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ASSEGNO UNICO, COME RICHIEDERLO SE NON SI HA PIÙ IL REDDITO DI CITTADINANZA. LA GUIDA

Fino a febbraio 2024 l’Assegno unico e universale (Auu) sarà garantito anche ai nuclei familiari che non hanno più diritto al reddito di cittadinanza. Ecco cosa cambia dopo l’introduzione del nuovo Assegno di inclusione (Adi) . Stretta sull’Isee: se ci sono errori da settembre si rischia il taglio dell’importo.

Cosa sono l’Assegno di inclusione e l’Assegno unico universale?

L’Assegno di inclusione dovrà essere richiesto da uno dei componenti del nucleo familiare e verrà riconosciuto, a decorrere dal primo gennaio 2024, ai nuclei familiari che abbiano almeno un componente disabile, minorenne, di età pari o superiore a 60 anni o inserito in un programma di cura e assistenza dei servizi socio sanitari territoriali, certificato dalla pubblica amministrazione. Il beneficio aumenta se in famiglia sono presenti solo over 67 o altri disabili gravi. L’Adi è compatibile e si integra con l’Assegno unico e universale (Auu). Quest’ultimo, invece, è un sostegno economico alle famiglie attribuito per ogni figlio a carico fino al compimento dei 21 anni e senza limiti di età per i figli disabili. L’importo spettante varia in base alla condizione economica del nucleo familiare, sulla base di un Isee valido al momento della domanda, tenuto conto dell’età e del numero dei figli e di eventuali situazioni di disabilità.

Cosa cambia per famiglie con minorenni e disabili a carico

Per i nuclei familiari con componenti minorenni e disabili non cambia nulla. Queste famiglie continueranno ad avere diritto al Reddito di cittadinanza fino al 31 dicembre 2023 , così come previsto dal decreto-legge n. 48/2023. E con le stesse modalità già in vigore sarà riconosciuta anche l’integrazione relativa all’Assegno unico e universale. Fermi restando i requisiti di legge, la continuità di tale prestazione familiare viene garantita, come si diceva, fino al compimento dei 21 anni di età da parte di eventuali figli maggiorenni.

Cosa cambia per chi ha superato il limite massimo di mensilità del Rdc

Le novità riguardano, invece, quei nuclei familiari che a luglio hanno raggiunto il numero massimo di sette mensilità di Reddito di cittadinanza (limite fissato con la Legge di bilancio 2023). Avranno diritto all’Assegno unico e universale i nuclei che, pur in mancanza di figli minorenni, comprendono figli tra i 18 e i 21 anni che siano studenti, disoccupati o impegnati in corsi di formazione . Per queste famiglie l’integrazione dell’Auu sul Rdc relativa alla mensilità di luglio verrà regolarmente corrisposta dall’Inps. L’accredito avverrà in data 27 agosto con le ordinarie modalità di accredito del Rdc.

Cosa succede se il cittadino non ha presentato la domanda di Auu

Anche nell’ipotesi in cui il cittadino che ha superato le sette mensilità di Rdc non presenti la domanda per l’Auu, l’Inps garantisce comunque la fruizione della prestazione per i figli maggiorenni per i quali ricorrano tutti i requisiti previsti dalla legge (descritti in precedenza). Poniamo, come esempio, che il Rdc sia stato sospeso a partire da agosto 2023 per un nucleo familiare che comprende figli maggiorenni studenti, cui spettava l’integrazione di Auu su Rdc. In questo caso, in assenza di domanda per l’Auu, la famiglia percepirà quanto spettante sulla carta Rdc, senza interruzioni. Nel caso specifico, per il mese di luglio sarà liquidata – entro il 27 agosto – la sola integrazione al Rdc, mentre per tutte le successive mensilità, fino a febbraio 2024, sarà versato l’importo integrale di Auu.

Cosa cambia dal 1° marzo 2024

A decorrere dal 1° gennaio 2024, tutti i nuclei familiari con figli a carico che non hanno ancora presentato la domanda per l’Auu dovranno farlo, così da poter percepire la prestazione a partire dal 1° marzo 2024. Tale domanda può essere presentata entro il 30 giugno 2024 e a quel punto gli evenutali arretrati (dal 1° marzo, appunto) saranno regolarmente versati.

corrieredellasera