Siponto, Barletta, Trani, Bari, Brindisi, Taranto, Otranto città portuali della Puglia nell’Alto medioevo rinnovano i contatti col Mediterraneo orientale. Sulle navi che solcano il mare viaggiano, uomini, mercanzie e idee e culti religiosi. Dopo i culti pagani di Iside, Cibele, Attis provenienti dall’Egitto e dalla Grecia quelli cristiani, velocemente attecchiscono nelle contrade pugliesi dove si diffonde e si radicalizza una profonda venerazione per gli angeli.
La devozione di questi esseri, mediatori, tra l’umano e il divino, si intensifica al punto che nel 336 il canone 35 del Concilio di Laodicea vieta il culto degli angeli, che si sta diffondendo tra le genti cristiane in quanto malviste dalla gerarchia ecclesiastica che reputa illecito adorare le creature alate. La proibizione non servirà a nulla, giacché l’adorazione delle entità angeliche si protrarranno ulteriormente. Innanzitutto ad essere venerato è l’Arcangelo Michele che nella lingua ebraica significa “Chi come Dio!”.
Micha’el, ricordato nelle Sacre Scritture, è lo stratega delle milizie celesti che, al servizio di Dio, schiaccia il Male. Inoltre è anche il guardiano delle porte e assiste i devoti in vita e infine introduce i defunti al cospetto del Signore, armato di una bilancia con cui pesare le anime, mansione, quest’ultima, ereditata da Hermes/Mercurio della religione greca, come pure da Anubis, divinità egizia, dalla testa di sciacallo che presiede al trapasso dei mortali.
La fama dell’Arcangelo, però, è legata nei territori del Mezzogiorno d’Italia alle sue capacità di taumaturgo. A Cherotopa, Colosse e Konya, in Turchia, Michele è venerato come medico, guaritore dei vivi e il suo ruolo è in connessione con le virtù salutari di acque miracolose delle fonti termali che provengono da Bisanzio.
Qui è attestato, per il IV secolo, un Michoelion che, sulla sponda europea del Bosforo è consacrato da Costantino in sostituzione di un vecchio tempio dedicato alla dea Vesta. Nel santuario edificato dall’illustre basileus si pratica il rito taumaturgico dell’incubatio, per cui il soggiorno nell’aria santuariale consente di guarire da violenti febbri. Il “male” che si scaccia è più fisico che metafisico, e forse anche in ciò risiede il segreto del successo di Michele presso i fedeli.
L’Arcangelo Michele è inoltre ritenuto un guerriero protettore dei basileus, nel loro ruolo di condottieri sulla Terra: cosicché la reverenza per l’angelo rispecchia la deferenza da prestare all’imperatore d’oriente.
Da Bisanzio, per la fitta rete dei contatti marittimi con le sponde pugliesi, il culto di San Michele approda nella Daunia. Qui sul Gargano impervio, ricco di boschi e spelonche, in cui un tempo allignava il paganesimo, secondo le notizie tramandateci da Strabone ne faceva il ricetto dell’indovino acheo Calcante e del terapeuta Podalirio, figlio di Asclepio, il patrono della medicina. Il Gargano, quindi, sede di profezie e guarigioni liturgiche sviluppa la cultualità per l’Arcangelo che è in grado di surrogare col messaggio cristiano le credenze idolatre. Oltretutto il Gargano costituisce di per sé l’axis mundi, naturale collegamento tra il piano terrestre e quello celeste, frontiera tra il visibile e l’invisibile, destinato a una dimensione religiosa tipica di svariate culture. Il Gargano è il trampolino ideale per avvicinarsi a Dio almeno spiritualmente. L’ascensione purificatrice lungo i tortuosi sentieri montuosi ancora oggi risulta carica di insidie e suggestioni fra i dirupi e passaggi impervi che rappresentano le asperità da superare nel cammino di ritorno a Dio.