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Terremoti, la Puglia ha 10 comuni a rischio

Qual è lo stato del patrimonio edilizio pugliese, quanti edifici pubblici o privati richiederebbero interventi di manutenzione per difenderli dal rischio sismico? La risposta è che non lo sa nessuno. Ma si potrebbe anche cambiare regione, e ottenere lo stesso risultato: tranne alcune eccezioni, peraltro limitate (vedi il Lazio con le scuole), in Italia non esiste alcun obbligo di monitoraggio del rischio-crolli. E quindi, anche se ci fossero i soldi, nessuno saprebbe dove mettere le mani. Rispetto ad altre regioni vicine, almeno la Puglia è messa un po’ meglio. Dei suoi 258 Comuni, 143 non sono classificati a rischio mentre soltanto 10 ricadono nella categoria 1, quella “rossa”: Accadia, Anzano, Ascoli Satriano, Bovino, Candela, Deliceto, Monteleone, Panni, Rocchetta Sant’Antonio e Sant’Agata di Puglia. La mappa del rischio si ferma, sostanzialmente, a nord di Bari: il capoluogo di regione è a rischio3, mentre quasi tutto il Salento è fuori dalla classificazione. «Per fortuna qui da noi il rischio è molto limitato — dice l’assessore regionale ai Lavori pubblici, Onofrio Introna — ma questo non vuol dire che si possa abbassare la guardia. Nel progettare i fabbricati, soprattutto quelli pubblici, vanno seguite norme rigorose che devono essere applicate anche perle ristrutturazioni. Questo significa lavorare per mettere i cittadini al riparo da disastri imprevedibili, improbabili ma non impossibili».