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BARI/ MEDICI IN PIAZZA ESPLODE LA RABBIA. POCHI ASSEDIATI DALLA BUROCRAZIA, BERSAGLIO DEI PAZIENTI

Un serpentone di camici bianchi partito da piazza Giulio Ce­sare, un coro ad unisono dei medici di base (e non solo) che chiedono a gran voce la difesa della sanità pub­blica. C’erano giovanissimi, ma an­che capelli bianchi. C’erano donne e uomini alla manifestazione, or­ganizzata nella mattinata di ieri da Fimmg Puglia, che ha visto la par­tecipazione delle sigle sindacali di tutto il mondo della medicina: dai medici di famiglia agli ospedalieri, dalla continuità assistenziale agli ambulatoriali, oltre che di associa­zioni di pazienti e cittadini. Un pro­fondo disagio quello che i medici stanno vivendo, motivato innanzi­tutto dalla carenza di personale.

In Puglia sono 200mila i cittadini senza medico di base. A questo si aggiungono le incombenze buro­cratiche che sottraggono tempo al­la cura e la conseguente conflit­tualità con i pazienti che spesso sfocia in vere e proprie aggressioni verbali e fisiche. Nella giornata del­la protesta «gentile»,, il corteo si è poi riunito per discutere assieme dei punti di maggiore criticità.

«Nell’arco di tre anni in Ita­lia andranno in pensione circa 10mila medici di famiglia e ne entreranno nel sistema poco più di 3mila. – ha spiegato Sil­vestro Scotti, segretario nazionale Fimmg. Per compensare questa ca­renza di personale abbiamo biso­gno di soluzioni immediate, che non possono essere solo l’aumento del massimale, senza dare ai me­dici di medicina generale il per­sonale di studio, senza dare infer­mieri o OSS. Per rispondere ai bi­sogni di salute dei pazienti serve un impegno per la deburocratizzazio­ne, attraverso un percorso di sem­plificazione, per esempio, sulle procedure per le prescrizioni e per la compilazione dei piani terapeuti­ci».

Per Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici, è necessario investire in risorse umane: «Abbia­mo da difendere la Sanità pubblica e il patrimonio di valori che rap­presenta per il nostro paese. Per fare fronte al profondo disagio della professione, ma anche ai bisogni di salute dei cittadini servono nuovi investimenti. È quindi essenziale che il Governo e le Regioni vin­colino una parte delle risorse del fondo sanitario nazionale a favore dei professionisti. Finora si sono investiti in sanità 30 miliardi in 4 anni, ma solo in infrastrutture e macchinari. Tutto questo non ba­sta se non si affianca anche un po­tenziamento del personale medi­co».

Il segretario Fimmg Puglia Do­nato Monopoli punta anche sull’ac­cessibilità del sistema sanitario nazionale: «Abbiamo chiesto risposte rispetto a proposte di modelli di semplificazione deburocratizzazio­ne. Ad oggi permangono tutte le difficoltà e le evidenze di un siste­ma che, invece di facilitare, crea ostacoli e sfiducia nei medici».

«Per far fronte ai profondi pro­blemi della medicina del territorio – che inevitabilmente si riflettono anche sugli ospedali – occorre rior­ganizzare la rete assistenziale ha aggiunto Nicola Calabrese, Segre­tario Fimmg Bari – ma anche ga­rantire ai medici di medicina ge­nerale quanto è indispensabile per rispondere ai bisogni di salute dei cittadini: personale di studio per gestire il carico burocratico, per­sonale sanitario e diagnostica di I livello per offrire una migliore as­sistenza ai pazienti anche a domi­cilio».

Va in questa direzione, come è emerso nel corso dell’incontro – il modello di CPT pugliesi come quel­lo di Massafra, in cui i medici di famiglia lavorano in microteam con personale amministrativo e in­fermieri, all’interno di una strut­tura integrata con la continuità as­sistenziale e con la medicina spe­cialistica ambulatoriale. Un model­lo – secondo i camici bianchi – per le future Case di Comunità.

gazzettamezzogiorno