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Puglia, un archivio dei suoni popolari. Dai canti del Gargano alla pizzica

Dalle campagne di ricerca di Alan Lomax e Diego Carpitella nel 1954 alle rilevazioni condotte nel 2005 per le campagne della Murgia, dalle registrazioni di Leo Levi del 1964 presso la comunità neo-ebraica di Sannicandro alla documentazione di riti pasquali, questue e altri cerimoniali tuttora in uso anche alle porte di Bari, dall’esplorazione sulle diverse forme di tarantismo condotta a metà degli anni ’60 da Annabella Rossi alle sue contemporanee riviviscenze in altri territori limitrofi: un’impressionante raccolta di documenti sonori di straordinario valore culturale per una rappresentazione dinamica delle musiche di tradizione pugliesi.
È questo il risultato più rilevante dell’Archivio Sonoro della Puglia, un progetto promosso dall’associazione Altrosud d’intesa con il ministero dei Beni culturali e l’assessorato alle Attività culturali della Regione Puglia, che sarà inaugurato il 30 marzo alle ore 18 presso la Biblioteca Nazionale di Bari (via Oreste Pietro 45). Studiosi ed appassionati, in precedenza costretti a faticose trasferte anche fuori d’Italia, potranno finalmente consultare in loco la quasi totalità dei materiali «storici» concernenti la musica popolare pugliese.

L’archivio «restituirà» alle comunità di appartenenza elementi significativi delle loro tradizioni culturali, conservati presso enti come l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia o il Centro di Etnografia e Dialettologia di Bellinzona (Svizzera). Qui è, ad esempio, depositato lo sterminato archivio di Roberto Leydi. Sono stati realizzati interventi di recupero su fondi privati soggetti al rischio di perdite irreparabili: tra questi si segnala, il fondo Giovanni Rinaldi che, dalla corsa dei buoi di Chieuti al pellegrinaggio al santuario dell’Incoro – nata di Foggia, ci restituisce un paesaggio sonoro del tutto inedito della parte settentrionale della Puglia alla fine degli anni ’70, compresa anche una rilevante tradizione di canto sociale e politico.
Altrettanto significativo il fondo Profazio che, oltre a vaste esplorazioni nelle aree interne della Murgia, contiene una grande quantità di documenti, il più delle volte inediti, di Matteo Salvatore.

Lungi dal limitarsi alla raccolta di materiali storici o di documentare la tenace persistenza delle musiche di tradizione, secondo quanto emerso nelle rilevazioni di giovani ricercatori come Gianni Amati, Annamaria Bagorda e Massimiliano Morabito, l’Archivio ha esteso infatti le proprie attività anche ai gruppi musicali impegnati nella riproposta di generi e repertori tradizionali con un censimento di oltre duecento gruppi in attività, segnale indubitabile delle dimensioni sociali ed economiche assunte dal fenomeno soprattutto in Puglia.