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PERCHÉ MI CREDI? L’INDAGINE DALLA FEDE ALL’UOMO E VICEVERSA. NUOVA FATICA LETTERARIA DI SALVATORE MISCIO

In alcuni casi, la bellezza di un li­bro riede nella capacità dello stesso di indagare, porre cioè interrogativi che sondino l’animo umano, spogliandolo degli archeti­pi delle convenzioni. Un esercizio che spesso porta il soggetto inte­ressato dall’azione ad una rifles­sione, senza vincolare, però, le re­dini della memoria che sonda e si concentra. L’indagine può richie­dere tempo e il libro diventa così un amico, un fedele compagno che nell’avventura che si sta vivendo pone il tracciato di un sentiero di li­bera interpretazione.

Don Salvatore Miscio torna con una nuova fatica letteraria dal tito­lo “Perché mi cercate?”. Don Mi­scio è sacerdote dal 2005. Dottore in antropologia teologica, insegna ecclesiologia all’ISSR di Foggia. Dal 2020 è Vicario episcopale per la Pastorale della Arcidiocesi Manfredonia-Vieste-San Giovanni Ro­tondo. È inoltre assistente eccle­siastico regionale per il Settore gio­vani di Azione cattolica e assisten­te regionale della Puglia per l’Uni­versità cattolica del Sacro Cuore. “Perché mi cercate?” è la domanda di Gesù adolescente, che chiede ai genitori, preoccupati per averlo perso di vista, quale sia il vero mo­tivo della loro ricerca e dell’ango­scia che li ha presi. Lo stesso interrogativo ispira l’Autore nella pre­parazione di questi esercizi spiri­tuali, un percorso meditativo su al­cuni testi del Vangelo di Luca che innescano, a loro volta, domande nel cuore di chi ascolta. Sono le stesse alla base di una ricerca che accomuna i cristiani di oggi, i qua­li, grazie al processo sinodale av­viato da papa Francesco, non di ra­do mostrano anch’essi segni di an­goscia, perché più cercano e più appare chiaro che il grande assen­te dalle loro iniziative, a volte, è proprio Gesù. Il libro raccoglie do­mande più che risposte, vuole es­sere una bussola più che una mappa, convinti che si cresce insieme quando si impara a lasciarsi interrogare dalla vita.

“Nel percorso del libro la domanda denota il quesito che Gesù fa. I genitori lo smarriscono a Gerusalemme e lui gli pone quella do­manda, ma quello che chiede è il motivo per cui lo cercassero – spiega Don Miscio Diventa una domanda che ci fac­ciamo: perché cerchiamo Dio nella nostra vita? Un balsamo per le nostre angosce? Oppure, dice Gesù, lo chiede perché vuoi se­guirmi? La domanda ribalza al lettore. Ancora una volta lo si cer­ca per le angosce o lo cerchiamo perché vogliamo accogliere la proposta di un’umanità migliore. Siamo stati provocati tanto dagli ultimi eventi. Il Covid è venuto nelle nostre case, l’ultimo conflitto, quello europeo, lo sentiamo vicino per vari motivi, come gli altri conflitti che vanno avanti da tempo, per cui sono fatiche storiche che ci vengono incontro. A tutte queste situazioni ci abituiamo ed è dimostrazione il fatto che siamo tornati a tante abitudini pre-Co- vid, per cui non mancano egoismo e individualismo. Vediamo quello che è successo Seoul in questi giorni. A parte seguire la moda, l’aver creato una strage di persone perché qualcuno ha vo­ciferato ci fosse un rave in un locale. Sono segnali del fatto che dobbiamo chiederci cosa stiamo cercando nella nostra vita. Dob­biamo riflettere sul fatto che stiamo mitizzando troppo quelli che consideriamo vip, facendolo in un modo per creare situazioni di­struttive”.

Oggi la domanda ha un peso maggiore, coinvolgendo gli anni dif­ficili che caratterizzano il passato deN’umanità. “L’angoscia per la sofferenza ci unisce a tanti e ha la conseguenza di dividerci – prose­gue L’angoscia che stiamo vi­vendo, per i tempi e le sofferenze personali, se si inserisce in un con­testo individualista va ad acuire le distanze. La ricerca ci deve acco­munare. La ricerca in una mentali­tà da sciame ci fa diventare con­correnti, quando temiamo che qualcuno possa rubarcela. Ma in una logica comunitaria la felicità si costruisce insieme, non esiste la felicità personale se è a discapito di qualcun altro. Il Vangelo è la sco­perta che l’altro non è un nemico, ma la condizione stessa della pro­pria felicità”.

Conclude Don Salvatore Miscio: “Quando nella vita sorgono delle do­mande non dobbiamo anestetizzarle subito. Una comunità non è buo­na se dà tutte le risposte, lo è se è un luogo in cui crescono anche le domande. E se le domande crescono, non dobbiamo aver paura dei dubbi. La storia che stiamo vivendo non ci offre facili risposte, ma ci inquieta e apre il cuore ad altre domande. Le paure quando sono con­divise diventano già meno terrificanti”.

l’attacco