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“L’acqua nel Foggiano è a rischio per i trialometani”

A dirlo è Vincenzo Rizzi, del Centro studi naturalistici di Foggia, secondo cui la situazione complessiva crea «un oggettivo rischio di tossicità cronica per la popolazione» Non c’è solo l’emergenza per l’alga rossa della diga di Occhito. Nell’acqua potabile della Capitanata c’è anche un problema relativo al livello anomalo dei trialometani, una sostanza sospettata di produrre danni al fegato. A dirlo è Vincenzo Rizzi, del Centro studi naturalistici di Foggia, secondo cui la situazione complessiva crea «un oggettivo rischio di tossicità cronica per la popolazione».

A proposito dell’alga, dice Rizzi, la Regione Puglia non mette a disposizione tutti i risultati delle analisi. «I valori pubblicati sul sito a seguito delle nostre proteste sono parziali e riguardano esclusivamente le microcistine e non la conta algale: ci sono stazioni di rilevamento dove si superano abbondantemente i 100 milioni di cellule algali per litro. Sono valori altissimi, che hanno comportato la chiusura temporanea della pesca da parte della provincia di Campobasso, mentre in Puglia è partita la campagna irrigua del Consorzio di bonifica della Capitanata».

Per quanto riguarda invece i trialometani, Rizzi ricorda che lo scorso anno la Regione ha disposto una deroga ai valori massimi ammissibili su tutto il territorio regionale. La deroga è stata poi rinnovata pochi giorni fa, ma solo per Foggia, Taranto e Brindisi. «Nonostante la delibera dello scorso anno prevedesse di dare ampia informazione alla popolazione – dice l’esperto -, Aqp si è limitato a pubblicare il comunicato sul proprio sito».

Secondo l’Arpa Puglia è tutto sotto controllo. «Al momento – dice il direttore scientifico Massimo Blonda – non ci risulta niente di anormale. I dati sull’alga rossa? Noi li comunichiamo alla Regione, che sul sito pubblica tutti i dati. Il parametro sensibile non è quello del numero di cellule ma la concentrazione della tossina, ed è fissato a un microgrammo/litro. Nell’acqua trattata le concentrazioni più elevate riscontrate a valle del potabilizzatore, nei giorni centrali della crisi, sono state di 0,4 microgrammi/ litro, dunque ben al di sotto dei limiti».

E per i trialometani? «È un sottoprodotto della clorazione che avviene al potabilizzatore. Non ci sono alternative: o si procede con una deroga al parametro, oppure con l’abbattimento attraverso opportuni accorgimenti come i filtri a carbone attivo». Esistono rischi per l’uso irriguo dell’acqua di Occhito? «Il consorzio della Capitanata ha commissionato uno studio a Ispra-Cnr. La conclusione di questo studio è che non ci sono particolari rischi. Nonostante ciò continuiamo il monitoraggio sul pesce e sui mitili, e si sta valutando se esiste la possibilità di riscontrare analiticamente la tossicità nei prodotti vegetali».

E’ opportuno vietare l’uso dell’acqua di Occhito? «L’Istituto superiore di sanità condivide pienamente le strategie e i vincoli adottati dalla Puglia. Siamo stati noi a suggerire alla Provincia di Campobasso di inibire la pesca nell’invaso, stessa cosa ha fatto nei giorni scorsi la Provincia di Foggia: ma non perché ci siano rischi nel pesce, ma solo per evitare che qualche pescatore dilettante venga a contatto con l’acqua dove ci sono concentrazioni elevate della tossina».