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MANCANO I SOLDI PER IL REGIONE/TURISMO, SALTA LA PARTECIPAZIONE DELLA PUGLIA ALLA BIT. IN FORSE LA PIANIFICAZIONE 2024

La stagione turistica non è ancora finita e già si pensa alla prossima: quest’anno con un occhio di particolare trepidazione. Per il 2024 mancheranno molti soldi al comparto del turismo e della cultura, ragione per cui si teme che la Puglia non possa partecipare alla Bit di Milano, manifestazione tra le più prestigiose. Rischia di essere annullata la partecipazione della Regione a quella ma pure ad una lunga serie di analoghe iniziative di promozione.

Mancano i soldi per una doppia ragione, in parte già note. La prima è che le spese per turismo e cultura non sono tra quelle previste nella nuova programmazione settennale dei fondi Ue (stiamo parlando del periodo 2021-27 le cui risorse si cominceranno a spendere l’anno prossimo, mentre fino al dicembre di quest’anno è in corso l’impiego della coda del precedente settennio 2014-20).La seconda ragione dipende da una recente decisione del governo: il Fondo di sviluppo e coesione (Fsc) – altro grande salvadanaio di risorse – non ammette altre spese se non quelle per investimenti in beni materiali e infrastrutture. Dunque il sostegno alla promozione di turismo e cultura, considerata alla stregua di spesa corrente, è fuori gioco.

«Si sta verificando quello che andavamo paventando da tempo. Fino a poco tempo fa – commenta l’assessore regionale Gianfranco Lopane – sembravano allarmi lontani. Ora si comincia a vedere l’effetto concreto e dannoso: è a rischio la nostra partecipazione alla Bit e a tutte le manifestazioni analoghe previste nel 2024».

Ce ne sono molte e hanno un discreto costo. Per il 2023 sono stati preventivati – e in parte già spesi – poco più di due milioni di euro per manifestazioni di promozione (fieristiche e no). Ci sono i quasi 380 mila euro per la Bit di Milano, tra affitto dell’area e allestimento. Ci sono i 450 mila euro (anche qui area e allestimento) del Buy Puglia che si svolge a Bari. Nella lista compaiono i 300mila euro per il TTG di Rimini, i 130mila per Cannes, per il Meeting dell’Amicizia e una manifestazione in programma a Fasano nel mese di novembre. E poi cifre minori per Lecce, Barcellona, anche la sfortunata Marrakesh. «Ma non c’è solo la partecipazione alle fiere. In discussione – aggiunge Lopane – è l’intero programma di promozione e di programmazione. Per il 2023 abbiamo stanziato circa 20 milioni: per le fiere, per gli infopoint della prima accoglienza, per il piano strategico “Puglia365”: iniziative per sostenere il turismo durante tutto l’arco dei dodici mesi».

Bisogna arrendersi alla penuria dei fondi? Probabile. Nel frattempo, il governatore Michele Emiliano e la sua giunta stanno provando a raschiare il fondo del barile: in questo caso il suo nome è Poc, programma operativo complementare. È il contenitore nel quale sono finiti circa due miliardi dei sette relativi alla precedente programmazione europea di cui si è detto. All’epoca dell’emergenza covid si stabilì, d’intesa con Bruxelles, che i fondi europei propriamente detti fossero spesi (secondo la regola N + 3) entro la fine del 2023. Mentre si fecero confluire nel Poc le risorse di cofinanziamento nazionale (soldi italiani): per questi fondi si concesse più tempo, fino alla fine del 2025. Tuttavia non sono soldi liberi e disponibili: in gran parte sono stati già impegnati per opere già previste da tempo.

Gli uffici dovranno appurare se esistono ancora cifre libere. Poi, però, occorrerà stabilire a cosa destinarle. Insomma: la Bit (e le altre fiere) restano a forte rischio. «Per questa ragione – sottolinea Lopane – continuo a rivolgere un appello al ministro Raffaele Fitto perché consenta che il Fondo di sviluppo e coesione possa finanziare la spesa di turismo e cultura, come in passato». Non è spesa per investimenti materiali, dice il governo. «Gli investimenti in beni materiali diventano cattedrali nel deserto se non sono accompagnati da investimenti in beni immateriali: come il turismo, la cultura, la ricerca».