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MAFIA GARGANO/ STRAGE DI SAN MARCO: IN ARRIVO LA SENTENZA D’APPELLO PER CATERINO. E RADUANO “BUCA” L’UDIENZA

In aula il perito per fare luce sul contenuto delle intercettazioni. A novembre discussione e verdetto. L’imputato rischia l’ergastolo.

Si avvicina l’ora del giudizio per Giovanni Caterino alias “Giuann Popò”, 42enne di Manfredonia condannato in primo grado all’ergastolo per il quadruplice omicidio del 9 agosto 2017 davanti alla vecchia stazione di San Marco in Lamis. L’uomo è accusato di essere il basista della mattanza di mafia costata la vita al boss manfredoniano Mario Luciano Romito, a Matteo De Palma (cognato di Romito) e ai contadini Aurelio e Luigi Luciani. Caterino avrebbe pedinato Romito e De Palma da Manfredonia fino alla zona di San Marco preparando il campo agli assassini, tuttora ignoti.

A Bari l’imputato sta affrontando il processo d’Appello nel tentativo di ribaltare la decisione del Tribunale di Foggia che due anni fa gli inflisse il massimo della pena. Secondo gli inquirenti, Giovanni Caterino avrebbe agito per favorire il clan di appartenenza Li Bergolis-Miucci-Lombardone, rivale della batteria di Mario Luciano Romito oggi guidata da Matteo Lombardi detto “il carpinese”.

In aula è comparso uno dei periti per fare luce sul contenuto delle intercettazioni: il processo è squisitamente tecnico e si incentra principalmente sull’attività investigativa. Il professionista è stato sentito essenzialmente sull’interpretazione delle captazioni, cruciali ai fini probatori.

Il procedimento di secondo grado si è dilungato rispetto alle previsioni iniziali alla luce del pentimento di alcuni pregiudicati di rilievo della mafia garganica ascoltati come testi in scorse udienze. Tra questi Andrea Quitadamo detto “Baffino junior”, 32enne di Mattinata e Danilo Della Malva alias “U’ Meticcio”, 36enne di Vieste, ex appartenenti al gruppo di Romito. Entrambi avrebbero confermato la tesi accusatoria secondo cui Caterino fece da basista allo scopo di favorire il gruppo criminale dei “Montanari”. Chiamati in causa nel processo anche il boss di Vieste Marco Raduano detto “Pallone”, alleato ai “successori” di Mario Romito e Tommaso Tomaiuolo, quest’ultimo ritenuto dagli inquirenti vicino ad Enzo Miucci alias “U’ Criatur”, reggente del clan Li Bergolis. Ma i due non si sono presentati.

L’Appello è ormai alle battute finali, l’udienza è stata rinviata per la discussione dopodiché ci sarà la sentenza attesa nel mese di novembre.