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CARPINO FOLK FESTIVAL:  SULLA TOMBA DEI LEONI BALLANO LE IENE

“Ciao Rocco, ci vediamo domani dal fotografo”. Iniziavano così le prime conversazioni con Rocco Draicchio, era l’inverno del 1996, per poi parlare dei nostri progetti e sinergie, io Tuttogargano, lui Carpino Folk Festival. Ci incontravamo appunto “dal fotografo”, che altro non era che un negozio di Carpino.

Lì c’era Luciano Castelluccia, poi arrivavano Alessandro Sinigagliese, Antonio Manzo. Io giovanissimo, 28 anni, loro molto più di me. Un’amicizia forte tra loro che solo insieme poteva ereditare tutto ciò che lasciò Rocco a Carpino. Poi c’era Antonio Basile che già allora faceva mille cose da Carpino e Bologna. Lo ricordo bene che per loro, fedelissimi di Rocco, non fu affatto facile ritrovarsi tutta quella eredità così giovani ed inesperti.

Pensare di gestire un Festival alla sola terza edizione, ma che già aveva riscosso un successo enorme, gli avrà fatto indubbiamente tremare le gambe. E Luciano Castelluccia, appena ventenne, si ritrovò l’arduo ruolo di sostituire Rocco Draicchio nella direzione artistica del Festival, mentre gli altri, inclusi alcuni non nominati, a far da cuscinetto alle tante possibili lacune nel gestire una macchina dove Rocco si preoccupava di mille cose.

Alla fine ce l’hanno fatta. E non per un anno ma per 20.

Certo, sarà capitato a molti di chiedersi “chissà se ci fosse stato ancora Rocco come sarebbe andata…”, domanda legittima considerando il suo talento di idee e visione. Ma questo è un altro discorso.

Resta che il Carpino Folk Festival è riuscito ad andare così avanti da meritarsi il non facile riconoscimento dell’evento più importante del Gargano e soprattutto più longevo, dopo il Carnevale di Manfredonia. La costanza e l’esperienza di quei ragazzi ha portato un balzo di un certo livello alla cultura musicale e di tradizioni Carpinesi che diventa solo ridicolo e piuttosto imbarazzante non riconoscerlo.

Purtroppo però qualcuno a Carpino è riuscito anche in questo, cioè far scomparire l’evento più importante e longevo del Gargano, pur di deridere proprio loro, i ragazzi di Rocco. E questo qualcuno ha un nome e cognome; Rocco Di Brina, tra l’altro loro acerrimo supporter fin quando non è diventato Sindaco.

Ma entriamo meglio in merito a quanto affermo. Premetto che non mi occuperò affatto delle varie diatribe tra il Sindaco e L’Associazione CFF perché è una discussione superflua, dove c’era molto di più da salvare dei differenti punti di vista ed eventuali soluzioni. Conosco bene anche Castelluccia, Basile e Sinigagliese, e non sarò certo io a dire che non hanno alcun difetto, che non sono a volte diffidenti, aggiungerei fondamentalisti, capoccioni (aspetto che ha dei contro però ha anche salvaguardato il CFF da continue possibili infiltrazioni), ma non basta ugualmente per riservargli solo tanta arroganza politica, denigrazione e una certa istigazione a dividere il proprio paese su questo tema. E questo lo fa proprio il primo cittadino, non l’ultimo.

Non conosco il Sindaco, tanto più questo mio post vuol solo essere di polemica, bensì che lo inviti alla riflessione, ma in questo caso lo chiedo a voi se un bravo Sindaco non si misura innanzitutto nel saper essere un buon Leader per il Popolo e non certo uno che divide le opinioni in un paese che si è sempre distinto nell’essere tutt’uno quando dicevi Folk, fave, olio, tradizioni, aldilà delle polemicucce interne che ci sono sempre state. Oggi no, Carpino non è più quella bella storiella che tutti i Carpinesi raccontavano a memoria, trasferendo senza accorgersene autentica tradizione.

I primi di Agosto sono passato da un Bar di San Giovanni Rotondo, tra mille volantini c’era uno di quelli pacchiani con la pubblicità credo di un negozio di Arredamenti o qualcosa del genere. Erano i Flayer utilizzati per promuovere il Festival “strapazzato e riciclato da loro”, su una di quelle carte semi lucide da offerte del supermercato. Qui conservo ancora i primi materiali grafici realizzati per il CFF, sono passati 26 anni e al Sindaco & friends farebbero ancora tanto comodo pur di non ballare sopra un evento spudoratamente da iene, senza alcuna memoria e rispetto altrui.

Lo stesso rispetto in cui dovrebbe calarsi almeno un paio di metri  l’attuale pseudo Direttore Artistico che scrive, difende, si atteggia, paragona e allude, senza manco sapere cosa stia effettivamente facendo, se non aver raccolto anche lui quella cultura sparsa nel paese dai giovani di Rocco. Ecco, se vuole dei meriti, alla prossima edizione ringrazi per primo quei ragazzi dal tanto lavoro sporco fatto per far si che qualcuno lo mettesse lì come rappresentante di una cultura rubata e non sudata, ma che tanto fa comodo al caro Sindaco, incapace invece di trovare soluzioni con quei ragazzi, per evidente mancanza di attitudine ad una certa leadership.

Per qualsiasi successo occorre prima la riconoscenza e a Carpino non se n’è vista, come non si vede alcun Leader che sappia affrontare le criticità con in fondo l’unico desiderio di vedere il proprio paese unito almeno sulle attività culturali, piuttosto che crearsi per primo un alibi per lo “scippo diplomatico effettuato”, anche perché caro Sindaco non stai dividendo le acque, tantomeno stai dividendo i buoni dai cattivi (e nemmeno i toast in 2).

Stai solo dividendo quelli che devono essere d’accordo con te da chi invece la pensa diversamente, dimenticando “stupidamente” chi potrà essere ricordato più di te per quello che ha dato a questo paese.

Riguardati Sindaco, rifletti bene, stai facendo molto male a tutto il Gargano, tu e il tuo festival comprato su Wish.

#carpinofolkfestival

#carpino

gaetano berthoud