Menu Chiudi

MANFREDONIA/ CINGHIALI, SFIORATA ALTRA TRAGEDIA. ORA E’ ALLARME PER IL PROLIFIRARE DI BRANCHI NELLE CAMPAGNE.

«Ora abbia­mo paura per la nostra incolumi­tà: i cinghiali imperversano senza limiti, distruggono campi coltiva­ti e raccolti, attaccano le persone, provocano incidenti sulle strade. Non è più possibile andare avanti cosi: occorrono serie e drastiche misure per riportare ordine e se­renità non solo nelle campagne ma anche nei centri abitati dove i cinghiali scorrazzano da padro­ni». Matteo Totaro, storico agri­coltore sipontino è preoccupato e allarmato per il crescente pericolo costituito dai branchi sempre più numerosi che indisturbati e mi­nacciosi vanno conquistando aree di dominio sempre più vaste e a contatto con la gente.

Numerosi sono gli incidenti stradali. Sere fa, sulla statale delle saline, poco dopo il ponte sul “Candelaro”, c’è stato un incidente pro­vocato dall’improvviso attraver­samento della strada di un grosso cinghiale. Ha avuto la peggio l’au­tomobile rimasta fortemente dan­neggiata e la stessa guidatrice ri­masta shoccata, soccorsa dagli au­tomobilisti fermatisi sul luogo. Ma di incidenti se ne contano sem­pre con maggiore frequenza. I dan­ni chi li paga? Si chiedono i dan­neggiati.

«L’Oasi lago salso da area di pregio ambientale – denuncia To­taro – è diventata una riserva dominata dai cinghiali. Almeno tre­cento tra grandi e piccoli, stazio­nano ormai stabilmente. È diventato un loro dominio. La base da dove partono per fare razzie di coltivazioni. Sono voracissimi. I raccolti sono distrutti, il nostro lavoro buttato al vento con tutto quel che segue in termini econo­mici. Non sappiamo più a che san­to votarci. Nel 2021 si accennò ad un Piano regionale di gestione del controllo del cinghiale. Non sap­piamo che fine ha fatto. La realtà è che i cinghiali continuano a pro­liferare e a distruggere. E non li possiamo neanche toccare. Se ca­pita di uccidere un cinghiale, ab­biamo passato i guai».

La stessa Coldiretti reclama mi­sure idonee al controllo e conte­nimento della fauna selvatica, del cinghiale in particolare dotato di una incredibile forza devastatri­ce. «Misure e interventi che non si vedono» lamenta Totaro. «È as­surdo che io agricoltore – rileva – devo recintare il mio fondo, men­tre i cinghiali hanno piena liberta di movimento e licenza di distrug­gere. Io allevatore devo fare due prelievi l’anno per controllare la salute delle mie bufale, mentre per gli animali selvatici, ai cinghiali vanno assimilati i lupi che fanno bene la loro parte di distruzione, devono liberamente pascolare dove e come vogliono. Si è comple­tamente invertito – osserva – il rapporto uomo-animale. L’animale selvatico ha la supremazia sull’uomo e può dare sfogo ai suoi violenti istinti e all’uomo non ri­mane che scappare, abbandonare il proprio lavoro. Ma ci rendiamo conto. Siamo tutti votati ad un malinteso ambientalismo: e il la­voro dei campi chi lo fa? Chi ci ascolta? Chi prende in seria con­siderazione una situazione che non promette niente di buono, an­zi?».

Il lamento di Totaro non è nuo­vo: da tempo espone denunce com­provate di situazioni fortemente generalizzate negli ambienti degli agricoltori, che compromettono le attività agricole già oberate da al­tre pesanti problematiche. Una presa di posizione responsabile, una denuncia circostanziata che andrebbe presa in seria conside­razione.

gazzettacapitanata