Gli olivicoltori scrutano i filari con una ruga di preoccupazione: la campagna 2023 è soltanto una promessa piccola e fragile come le infiorescenze che pendono dai rami. Basterebbe una grandinata per mettere tutto a tappeto. E sarebbe davvero un disastro considerato che la remunerazione potrebbe essere esaltante. Infatti, stando a quanto denuncia Assitol-Associazione Italiana dell’industria olearia aderente a Federalimentare e Confindustria il settore è in piena «crisi» di offerta. Addirittura, «a causa della scarsità di olio, le aziende temono di non riuscire a garantire ai consumatori i loro prodotti nei prossimi mesi». La situazione sarebbe peggiorata dal fatto che «in un quadro così difficile, la costante spinta promozionale potrebbe addirittura anticipare l’esaurimento dei già scarsi quantitativi di olio a disposizione». «Colpa – spiega una nota Assitol – della disastrosa campagna olearia, su cui hanno inciso siccità ed episodi di meteo estremo, e dei rincari della materia prima».
«Sta succedendo quello che avevamo paventato agli inizi della campagna – spiega Andrea Carrassi, direttore generale dell’Associazione – a causa della scarsa produzione, il nostro settore rischia di non avere a disposizione la quantità di extra vergine sufficiente a rifornire il mercato nei prossimi mesi».
L’Italia – sostiene Assitol – ha registrato un pesante calo produttivo, pari al 30% in meno di olio. A pesare sui mercati, tuttavia, è stata soprattutto la situazione della Spagna, primo produttore mondiale di olio d’oliva, che ha visto dimezzare i propri quantitativi a causa della siccità prolungata, attestandosi sulle 700mila tonnellate. Questa contrazione record ha generato l’impennata verso l’alto dei costi della materia prima, cui si sono aggiunti i rincari energetici e quelli del confezionamento. La disponibilità di olio, sia in Italia che all’estero, è quindi ai minimi termini. Per giunta, stando alle prime previsioni Assitol sulla prossima campagna, il quadro è destinato a peggiorare, a causa del perdurare della siccità in Spagna e in buona parte del Mediterraneo.
Assitol denuncia poi che «lo scenario, anche in futuro, sarà segnato dalla scarsità di materia prima e da costi di produzione in ascesa, con evidenti ricadute sui consumi. La diminuita disponibilità di olio ed i conseguenti rincari non hanno però fermato le vendite promozionali, mettendo così a rischio i già scarsi quantitativi di extra vergine a disposizione». «In questi mesi l’olio è divenuto un bene prezioso e il ricorso al sottocosto potrebbe anticipare l’esaurimento dei nostri prodotti – stigmatizza il Carrassi – Ecco perché ribadiamo l’appello al senso di responsabilità di tutta la filiera, dalla produzione agricola all’industria che rappresentiamo, fino alla Grande Distribuzione, affinché sia possibile garantire l’olio d’oliva sulle tavole degli italiani».
Nel barese col fiato sospeso – Fonti qualificate del Barese invitano alla prudenza: «I prossimi giorni saranno determinanti». È vero che si conferma un progressivo aumento dei prezzi della materia prima («Ora all’ingrosso il prezzo dell’extravergine è di oltre sete euro al chilo e due anni fa era 3,80»), Ed è vero anche che i rincari sono generalizzati («Il vetro è il doppio, il tappo è il doppio») e che la Spagna potrebbe avere scarsa produzione anche nella prossima stagione. Però a Bari e provincia la speranza è viva. Si spera che «l’umidità di questi giorni ci risparmi dai danni perché la campagna si preannunzia buonissima». Spiega un esperto del settore che «entro una settimana si capirà come andrà l’allegagione. Lungo la costa si stanno aprendo i fiori, appena sali in collina si apriranno nel giro di 3-10 giorni. Poi ci sarà l’allegagione, cioè il fiore sarà impollinato dal vento e avremo l’olivetta. Se non ci sarà una grandinata o la mosca olearia, con questa acqua che è ottima la metà del lavoro è fatto e avremo una buona annata». Quindi se la campagna 2023 a Bari e Foggia (che vuol dire il 40% dell’extravergine di qualità) va bene, i produttori locali si potrebbero ritrovare con scarsità di prodotto a livello internazionale o almeno europeo e, quindi, con prezzi che potrebbero garantire buoni margini. Mentre per quanto riguarda i consumatori pugliesi potrebbero stare tranquilli per l’approvvigionamento, magari con dei prezzi un po’ più alti.
«In Puglia non mancherà mai, ma costerà»
Ruggiero (Consorzio oliveti d’Italia): la gente ha capito e premia la qualità, bene i fatturati delle aziende serie
«In Puglia l’olio non mancherà mai». Nicola Ruggiero (presidente del Consorzio oliveti d’Italia) rassicura circa la disponibilità di prodotto ma chiarisce: «È ovvio che, avendo prodotto l’anno scorso meno della metà, i prezzi sono in rialzo».
A suo parere in molti casi «l’industria aveva usato le vecchie scorte di olio spagnolo per mantenere i prezzi bassi e per fare i contratti al ribasso con la Gdo (la Grande distribuzione organizzata; ndr). «Una parte dell’industria, guarda caso quella che non è nei parametri dell’extravergine, ha fatto i contratti al ribasso. Invece – continua – il sistema pugliese, nonostante quello che si dica, si va man mano rafforzando e non è più schiavo delle speculazioni e, quindi, la flessione del prezzo al ribasso qui non riesce facilmente. Nell’olio, per la dimensione delle imprese, per le centinaia di frantoi che vendono il proprio olio di qualità e per le cooperative, il sistema pugliese si sta affrancando. Alcuni industriali però erano abitati a giocare sul mercato spagnolo e quando la Spagna ha iniziato a far mancare il proprio olio chi ha tentato di fare le speculazioni si è trovato senza olio e con i contratti sottoscritti con la Grande distribuzione. Quindi ora questi, sempre i soliti per la verità, hanno scritto alla distribuzione che non sono più in grado di consegnare e altri che faranno i prezzi mese su mese»….
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