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VIESTE ANNI TRENTA – CRONACHE DI SCUOLA E DI VITA TRA LA PACE E LA GUERRA D’AFRICA (1)

Un viaggio nella memoria può cominciare da ogni età e tempo.

Il viaggio che racconto in questo libro comincia e svolge negli Anni Trenta, visti con gli occhi di allora e, inevitabilmente, di oggi. Passato e presente che a volte si richiamano per antagonismo, altre volte per somiglianza. L’intento? Offrire un contributo a chi vuole saperne di più di quel periodo, con particolare riguardo al nostro paese, e consentire ai giovani, magari quando la vita darà loro più tempo, di capire meglio cose dette, talora ascoltate dalla voce dei genitori o dei nonni, qualche volta anche con un po ’ di sopportazione.

La mia generazione – i nati negli Anni Venti e dintorni – si è trovata a contatto con tutti i grandi momenti – tranne la prima guerra mondiale – della storia nazionale del Novecento. Il primo fu la guerra per la conquista dell’Etiopia negli anni 1935/36. Seguirono la seconda guerra mondiale, il dopoguerra e la ricostruzione. Poi, negli Anni ‘50/60 il boom della nostra economia, salutato come “ miracolo economico”, che pensammo o sperammo dovesse continuare a lungo: ma non fu così… perché poi la situazione si stabilizzò. Quindi, con cadenza quasi decennale, la contestazione sessantot­tesca, le brigate rosse, la crisi dei partiti, l’alba di un nuovo sistema politico. Al presente, mentre viviamo la storica realtà della costituita Unione Europea, con moneta unica, ci troviamo a fare i conti i sussulti dell’integralismo islamico e con l’immigrazione incontrollata di cittadini extracomunitari. Passeranno anche questi fenomeni.

Ora, cedendo al fascino della nostalgia per gli anni tra la fanciullezza e l’adolescenza, che di tanto in tanto nei pensieri e nelle conversazioni affiorano alla memoria, voglio rievocare in queste pagine, il primo di quegli avvenimenti, a 70 anni dal suo svolgersi (ottobre 1935-maggio 1936): il conflitto italo-etiopico, ripreso da un particolare angolo visuale: la scuola elementare di Vieste.

Settant’anni fa sembra un tempo tanto lontano. Eppure quanti eventi, anche di qualche anno prima, si fanno tuttora ricordare. Diamo prima uno sguardo a quel periodo. Nel 1933 l’Italia è sul punto di uscire dalla grande crisi economica partita nel ’29 dagli Stati Uniti, che ha fatto aumentare la disoccupazione e creato sacche di miseria nel mondo. In Italia c’è aria di fiducia; c’è entusiasmo per i successi mondiali in tricolore: il pugile Primo Camera ha conquistato il titolo mondiale dei pesi massimi; ventiquattro aerei in formazione, guidati da Italo Balbo, sono volati dall’Italia negli Stati Uniti, compiendo un’impresa mai sperimentata da altri, che viene battezzata trasvo­lata atlantica; il transatlantico Rex si è aggiudicato il nastro azzurro per la traversata più veloce dall’Europa all’America.

L’anno dopo, 1934, l’Italia sportiva è esultante per il successo nei mondiali di calcio, giocati in casa e vinti dalla nostra nazionale. In altro settore, quello aeronautico, un nuovo successo viene colto dalla nostra aviazione: il maresciallo pilota Francesco Agello, con un idrovolante Macchi C T2 supera la barriera dei 700 chilometri e stabilisce il record mondiale volando alla media di Km. 709,209.

In sede locale, a Vieste, negli stessi anni si registrano interessanti sviluppi e affermazioni imprenditoriali nel pubblico e nel privato:

La segheria di Mandrione, già di proprietà privata, viene statalizzata ed incrementa la lavorazione dei tronchi d’albero esboscati dalla foresta Umbra, portando l’occupazione sino a 70 operai giornalieri. Adesso, 2006, non arrivano neanche a 10.

Dietro la Torre viene banchinato un breve tratto di spiaggia e costruito un molo di 40 metri. Non è il porto, tuttavia è il primo atto concreto di un’idea, che verrà realizzata 50 anni dopo.

La scuola elementare comincia ad uscire dagli stanzoni al pianoterra presi in affitto dal Comune e adibiti ad aule scolastiche, ed entra nel primo lotto dell’edificio suo proprio costruito in un unico complesso con gli uffici del Comune, inaugurati il 15 agosto 1926.

La ex segheria al Pantanello, installata nella seconda metà dell’Ottocento da una società francese, è ceduta alla fine del secolo a Michele Scannapieco, che dopo oltre un trentennio la dismette e al suo posto introduce la lavora­zione del pomodoro pelato. Passa ancora di mano e qualche anno dopo – siamo ancora negli Anni Trenta – la società nuova proprietaria aggiunge un impianto per l’estrazione dell’olio dalla sansa (non commestibile). Cessata l’attività del pomodoro alla fine degli Anni Cinquanta e quella dell’olio nel 1990, il capannone e le sue ciminiere sono stati demoliti per far posto a civili abitazioni.

Sulla lieve altura della punta S. Croce, alla “banchina”, nel 1936 viene costruito dalla Cirio uno stabilimento ittico-conserviero. Inscatola alici e sardine pescate a Vieste, che trovano largo mercato in Italia. Verrà trasferito nel 1974 a Mandrione e lì chiuso nel 1984, stroncato dalla concorrenza del Nord-Africa.

Nel 1938 arriva con le condutture dell’Acquedotto Pugliese l’acqua del Seie. Fino ad allora la si comprava in bottiglia nel negozietto al principio di corso 1. Fazzini, sotto la nicchia con la statuina di San Michele. Le fontanine già predisposte in vari siti del paese cominciano ad erogare l’acqua, che solo negli Anni Cinquanta arriverà in tutte le case.

I fratelli Montecalvo Giuseppe e Nicola, su di un’area in via XXIV Maggio, attivano un frantoio oleario e un impianto per la lavorazione del pomodoro pelato. Questo viene esportato in gran parte negli Stati Uniti, dove altri due fratelli s’incaricano della vendita. Così fino alla vigilia della seconda guerra mondiale, quando sono costretti a cessare l’attività. Cinquant’anni dopo, su quell’area sorgerà l’edificio che comprende il supermercato “Olmo” Fra i produttori agricoli, il possidente Biagio Mafrolla è premiato con meda­glia d’oro nella battaglia del grano e riceve riconoscimenti per l’incremento della produzione olearia e di altre colture.

Mio nonno Ragno Nicola Maria, artigiano fabbricante di fiscoli, è premiato nel 1932 con medaglia di bronzo alla 1A Mostra Nazionale di accessori e macchine complementari dell’oleificio. Tiene bottega al n. 34 di via S. Maria di Merino..

I fratelli Settimio Savino e Luigi, titolari di un bar al corso Lorenzo Fazzini (ai nostri giorni Italbar, di Cellamare), mettono su una piccola distilleria di liquori che ben presto si accredita, soprattutto con la specialità Stella Polare. Chiuderà con la guerra per non più riaprire.

La costruzione della Ferrovia del Gargano, iniziata a metà degli Anni Venti, da San Severo, nel 1931 arriva a Calenelle, e lì finisce. E’ un’opera importante per il Gargano, e si festeggia F avvenimento. La strada ferrata è ancora il mezzo di comunicazione più comodo e praticato. A Vieste, dove si era sperato che arrivasse fin qui, c’è un po’ di delusione e c’è anche chi ha ancora fiducia nel futuro.

A Roma, l’attenzione del governo si va concentrando sull’Africa, precisamente sul vasto impero etiopico che confina con le nostre vecchie colonie Eritrea e Somalia. Il fascismo cerca spazio e prestigio per gli italiani.

Dal finire del ’34 e per tutto il ’35, la propaganda governativa è mobi­litata per acquisire il favore degli italiani alla guerra contro l’Etiopia, guerra definita pittorescamente “la conquista del posto al sole”. A tal fine si decantano le grandi risorse dell’Etiopia: filoni di quarzo aurifero, minerali di ferro, zolfo, e prodotti agricoli: caffè, tabacco, mais. Si dice che laggiù vi sarà lavoro per tutti i disoccupati di casa nostra e che dietro i soldati e i vessilli verranno

portati in quel lontano impero leggi, istituzioni civili, pace sociale, nonché tanti lavoratori per costruire e far funzionare strade, acquedotti, case, scuole.

Sui giornali riappaiono vecchie oleografie del forte di Macallè, di Adua, di Dogali e si rievocano le gesta dei nostri soldati nella prima guerra contro l’Etiopia (1896).

Cartoline illustrate che esibiscono spicchi di nudità delle ragazze etiopiche inondano l’Italia e accendono la fantasia concupiscente degli italiani. La canzone più in voga del momento, Portami tante rose, è spodestata da Faccetta nera, che diventa subito popolarissima. Anche se non piace a Mussolini. Si dice che non gli piace, primo perché è cantata in dialetto romanesco, mentre lui vuole “plasmare” l’italiano nuovo anche attraverso la lingua parlata; secondo, perché in essa c’è troppo “volemose bene” con i vinti abissini: Otterrà solo che sia presto riscritta e cantata in italiano.

Il 3 ottobre 1935 le truppe italiane dislocate in Eritrea passano il Mareb, il fiume che segna il confine con l’Etiopia. Questo Paese, su cui regna Hailè Selassiè, malgrado le sue strutture arretrate e semifeudali è uno Stato sovrano nel panorama della comunità internazionale. Perciò, gli Stati membri della Società delle Nazioni (l’ONU di oggi) decidono di colpire l’Italia con sanzioni economiche. Le quali consistono principalmente nel non vendere al nostro Paese materie prime, di cui siamo purtroppo privi, soprattutto petrolio e carbone indispensabili a far funzionare la nostra industria. Non tutti gli Stati applicano, però, le sanzioni o le applicano in maniera incompleta, per cui perdono gran parte dell’efficacia immaginata dai promotori per fermare l’Italia. Non solo. Ma il fatto che 52 Stati abbiano votato questo atto contro l’Italia eccita la solidarietà nazionale, che, sapientemente orchestrata dalla propaganda governativa, prevale su ogni altra considerazione, anche sul risentimento di vecchi oppositori del fascismo, che ad esso manifestano ora apertamente il loro consenso. “Per la prima volta nella loro storia la maggioranza degli italiani si riconosceva nello Stato e aveva la consapevolezza di essere una sola entità dalle Alpi alla Sicilia. Prima del regime fascista avevano in comune lingua e religione, ma in comune non avevano la storia e mancavano di valori e aspirazioni nazionali” (Giordano Bruno Guerri, Antistoria degli italiani).

Gli italiani ora vivono – o credono di vivere – il loro momento magico. Corre avanti agli altri, con poche eccezioni, la piccola borghesia: impiegati, insegnanti, professionisti in cerca di affermazione, mezzi signori con un po’ di studi e un po’ di proprietà: tanti gerarchetti, chi con la divisa e chi senza, a cui il regime fascista con le sue organizzazioni e i suoi riti offre l’occasione di uscire dal grigiore della routine quotidiana (problemi di lavoro, di famiglia, di relazioni, ecc.) e di sentirsi “qualcuno”, di sentirsi in qualche modo partecipe del progetto mussoliniano della nuova grande Italia.

Nel progetto è rivolta una particolare attenzione ai giovani, che vengono seguiti nell’organizzazione giovanile fascista e stimolati con iniziative culturali e sportive Ne ricordo due. Una, “I littoriali della cultura”, imperniati su prove culturali diversificate fra studenti delle scuole secondarie superiori e fra studenti universitari; due, “I ludi iuveniles”, gare sportive di primavera disputate con la partecipazione di molti studenti, distinti per ordine di scuola.

Di quest’Italia di settant’anni fa, sinceramente patriottica, piena di fervore, bigotta nel culto del “Duce”, si può cogliere un’immagine, ripresa da Vieste, leggendo le cronache scolastiche degli insegnanti del tempo, che io poi ho conosciuti quasi tutti da vicino, una diecina di anni dopo, ancora servizio. E posso assicurare che erano persone equilibrate, valorosi educatori, più di uno dotato di notevole spirito critico, refrattari alla politica attiva, amanti più della casa che della piazza. Persone nient’affatto codine, come, leggendo quelle cronache, il facile senno del poi potrebbe far pensare.

Eppure, nei registri scolastici dell’anno 1935/36, oltre alle notazioni di ordine didattico, parecchio spazio è dedicato a riferire le celebrazioni in classe, e fuori nelle adunate, di date storiche del fascismo, eventi di Casa Savoia, riunioni degli insegnanti per aggiornarsi sulla cultura fascista, iniziative e manifestazioni in sintonia con le sollecitazioni governative. Primeggiano su tutte le notizie della guerra in corso contro l’Etiopia.

Penso farà piacere agli amanti della storia, a chi allora c’era e ai molto più numerosi che non c’erano, leggere la rievocazione di quegli avvenimenti ripresi dalle note di quei cronisti d’occasione che furono gli insegnanti, spettatori e partecipi del loro tempo, e da altre voci. Sono notizie significative dei sentimenti che animarono i cittadini durante la guerra d’Africa e negli anni vicini, in quell’arco di tempo che si chiamò ufficialmente “era fascista” e contrassegnò gli anni con una propria numerazione, che cominciava dal­l’ascesa al potere di Mussolini, il 1922, detto appunto “1° dell’era fascista”. Durò fino alla caduta del fascismo, cui seguì, quaranta giorni dopo, l’uscita dell’Italia dalla seconda guerra mondiale.

Leggiamo dunque tali note come furono scritte dagli insegnanti, e le chiose, i collegamenti e i riferimenti di cronaca e storia che ho ritenuto di introdurre, senza intenti laudativi o denigratori, dove mi è sembrato fossero utili ad inquadrare nel loro tempo storico, per meglio comprenderli, gli avvenimenti di quegli anni e ciò che dissero o fecero coloro che ne furono protagonisti; nonché per dare organicità all’esposizione.

Sono gli anni che negli scritti di oggi il lettore troverà ricordati talora in modo colorito, come “anni ruggenti”, ma più spesso, come dallo storico Renzo De Felice, “anni del consenso”.

Celebrazioni filateliche di eventi degli Anni Trenta

1933 – Emissione celebrativa della Crociera aerea Nord Atlantica,guidata da Italo Balbo

1934 – Vittoria azzurra ai campionati mondiali di calcio. Merito dei nostri fortissimi giocatori e del C.T. Vittorio Pozzo, che negli spogliatoi li sprona con temi patriottici, li fa cantare “Fratelli dTtalia”. Così si dice. L’Italia vincerà anche i mondiali del 1938, giocati in Francia.

1935 – I littoriali della cultura e dell’arte. Partecipavano gli studenti delle scuole superiori e gli studenti universitari.

La Fiera del Levante di Bari nasce nel 1930 con lo scopo di favorire gli scambi commerciali fra Occidente e Oriente. Dopo la seconda guerra mondiale verrà propagandata per quattro anni di seguito con un francobollo.

1936 – La proclamazione dell’Impero: quattro dei tredici valori della serie, e cioè: Romolo, Augusto, Vittorio Emanuele II e Garibaldi, il Milite Ignoto.

ludovico ragno 2006

(1 – CONTINUA)