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EMERGENZA MEDICI IN PUGLIA. NE MANCANO OLTRE 1.600

La sanità regionale che il presidente Michele Emiliano ha consegnato nelle mani dell’assessore Rocco Palese, affidandogli il difficile compito di rimetterla in sesto, è un malato agonizzante, secondo Anaao – Assomed, il sindacato dei medici del Servizio sanitario nazionale, «con una carenza di oltre 1.600 medici, poco attrattiva per gli aspiranti camici bianchi», ma soprattutto non lontana «da un inevitabile collasso a vantaggio di spinte privatistiche». A tracciare un quadro a tinte fosche della situazione in cui versa il sistema ospedaliero pugliese è Angelo Mita, segretario regionale dello stesso sindacato medico. L’emergenza nell’emergenza è rappresentata dalla situazione di grave difficoltà in cui versano i Pronto soccorso e il 118 per le croniche carenze di personale e mezzi.

I pronto soccorso

Pur prendendo atto dell’impegno di Palese che ha, tra l’altro, aperto un dialogo con le organizzazioni sindacali della dirigenza medica e sanitaria, Angelo Mita, resta sul pezzo: «Le gravi difficoltà registrate nel periodo estivo non sono superate poiché i problemi strutturali che le hanno generate permangono, come la carenza del personale sanitario e in particolare di medici, deficit della rete ospedaliera e limiti della sanità territoriale». E le prospettive non sono buone. «Inoltre, siamo consapevoli che gli episodi di sovraffollamento dei Pronto soccorso e di insufficienza del sistema siano destinati, con l’avvento della stagione invernale, ad acuirsi, con la prevedibile recrudescenza della pandemia combinata ai picchi di diffusione dei virus influenzali», rimarca Mita. Ma il sindacato chiede anche di sapere se l’iniziativa di reclutare i medici in pensione per rafforzare l’Emergenza-urgenza abbia prodotto risultati, in particolare nei Pronto soccorso dove gli organici sono «ovunque largamente inferiori rispetto ai criteri regionali ed ai piani di dotazione organica aziendali».


Il 118

In attesa dell’espletamento dei concorsi i problemi restano sul tappeto. «La nostra sanità manca di appeal – ragiona Angelo Mita – per una serie di motivi, dalle condizioni difficili in cui si lavora a causa delle carenze di personale, alla mancata applicazione dei contratti. A fronte di un contratto che prevede 38 ore di lavoro settimanali, di cui quattro da dedicare alla formazione, molti medici lavorano anche fino a 60 ore, rinunciando ad una normale vita privata. Poi ci sono le difficoltà di fare carriera. Un contesto di tal genere è chiaro che non risulta appetibile, con la conseguenza che diventa sempre più difficile reclutare il personale che serve». E c’è dell’altro. «’L’attivazione di tutti i mezzi di soccorso previsti costituisce il provvedimento indispensabile per assicurare i Livelli essenziali di assistenza – reclama il segretario pugliese di Anaao-Assomed, Angelo Mita – relativi ai tempi di soccorso sul territorio. La dotazione organica di questi servizi risulta ancora incompleta e in particolare il numero di medici attualmente in servizio nel 118 è all’incirca il cinquanta per cento di quanto previsto».

La replica

Ma se Anaoo – Assomed guarda alla Puglia, l’assessore Rocco Palese, allarga lo sguardo all’intero Paese, osservando che la carenza di medici è un problema nazionale. «Non c’è regione italiana che non sia in difficoltà – afferma l’assessore – e che non lo sarà anche nei prossimi anni. Mi dispiace essere in disaccordo con Anaao-Assomed su questo argomento. Non è neppure una questione di scarsa attrattività del sistema pugliese. La genesi della carenza di medici sta nel fatto che si introdusse il numero programmato per l’accesso alla Facoltà di Medicina e di non averlo reso flessibile in base ai pensionamenti. Purtroppo oggi paghiamo a caro prezzo questo errore». Palese non è ottimista guardando al futuro. E presagisce: «Ciò che oggi stiamo vedendo nei Pronto soccorso è solo l’inizio, ma accadrà anche con le guardie mediche, con i medici di base, nelle corsie ospedaliere. Il fenomeno della carenza di medici si allargherà dappertutto. A noi manca la quantità, poi è chiaro che ci sono settori più penalizzati come la Medicina d’urgenza. Occorre intervenire con delle leggi speciali in questa situazione che, di fatto, è straordinaria».