Menu Chiudi

CARPINO/ FACENNA, SIMBOLO DA RISARCIRE

Un numero che ritor­no: il quattro. Era il 4 settembre 2014, quando una bomba d’acqua travolse l’auto del 24enne Antonio Facenna, allevato­re, ucciso a bordo della sua auto in località Coppa Rossa a Carpino. E quattro sono le firme in calce alla richiesta di risarcimento avanzate dai legali Gianni Maggiano e Rosario Follieri nei con­fronti di quattro enti: Co­mune di Carpino, l’Autorità di Bacino della Puglia, la Re­gione Puglia e il Consorzio di Bonifica Montana del Galgano. A firmare la ri­chiesta il padre, Antonio, 60 anni, la mamma 56enne, Dorotea Zaffarano, e i fratelli Bruno e Marco, rispettiva­mente di 30 e 24 anni, del giovane allevatore ritrovato morto dopo lunghe ore di ricerca proprio sul Garga­no, terra che amava, tanto che l’anno scorso, alla pre­senza di Michele Emiliano, era stato inaugurato un mo­numento a Carpino ed era nata una masseria didattica (voluta da Nichi Vendola), punto di riferimento per quanti amavano il Promon­torio come il giovane allevatore, tragicamente scomparso.

Adesso, finite le comme­morazioni e dimenticati i ri­conoscimenti all’impegno di Antonio Facenna, i familia­ri, attraverso i legali Mag­giano e Follieri, chiedono un risarcimento di quasi 1 milione di euro (una ripa­razione pecuniaria del dan­no patito stimata in com­plessivi 983.240 euro, sud­divisi in 336.500 euro per ciascun genitore, 146.120

per ciascuno fratello e il re­sto per perdita dell’auto e le spese funerarie) ai quattro enti, ritenuti responsabili della tragedia.

Una tragedia che era fi­nita nell’occhio della Procu­ra di Foggia che aveva aper­to un fascicolo sugli eventi alluvionali che avevano in­teressato anche altri comuni  

garganici, e provocato la morte di un’altra persona: il 70enne Vincenzo Blex, per il quale i familiari – assistiti sempre dagli avvocati Mag­giano e Folleri – avevano chiesto, circa due anni fa, un risarcimento di 1 milione e mezzo di euro, «perché Vincenzo Blenx sarebbe ancora vivo se gli enti in questione avessero posto in essere gli interventi manu­tentivi che erano stati in­dividuati ma non realizza­ti». E nel caso specifico del giovane allevatore carpinese, pure decidendo i giudici per l’archiviazione, «sussi­ste una colpevole inerzia degli Enti, che nessuna at­tività hanno posto in essere per eliminare o, quanto me­no, prevenire i rischi di stra­ripamenti che poi si sono, in concreto, verificati ed han­no causato il decesso del Fa­cenna». Per questo, i legali invitano gli enti all’adempimento entro 10 giorni dal ricevimento della richiesta e nel caso percorrere la via giudiziaria.

edicoladelsud