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PRENOTANO AL TAVOLO MA NON SI PRESENTANO. DARE FORFAIT SIGNIFICA ARRECARE AL RISTORANTE UN DANNO ECONOMICO

«La soluzione? Per ora abbiamo abbassato i minuti di tolleranza da quindici a dieci, nella speranza di gestire meglio la situazione».

Qual è la situazione in Puglia? Quanto birichini sono i nostri clienti? Da una provincia all’altra della nostra regione, il fenomeno del no-show è sentito, eccome.

Sul fronte dei rimedi utilizzati dai nostri ristoratori, le soluzioni sono diverse e variano anche a seconda della tipologia d’attività. Dagli sms come promemoria alla chia­mata telefonica (funzionale anche per il re­perimento di informazioni circa eventuali al­lergie e intolleranze), dall’overbooking alla ri­chiesta della carta di credito come garanzia della prenotazione, finanche al pagamento anticipato della degustazione, chef e patron le escogitano davvero tutte per far fronte al bidone che si nasconde dietro l’angolo.

«Purtroppo tante per­sone prenotano dei tavoli e poi puntualmente non si presentano o arrivano in clamoroso ritardo, come se nulla fosse. La scorsa set­timana, ad esempio, sono venute meno le pre­notazioni di quasi un intero ristorante, spalmate in tre serate. I clienti non comprendono il danno economico che causa questo modo di fare. La soluzione? Per ora abbiamo abbassato i minuti di tolleranza da quindici a dieci, nella speranza di gestire meglio la situazione», ha raccontato Francesco Biscotti, titolare del ristorante “Favola in Tavola” di Alberobello.

«Quest’anno il fenomeno del no show ha dilagato», conferma Luano Semeraro di “Osteria Bell’Italia” e di “Baro sushi” a Cistemino: «Ho chiesto in banca di avere un POS per attivare la stessa modalità di pagamento degli hotel, quindi con cauzione. E vi assicuro che quando provo a contattare i clienti, a danno ormai compiuto, vengono fuori le scuse più disparate.

Anche un malore im­provviso o un incidente stradale». Ha pensato, invece, di introdurre il pagamento di una ca­parra per i tavoli superiori ai quattro coperti, “Alex Ristorante” di Lecce: «Pari a 30 euro a persona, a garanzia della prenotazione; in fondo, se il cliente deve venire a cena non dovrebbe avere problemi ad anticipare la somma.

O sa già che potrebbe non esserci?» chiede, ironicamen­te, il titolare Alessandro Libertini. Si è affidato ad una piattaforma estera di gestione di pre­notazioni online, lo stellato Michelin di Con­versano “Pashà Ristorante”: «Si tratta di una società con sede legale a Copenaghen, quindi legittimata a richiedere la carta di credito a garanzia del tavolo ha spiegato il patron, Antonello Magistà – in caso di annullamento entro le 24 ore dalla prenotazione la nostra policy prevede una penalità pari a 100 euro, cioè il prezzo del nostro menù meno costoso.

È chiaro che richiedere la carta di credito spesso equivale a disincentivare il cliente alla prenotazione, almeno qui in Italia». C’è anche chi per di­fendersi dalle debacle ha adottato la politica aziendale di lavorare «poco e meglio», come per Antonio Tomaselli, titolare di «ANTO Concept Restaurant»: «Ho rinunciato al secondo turno di cene, decidendo di lavorare soprattutto con la clientela affezionata. I fedelissimi ci proteggono dalle disdette dell’ultima ora», ha concluso il titolare del ristorante di Taranto, secondo cui il no-show trova origine più in una forma di imbarazzo che nella mancanza di rispetto con­sapevole.

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