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VIESTE/ CHIESTI 23 ANNI PER CALABRESE AVREBBE FAVORITO LA LATITANZA DI TROIANO. LA RICHIESTA DEL PM DELLA DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA

Il pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Bari Ettore Cardinali ha chiesto la condanna a tre anni di reclusione di Luciano Calabrese, 23 anni, soprannominato “Cuppitiello”, nato e residente a Foggia, arrestato il 15 dicembre 2022 dai carabinieri del nucleo investigativo su ordinanza cautelare del Gip e tuttora detenuto in carcere: il ventitreenne è accusato di aver favorito la latitanza di Gianluigi Troiano, trentenne di Vieste, presunto braccio destro del boss Marco Raduano. Entrambi i garganici sono tuttora attivamente ricercati.

Troiano evase l’11 dicembre 2021 dall’abitazione di Campomarino (nel Molise) dov’era agli arresti domiciliari per scontare la condanna a nove anni e due mesi per traffico di droga inflitta nel processo “Neve di marzo” e durante la latitanza si sarebbe rifugiato anche a Foggia; Raduano è fuggito lo scorso 24 febbraio dal carcere di Nuoro dove scontava 19 anni per traffico di droga inflitti nello stesso processo.

Entrambi i ricercati sono poi imputati nel processo “Omnia nostra” alla mafia garganica: Raduano risponde di mafia, due omicidi e un tentato omicidio e la Dda (direzione distrettuale antimafia) ne ha chiesto la condanna all’ergastolo nel processo abbreviato in corso davanti al giudice per le udienze preliminari del tribunale di Bari; Troiano è invece imputato di un omicidio in corte d’assise a Foggia (ieri era in programma l’interrogatorio del pentito Danilo Della Malva in videoconferenza da una località segreta, tuttavia saltato per problemi di collegamento).

Il processo a Luciano Calabrese, imputato di favoreggiamento, si celebra con rito abbreviato davanti al Gup di Bari vista la contestazione dell’aggravante della mafiosità: la sentenza è prevista il 25 maggio, in caso di condanna la pena sarà ridotta di un terzo per la scelta del rito abbreviato. A Calabrese (e ad Antonello Scirpoli, 31 anni viestano, anche lui arrestato dai carabinieri il 16 dicembre scorso: è sotto processo con rito ordinario davanti al Tribunale di Foggia), l’accusa contesta di aver fornito a Troiano «appoggi logistici e coperture, veicoli per gli spostamenti, ospitalità, schede telefoniche, denaro e beni di ogni altro genere, aiutando il latitante a sottrarsi alle ricerche dell’autorità giudiziaria; con l’aggravante», prosegue il capo d’imputazione «di aver commesso il fatto per avvantaggiare il clan Raduano, articolazione del gruppo Lombardi/Ricucci/La Torre, evitando l’arresto di Troiano e consentendo al suo gruppo di poter fare affidamento sullo stesso Troiano per continuare a operare sul territorio».

Il 23enne Calabrese si dichiara innocente. Nel processo si sono costituiti parti civili i Comuni di Foggia e Vieste con gli avvocati Roberto de Rossi e Michele Fusillo. Dopo la requisitoria e le posizioni delle parti civili, ci sono state nel procedimento le arringhe degli avvocati Rosario Marino e Lorenzo Incardona che hanno chiesto l’assoluzione di Calabrese e in seconda istanza l’esclusione dell’aggravante della mafiosità con conseguente condanna al minimo della pena e la scarcerazione per l’imputato.

In occasione dell’arresto di Calabrese, eseguito su ordinanza cautelare del gip di Bari lo scorso 15 dicembre a Foggia all’interno del palazzo ex Onpi di corso del Mezzogiorno, i carabinieri sequestrarono un chilo di hashish di cui il foggiano si sarebbe disfatto buttandolo dalla finestra: la droga fu recuperata, Calabrese fu arrestato in flagranza di reato anche perchè fu trovato in possesso della sostanza stupefacente e condannato per direttissima a due anni dal giudice monocratico del Tribunale di Foggia.