ampio movimento popolare.

È questo l’ambiente in cui cresce Ettore Ciccotti, interamente immerso da giovane studente nella lettura di testi agiografici, del tutto rapito da sentimenti patriottici, mentre il Mezzogiorno subisce già le conseguenze devastanti di politiche fiscali, finanziarie, doganali.

Dal contrasto evidente tra l’educazione ricevuta e la realtà sociale ed economica che lo circonda, nasce probabilmente la seguentevalutazione della personalità di Ciccotti: «La figura così poliedrica così multiforme e così complessa di Ettore Ciccotti, storico, giurista, pubblicista, docente, parlamentare non può essere agevolmente riassunta e fermata in queste rapide e brevi note», che Sergio De Pilato aveva espresso in un testo sugli uomini illustri della Basilicata[ix].

Ettore Ciccotti si laurea in Giurisprudenza aNapoli nel 1884. Torna a Potenza per svolgere a malincuorela professione forense. È questo il periodo storico in cui Ciccotti comincia a prendere in esame compiutamente la realtà politico-sociale che lo circonda e a prendere le distanze dalla visione patriottica deamicisiana che aveva caratterizzato la sua adolescenza. Sono gli anni in cui il salentino Antonio De Viti De Marcointraprende decisamente la via della lotta alle politiche protezioniste doganali del governo Crispi, che favoriscono lo sviluppo industriale del Nord e il latifondismo granario del Sud, ma penalizzano gravemente interi settori produttivi del Mezzogiorno.

È il momento storico in cui Ciccotti, non ancora socialista, in linea con le tesi di Giustino Fortunato, suo amico fraterno, sostiene che «oltre la naturale povertà del suolo, la scarsezza di risorse e le lacerazioni sociali del primo decennio postunitario, il governo non si era preso cura di intervenire in sostegno del Mezzogiorno»[x].

Ciccotti si trasferisce a Milano nel 1891, quando diventa docente di Storia antica presso la Regia Accademia scientifico-letteraria. Nel 1892 aderisce al Partito dei lavoratori italiani che nel 1895 cambia denominazione in Partito socialista. Come socialista subisce il clima di persecuzione anche nell’ambito accademico, tanto che nel 1897 è costretto a trasferirsi Pavia, che lascia nel 1898 a seguito del suo coinvolgimento nei tragici moti di Milano del mese di maggio[xi]. Si rifugia in Svizzera, ma «accusato di organizzare un circolo socialista, il 20 luglio», espulso da Ginevra, ripara a Losanna dall’amico Vilfredo Pareto, che nelle sue “Sei lettere sull’Italia”[xii] condanna le politiche protezionistiche di Francesco Crispie il carattere autoritario e militarista del governo che presiede. A Losanna Ciccotti scrive “Attraverso la Svizzera”[xiii], che dedica all’amico meridionalista socialista Napoleone Colajanni[xiv].

La vicenda umana di Ettore Ciccotti, che lo porta a essere ostacolato e perseguitato, rientra nel quadro politico illiberale che, nell’ultimo decennio dell’Ottocento, aveva tentato di ridurre con la forza militare i numerosi conflitti sociali, alimentati sin dagli anni 1887-1891 con Crispi al governo, che poco concedeva alle masse popolari in termini di giustizia e legislazione sociale. Un Crispi che, dopo il breve periodo in cui si alternano al governo Antonio Starabba, marchese di Rudinì (1891-92) e, per la prima volta, Antonio Giolitti(1892-1893), affronta la protesta popolare dei fasci siciliani e in Lunigiana con una violenta e sanguinosa repressione militare.Un governo che, nel 1894, provvede a sciogliere le formazioni anarchiche e il Partito dei lavoratori italiani; provvedimenti seguiti, tornato a capo del governo il marchese di Rudinì, la repressionesanguinariadei moti del carovita a Milano. Il clima cambia quando il tentativo di rendere permanenti le cosiddette leggi liberticide, prima da parte didi Rudinì poi del suo successore Luigi Pelloux, a fine 1898, si infrange davanti all’opposizione risoluta dell’Estrema Sinistra in Parlamento e alla vittoria dell’opposizione nelle amministrative di Milano del 1899, dove viene eletto il radicale Mussi, mentre l’anno dopo il Partito socialista raddoppia il numero di deputati al Parlamento[xv].

De Viti De Marco, in un noto apprezzato articolo del 1898[xvi], non perdeva l’occasione di mettere in rilievo le vere cause delle sacrosante rivolte popolari, accusando lo Stato di disinteresse verso le classi subalterni.

Rientrato in Italia dalla Svizzera grazie al mutato clima politico causato dal passo avanti alle elezioni del 1900 dell’Estrema Sinistra, Ciccotti veniva eletto ad aprile in Parlamento, preferendo poi rappresentare Napoli nella sua prima rielezione. Nel 1901 ritornava in cattedra a Messina, avendo superato il concorso ordinario per l’insegnamento di Storia antica. In Parlamento si occupava della questione meridionale e delle particolari condizioni di arretratezza del Mezzogiorno, fino a risultare tra i promotori della legge speciale del 1904 per la Basilicata[xvii].

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[1]A. SIGNORELLI, per una bibliografia di Ettore Ciccotti. 1 – La formazione culturale in «Siculorum Gymnasium», vol. XXIII, Catania, Università di Catania, facoltà di Lettere e Filosofia, 1974, p. 186.

[1]Luigi Mercantini (Ripatransone, 1821 – Palermo, 1872), poeta ed esule marchigiano, direttore del settimanale La donna.Eletto deputato nella prima legislatura del Parlamento italiano preferisce rinunciare per dedicarsi all’insegnamento. Si trasferisce a Palermo nel 1865 per insegnare Letteratura italiana all’Università. Muore nel 1872.

[1]La spigolatrice di Sapri che inizia con i versi, diventati famosi, «Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti», pubblicata nel 1858, resta sicuramente uno dei maggiori esempi di poesia patriottica risorgimentale. I suoi versi sono stati riportati in canzoni quali Ciao amore ciao di Luigi Tenco e Frammenti di Franco Battiato; hanno inoltre ispirato il regista Gian Paolo Callegari nel film Eran trecento del 1952.

[1]L’ Inno di Garibaldi fu richiesto dallo stesso eroe in un incontro tenutosi a Genova nel 1858. Contiene i famosi versi: «Si scopron le tombe, si levano i morti, i Martiri nostri son tutti risorti».

[1]Da Quarto al Volturno: noterelle di uno dei Mille, Bologna, Zanichelli, 1891. É considerato il miglior testo di memorialistica garibaldina. In questo testo l’avventura dei Mille appare immersa in un alone leggendario dalle tinte celebrative e idealizzate.

[1]Giuseppe Cesare Abba (Cairo Montenotte, 1838 – Brescia, 1910), scrittore e patriota, ha partecipato alla spedizione dei Mille e ha combattuto a Bezzecca meritandosi una medaglia. Attraverso diverse rielaborazioni ha pubblicato in via definitiva, nel 1891, Da Quarto al Volturno: noterelle d’uno dei Mille, che ebbe una larga diffusione e un notevole successo. Fu sindaco di Cairo Montenotte dal 1867, docente di Italiano al Liceo ginnasio di Faenza. Fu nominato senatore nel 1910, anno della sua scomparsa.

[1]Cuore, Milano, Treves, 1886. L’autore, attraverso i racconti di Enrico, un bambino di 10 anni che frequenta la 3ª elementare in una scuola di Torino, descrive l’Italia e il mondo della scuola dei primi anni successivi all’Unità d’Italia. Il libro è pubblicato nel 1886.

[1]De Amicis Edmondo (Oneglia, 1846 – Bordighera, 1908) nasce in una famiglia altolocata ligure che si trasferisce a Torino. Frequenta l’Accademia militare di Modena e da ufficiale partecipa alla Battaglia di Custoza del 1866. A Firenze assume la direzione de L’Italia militare, organo del Ministero della Guerra. Dal 1871 lascia la carriera militare per dedicarsi esclusivamente al giornalismo e alla sua vocazione di scrittore. Collabora con La Nazione e frequenta il salotto letterario e politico della destra liberale fiorentina. Amico di Filippo Turati, si avvicina alle idee socialiste superando totalmente la ristretta ed elitaria visione patriottica e nazionalista.

[1]S. DE PILATO, Fondi, cose e figure di Basilicata, Roma, Maglione, 1923, p. 23; da citazione in Giuseppe Campanelli, Ettore Ciccotti. Dalla tradizione liberale ad apostolo del meridionalismo, Potenza, Consiglio regionale della Basilicata, 2013, p. 39.

[1]G. CAMPANELLI, Ettore Ciccotti. Dalla tradizione liberale ad apostolo del meridionalismo, Potenza, Consiglio regionale della Basilicata, 2013, p. 48.

[1]E. CICCOTTI, A proposito dell’insegnamento universitario del Prof. Ciccotti – alcuni dati di fatto, Potenza, Tipografia Ed., 1917, p. 6.

[1]V. PARETO, L’ignoranza e il malgoverno, Lettere a “Liberty”, a cura di Alberto Mingardi, Macerata, Liberilibri, 2018. 

[1]E. CICCOTTI, Attraverso la Svizzera, Milano, Sandron, 1899.

[1]Cfr. G. CAMPANELLI, Ettore Ciccotti. Dalla tradizione liberale ad apostolo del meridionalismo, cit., pp. 52-53.

[1] Si veda G. C. JOCTEAU, La lotta politica e i conflitti sociali nell’Italia liberale, in La storia. L’età dell’imperialismo e la I guerra mondiale, vol. 12, Milano, Mondadori, 2007, pp. 304-321.

[1]A. DE VITI DE MARCO, Le recenti sommosse in Italia. Cause e riforme, «Giornale degli economisti», a. IX, giugno 1998, pp. 517-546.

[1]G. CAMPANELLI, Ettore Ciccotti. Dalla tradizione liberale ad apostolo del meridionalismo, cit., p. 56.

michele eugenio di carlo


[i]A. SIGNORELLI, per una bibliografia di Ettore Ciccotti. 1 – La formazione culturale in «Siculorum Gymnasium», vol. XXIII, Catania, Università di Catania, facoltà di Lettere e Filosofia, 1974, p. 186.

[ii]Luigi Mercantini (Ripatransone, 1821 – Palermo, 1872), poeta ed esule marchigiano, direttore del settimanale La donna.Eletto deputato nella prima legislatura del Parlamento italiano preferisce rinunciare per dedicarsi all’insegnamento. Si trasferisce a Palermo nel 1865 per insegnare Letteratura italiana all’Università. Muore nel 1872.

[iii]La spigolatrice di Sapri che inizia con i versi, diventati famosi, «Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti», pubblicata nel 1858, resta sicuramente uno dei maggiori esempi di poesia patriottica risorgimentale. I suoi versi sono stati riportati in canzoni quali Ciao amore ciao di Luigi Tenco e Frammenti di Franco Battiato; hanno inoltre ispirato il regista Gian Paolo Callegari nel film Eran trecento del 1952.

[iv]L’ Inno di Garibaldi fu richiesto dallo stesso eroe in un incontro tenutosi a Genova nel 1858. Contiene i famosi versi: «Si scopron le tombe, si levano i morti, i Martiri nostri son tutti risorti».

[v]Da Quarto al Volturno: noterelle di uno dei Mille, Bologna, Zanichelli, 1891. É considerato il miglior testo di memorialistica garibaldina. In questo testo l’avventura dei Mille appare immersa in un alone leggendario dalle tinte celebrative e idealizzate.

[vi]Giuseppe Cesare Abba (Cairo Montenotte, 1838 – Brescia, 1910), scrittore e patriota, ha partecipato alla spedizione dei Mille e ha combattuto a Bezzecca meritandosi una medaglia. Attraverso diverse rielaborazioni ha pubblicato in via definitiva, nel 1891, Da Quarto al Volturno: noterelle d’uno dei Mille, che ebbe una larga diffusione e un notevole successo. Fu sindaco di Cairo Montenotte dal 1867, docente di Italiano al Liceo ginnasio di Faenza. Fu nominato senatore nel 1910, anno della sua scomparsa.

[vii]Cuore, Milano, Treves, 1886. L’autore, attraverso i racconti di Enrico, un bambino di 10 anni che frequenta la 3ª elementare in una scuola di Torino, descrive l’Italia e il mondo della scuola dei primi anni successivi all’Unità d’Italia. Il libro è pubblicato nel 1886.

[viii]De Amicis Edmondo (Oneglia, 1846 – Bordighera, 1908) nasce in una famiglia altolocata ligure che si trasferisce a Torino. Frequenta l’Accademia militare di Modena e da ufficiale partecipa alla Battaglia di Custoza del 1866. A Firenze assume la direzione de L’Italia militare, organo del Ministero della Guerra. Dal 1871 lascia la carriera militare per dedicarsi esclusivamente al giornalismo e alla sua vocazione di scrittore. Collabora con La Nazione e frequenta il salotto letterario e politico della destra liberale fiorentina. Amico di Filippo Turati, si avvicina alle idee socialiste superando totalmente la ristretta ed elitaria visione patriottica e nazionalista.

[ix]S. DE PILATO, Fondi, cose e figure di Basilicata, Roma, Maglione, 1923, p. 23; da citazione in Giuseppe Campanelli, Ettore Ciccotti. Dalla tradizione liberale ad apostolo del meridionalismo, Potenza, Consiglio regionale della Basilicata, 2013, p. 39.

[x]G. CAMPANELLI, Ettore Ciccotti. Dalla tradizione liberale ad apostolo del meridionalismo, Potenza, Consiglio regionale della Basilicata, 2013, p. 48.

[xi]E. CICCOTTI, A proposito dell’insegnamento universitario del Prof. Ciccotti – alcuni dati di fatto, Potenza, Tipografia Ed., 1917, p. 6.

[xii]V. PARETO, L’ignoranza e il malgoverno, Lettere a “Liberty”, a cura di Alberto Mingardi, Macerata, Liberilibri, 2018. 

[xiii]E. CICCOTTI, Attraverso la Svizzera, Milano, Sandron, 1899.

[xiv]Cfr. G. CAMPANELLI, Ettore Ciccotti. Dalla tradizione liberale ad apostolo del meridionalismo, cit., pp. 52-53.

[xv] Si veda G. C. JOCTEAU, La lotta politica e i conflitti sociali nell’Italia liberale, in La storia. L’età dell’imperialismo e la I guerra mondiale, vol. 12, Milano, Mondadori, 2007, pp. 304-321.

[xvi]A. DE VITI DE MARCO, Le recenti sommosse in Italia. Cause e riforme, «Giornale degli economisti», a. IX, giugno 1998, pp. 517-546.

[xvii]G. CAMPANELLI, Ettore Ciccotti. Dalla tradizione liberale ad apostolo del meridionalismo, cit., p. 56.