La polemica e le perplessità che imperversano in questi ultimi anni è sulla questione delle proroghe che sono in netto contrasto con la direttiva europea Bolkestein del 2006, recepita in Italia nel 2010, che decreta l’apertura al mercato libero delle concessioni demaniali marittime per fini turistici e ricreativi tramite gare pubbliche. Ad oggi Bruxelles non ha avviato le sanzioni per la mancata applicazione della suddetta direttiva. Il presidente del Sindacato balneari-Confcommercio, Antonio Capacchione, afferma che “lo scorso aprile, l’UE ha predisposto l’infrazione nei confronti dell’Italia e di altri 9 paesi che non hanno recepito la direttiva comunitaria sui lavoratori stagionali, volta ad assicurare condizioni di vita e di lavoro dignitose, pari diritti e una tutela sufficiente dallo sfruttamento”. Con il susseguirsi dei governi, dai tempi di Treu, Dini, Libro Bianco di Marco Biagi, Jobs Act sono peggiorate le condizioni dei lavoratori impiegati nel turismo e non solo. La precarizzazione non si arresta nemmeno con il Decreto sul Lavoro del Primo Maggio che ha riproposto i voucher per gli “stagionali” senza contribuzione e tutela per la malattia, maternità ecc. Il Governo Meloni non può ancora temporeggiare, come fece con il Decreto mille proroghe 2022, sulla questione concessioni balneari. Le sentenze del Consiglio di Stato, la più recente la n. 14 del 24 febbraio 2023 ha disposto l’illegittimità di qualsiasi proroga automatica delle concessioni in essere, le quali cesseranno a fine anno 2023. La Corte di giustizia europea, su nove questioni sottoposte dal Tar Puglia, Lecce, è intervenuta sulla valutazione della “scarsità della risorsa naturale” in funzione delle concessioni disponibili. Secondo l’art 12 della direttiva 2006/123 “Qualora il numero di autorizzazioni disponibili sia limitato per via della scarsità delle risorse naturali o delle capacità tecniche utilizzabili, gli Stati membri applicano una procedura di selezione tra i candidati potenziali, garantendo l’imparzialità, la trasparenza e la pubblicità dell’iter procedimentale. Quindi, il presupposto per applicare la direttiva Bolkestein è che il numero delle autorizzazioni di un’attività sia limitato in ragione della scarsità della risorsa naturale. Riportando la questione alle attività balneari del nostro territorio e ascoltando le dimostranze degli imprenditori locali, gli effetti della direttiva europea potrebbero interessare quelle aree della Riviera Sud e del litorale di Manfredonia in cui non siano presenti strutture ricettive stabili per fini “turistici e ricreativi”. Dovrebbero esser salvi e non sottoposti a gara pubblica quegli stabilimenti fissi in muratura presenti in alcune aree del litorale di Siponto. La questione resta ancora accesa. Il governo italiano deve provvedere al più presto a disciplinare i criteri e le modalità di espletamento delle gare a cui ogni Comune dovrà attenersi per assegnare le future concessioni demaniali marittime perché la scadenza del 31.12.2023 si avvicina. Si auspica un tempestivo intervento governativo volto a preservare gli oltre 7000 Km di costa e tutelare il settore turistico-balneare che è strategico per l’economia del nostro paese. Esso è costituito da oltre 30.000 piccole e medie imprese, molte delle quali a conduzione familiare e da migliaia di lavoratori stagionali che garantiscono la qualità dei servizi made in Italy, tanto apprezzati dai turisti stranieri, preservando al contempo “la risorsa demaniale marittima”.
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