I pubblici ministeri della DDA (direzione distrettuale antimafia) hanno chiesto la condanna all’ergastolo del boss di Vieste Marco Raduano, 39 anni, latitante dal 24 febbraio quando evase dal carcere di Nuoro dove scontava 19 anni per traffico di droga aggravati dalla mafìosità. Nel processo abbreviato “Òmnia nostra” a diciannove imputati in corso davanti al Gup di Bari, Raduano è accusato di mafia; concorso negli omicidi aggravati dalla mafìosità di Giuseppe Silvestri ucciso a Monte Sant’Angelo all’alba del 21 marzo 2017; e Omar Trotta, assassinato nel suo ristorante di Vieste il 27 luglio 2017; concorso nel tentato omicidio del 18 febbraio 2018 a Manfredonia ai danni di Giovanni Caterino, condannato in primo e secondo grado all’ergastolo quale presunto basista della strage del 9 agosto 2017 vicino l’ex stazione di San Marco in Lamis in cui furono uccise 4 persone: l’obiettivo dei sicari era il capo clan manfredoniano Mario Luciano Romito.
Raduano a capo dell’omonimo gruppo viestano, è indicato dalla Dda quale alleato del clan Lombardi/Ricucci/La Torre (già gruppo Romito), in guerra contro i Libergolis per la supremazia negli affari illeciti sul Gargano.
Oltre alla richiesta di carcere a vita per Raduano, ieri mattina i Pm Luciana Silvestris e Ettore Cardinali al termine di due ore di requisitoria hanno chiesto ulteriori diciassette condanne per complessivi 149 anni e 2 mesi di reclusione, con pene variabili da 22 mesi a 16 anni.
La prossima udienza è fissata per il 18 aprile per la conclusione della requisitoria con le richieste a carico di Michele D’Èrcole la cui posizione ieri è stata stralciata;
poi verrà dato spazio alle parti civili e ai difensori dei cinque pentiti. Ulteriori udienze per le arringhe difensive sono previste una al mese sino a luglio, la sentenza dovrebbe essere emessa entro l’estate.
I Pubblici ministeri Silvestris e Cardinali hanno parlato dell’associazione mafiosa, degli affari del clan tra droga e racket; degli omicidi, chiedendo in totale diciotto condanne scontate di un terzo per la scelta del rito abbreviato (per Raduano quindi non è stato chiesto l’isolamento diurno).
Le richieste di assoluzione sono limitate a imputazioni minori di furto di cui rispondono alcuni degli imputati perchè manca la querela dei derubati, necessaria per la procedibilità in base al decreto Cartabia in vigore da fine dicembre 2022.1 due rappresentanti della pubblica accusa hanno chiesto sensibili sconti di pena per i cinque pentiti: Danilo Della Malva, Antonio Quitadamo accusati anche di omicidio (otto anni e otto mesi a testa); Andrea Quitadamo, Giovanni Surano, e Antonio La Selva (pene tra i due e i tre anni); è stata inoltre depositata una voluminosa memoria di migliaia di pagine.
LA STORIA – L’inchiesta “Omnia nostra” sui clan Lombardi/Ricucci/La Torre e gli alleati della batteria Raduano sfociò nel blitz dei carabinieri del 7 dicembre 2021 con 32 arresti. Al termine delle indagini la Dda chiese il rinvio a giudizio di 45 imputati accusati a vario titolo di 57 imputazioni: mafia (ne rispondono in 26); due omicidi e un tentato omicidio collegati alle guerre tra clan; tredici estorsioni e tentativi di estorsione; traffico di droga e dieci imputazioni di spaccio; dieci di possesso di armi anche da guerra; rapina; ricettazione di gioielli provento di un assalto a un blindato in Lombardia; truffa all’Inps per la riscossione indebita di indebita di disoccupazione a falsi braccianti; favoreggiamento di tre ex ricercati; autoriciclaggio; furto; trasferimento fraudolento di beni; incendio; intralcio alla Giustizia e violenza privata. Al termine dell’udienza preliminare celebrata sino alla fine di novembre 2022 il processo ai 45 imputati è stato diviso in tre tronconi: giudizio abbreviato dal Gup di Bari per 19 persone; corte d’assise a Foggia per altri due; sezione collegiale del Tribunale dauno infine per ventiquattro imputati, dove le udienze sono ancora alle battute iniziali.