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L´affondo di Fitto contro la Procura

E i pm al Csm: "Ci indichi oltre quale limite l´ispezione diventa interferenza". L´organo di autogoverno dei giudici intanto respinge l´esposto dell´ex governatore. La scena, ora, si sposta a Roma. I magistrati, titolari dei fascicoli che coinvolgono il ministro Raffaele Fitto, ieri, hanno scritto una nuova lettera al Csm, chiedendo di sapere entro quale limite devono esercitare «il dovere istituzionale di salvaguardare la funzione giudiziaria da interferenze indebite o improprie». Una missiva, inviata all´indomani dell´arrivo a Bari degli ispettori del ministero e nel giorno in cui il Csm si è pronunciato su un esposto, presentato dall´ex governatore pugliese. L´organo di autotutela della magistratura non ha dato corso alla denuncia perché riguarda fatti che «esulano» dalle sue possibili competenze.

Una decisione che il ministro Fitto commenta così: «Vedo che con una velocità del tutto inusitata, non solo si mobilitano le associazioni dei magistrati locale e nazionale, ma lo stesso Csm non archivia, come si è detto, ma eccepisce la sua non competenza, a tempo di record, sul mio esposto». Che contiene le stesse obiezioni riportate nella lettera, scritta quindici giorni fa dal ministro Raffaele Fitto e dal suo avvocato e collega di partito Francesco Paolo Sisto al Guardasigilli Alfano. Lettera all´origine dell´ispezione. L´ex governatore parla di «un metodo persecutorio» di indagine da parte dei magistrati. Accenna ad una presunta «ripetuta fuga di notizie» e anche alla partecipazione di uno dei pm al "Vaffa Day" di Beppe Grillo. E ancora contesta la costituzione di un gruppo di lavoro, composto da tre pm e da un aggiunto, che si sarebbe concentrato nelle indagini a suo carico e accusa il magistrato Marco Dinapoli di aver rilasciato un´intervista sull´inchiesta in corso e di non essersi astenuto dal procedimento «pur dopo aver sporto querela nei confronti dello stesso indagato».

I rilievi sono contenuti nell´esposto che ha portato gli ispettori a Bari, ma anche nelle denunce precedenti, assegnate dal ministero alla direzione magistrati che le ha archiviate. L´ultima invece è stata considerata degna di approfondimenti. «Noi siamo un organo tecnico, non politico, questo è bene ricordarlo» spiega Gianfranco Mantelli, vicecapo degli ispettori. Ieri al terzo piano del Palazzo di Giustizia, i tecnici, inviati dal ministro Alfano (due magistrati e due cancellieri), hanno continuato ad esaminare i due fascicoli che coinvolgono Fitto, chiedendo numerosi atti, tra i quali le intercettazioni telefoniche. I pm, nella lettera inviata al Csm, ribadiscono la piena collaborazione al lavoro degli ispettori e le considerazioni, contenute nella prima lettera, si riservavano di «interloquire sul punto, anche a tutela delle nostre posizioni giuridiche soggettive e delle nostre prerogative istituzionali». Del caso, quindi, si occuperà la prossima settimana il Csm, ma intanto è già polemica politica.

Un gruppo di senatori del Pd ha rivolto un´interrogazione al ministro della Giustizia Alfano, chiedendo chiarimenti sull´ispezione in corso alla procura di Bari. Sei dei nove firmatari, commenta Fitto, sono giudici. «Vale il criterio opinabilissimo dell´opportunità che una serie tanto nutrita di magistrati si impegni in politica e che alcuni lo facciano all´indomani di indagini delicatissime a carico di esponenti dello stesso partito che finisce con il candidarli?».

Gabriella De Matteis