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LAGO DI VARANO SEMPRE PIU’ A SECCO E COMPARTO DELLA PESCA IN SOFFERENZA. “SI STA’ SPEGNENDO LA VITA”

E inutile girarci intorno, la vita nel lago di Varano sta scomparendo. L’innalzamento delle temperature delle sue acque, diventate ormai troppo calde, stanno danneggiando inesorabilmen­te l’intera laguna che ogni anno perde “pezzi”. I pesci muoiono e i pescatori spariscono. Perfino i granchi blu, i cosiddetti Callinectes sapidus, stanno scompa­rendo. Lontano anni luce sembra quel 2019 quando con una rete se ne tiravano su a dozzine. Proprio co­me per il bacino di Lesina, anche il Lago di Varano sta conoscendo tempi tristi e bui e le cose peggiorano al trascorrere dei giorni. L’insabbiamento dello sbocco sul mare sembrerebbe essere il principale – se non l’unico – imputato, responsabile del disastro. “Il lago di Varano, il più grande del Sud Italia, non riversa an­cora nelle condizioni di Lesina ma poco ci manca – spiega senza giri di parole a l’Attacco il Sindaco di Ca- gnano Varano Michele Di Pumpo – abbiamo un se­rio problema di dragaggio e non riusciamo ad avere una seria interlocuzione con la Regione Puglia. C’è l’urgenza di dragaggio o la fine è già scritta. Abbiamo duefoci, Capojale e Varano: la prima presenta un me­tro di altezza che rende la vita impossibile ai moto­pescherecci e alle barche da riporto che non riesco­no ovviamente ad uscire, mentre la seconda è com­pletamente disusa”.

Da un punto di vista squisitamente ambientale e bio­logico non si sta verificando, a detta del primo cittadi­no, il giusto e indispensabile riciclo dell’acqua con conseguente mancata ossigenazione ed una eutro­fizzazione della laguna. “Se la Regione, responsabi­le dell’area, non ci darà la possibilità di effettuare il dragaggio sarà la fine – ammette il Sindaco – abbia­mo bisogno di fondi o la laguna diventerà come quel­la di Lesina nel giro di pochi mesi”. Il lago, infatti, pre­senta delle foci ed un’ossigenazione derivante dal ri­ciclo di acqua interna ed esterna. Necessita quindi dello scambio con le correnti che arrivano dal mare. L Attacco ha girato in questi giorni per le aree di Ca­pojale e Foce Varano per capire e tastare con mano la situazione, ascoltando le ragioni degli itticoltori del posto, unanimi nel dire che il lago sta morendo e con lui tutte le attività di pesca. Conti alla mano l’opera­zione di dragaggio richiederebbe una somma di cir­ca 500 mila euro.

“Dal canto nostro abbiamo già un progetto esecutivo – aggiunge Di Pumpo – il nostro comune ha investi­to somme proprie di circa 70 mila euro per effettuare delle prove di batimetria dei fondali. Soldi spesi per arrivare ad un progetto esecutivo che la Regione non ci vuole dare”. Le ricadute sono tante. A cominciare da quelle economiche e sociali dato che Cagnano si appoggia prevalentemente – e da almeno un secolo – su di un economia derivante dalla laguna e conta cir­ca 200 imbarcazioni che svolgono attività di itticoltu- ra, pesca alle vongole, barche da riporto. “Il proble­ma più grave però, è di tipo ambientale – evidenzia il Sindaco – se accade qualcosa al lago se ne prendo­no tutte le responsabilità. Ho scritto più volte dell’ur­genza dell’intervento, anche perché andiamo incon­tro a stagioni calde, manna per l’eutrofizzazione che avrà la strada spianata in una laguna la cui altezza massima non supera i due metri”.

Al momento se Capojale si aggrappa affannosamen­te ad un minimo riciclo di acqua, Foce Varano riversa in situazione ben peggiori. “Ha il canale compieta- mente chiuso”- hanno denunciato gli itticoltori. Senza considerare che le acque caldissime, carenti di ossigeno e ricche di alghe tossiche hanno reso impossibile la crescita delle ostriche. D’altronde se i pesci possono muoversi alla ricerca di ossigeno, ciò non accade per ostriche e frutti di mare d’alleva­mento che, inevitabilmente, muoiono. Una situazio­ne drastica che coinvolge diverse comunità gargani- che, in particolar modo quelle di Cagnano, Ischitella e Carpino. Dello stesso avviso Fernando Del Giudi­ce, esperto di pesca e acquacoltura, titolare di un’azienda ittica del posto, che ha specificato che “la vita delle lagune dipende dai suoi canali di comunica­zione con il mare. Con l’insabbiamento degli sbocchi la laguna è diventata uno stagno e la vita tende a spe­gnersi. Se i pesci non sentono l’acqua di mare vanno via”. Due anni di monitoraggio con l’Arpa sono basta­ti per capire che gli specchi lagunari godono di buona salute. Altro aspetto non trascurabile il danno econo­mico. “Fino a qualche anno fa circa l’80% del nostro fatturato proveniva dalla pesca. Adesso raggiungia­mo con fatica il 20%: abbiamo subito una perdita di cir­ca il 60% – rincara -fatturavamo in media 400 mila eu­ro annui. Siamo oggi arrivati a 180 mila nel giro di nem­meno quattro anni. Cosa può mai fare da sola un’am­ministrazione di un comune di appena 4 mila abitan­ti? La Regione conosce la nostra problematica, ab­biamo collaborato con loro a titolo gratuito per capire se c’era un problema diverso da quello che pensava­mo”. Girando per la laguna, nonostante la bellissima giornata soleggiata e senza vento, si notano le barche attraccate. Tutto è fermo, o quasi, al lago di Varano. I pescatori non intendono spendere benzina per un fuoribordo se poi mancano le entrate. Il gioco non va­le la candela. “C’erano 80 famiglie che vivevano di pesca-conclude Del Giudice-oggi scomparse, proprio come il granchio blu che veniva pescato a kili. Qual­cuno è andato via, ha lasciato questa terra. Chi è ri­masto ha cambiato mestiere”.

Le foci di Lesina e Varano sono come delle arterie ca­rotidi ostruite da placche di colesterolo che ne impe­discono il flusso sanguigno e causano il danneggia­mento del cervello. Come detto dagli itticoltori “una scarsa – o mancata – circolazione idrica può provo­care carenza di ossigeno prima e la morte poi delle la­gune”.

l’attacco