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S. GIOVANNI ROTONDO/ «LICENZIATO PERCHÉ CHIEDEVA IL CONTRATTO NAZIONALE». IL TRIBUNALE REINTEGRA IL SAGRESTANO DI SAN PIO

Antonio La Porta era stato mandato via per aver chiesto un contratto più dignitoso. L’ente ecclesiastico di San Giovanni Rotondo: «Sindacalista occulto». Ma è reintegrato.

La Fondazione San Pio da Pietrelcina con sede a San Giovanni Rotondo licenzia un sagrestano, «reo» di avere ottenuto un miglioramento del contratto che si applica alla sua categoria. L’uomo si rivolge al Tribunale di Foggia con un ricorso ex articolo 700 e ottiene di essere reintegrato ed il pagamento delle mensilità arretrate. La sentenza è firmata il 26 settembre dal giudice Aquilina Picciocchi, la quale scrive: «Risulta dedotto e tanto più provato il motivo ritorsivo del licenziamento». Protagonista è il quarantaseienne Antonio La Porta, difeso in giudizio dagli avvocati Matilde, Marco ed Ottavio Pannone. Il licenziamento gli era stato notificato dalla Fondazione ed in particolare da Padre Aldo Broccato, che ne è il legale rappresentante, lo scorso 26 giugno. La missiva faceva riferimento ad un «giustificato motivo oggettivo».

Nello specifico all’impennata dei costi, secondo la Fondazione insostenibile, che sarebbe stato provocato dal nuovo contratto collettivo nazionale per i sacristi addetti al culto dipendenti da Enti ecclesiastici per il quadriennio 2022 – 2025. Tale contratto introduce un incremento della retribuzione di circa 300 euro al mese; l’inserimento di buoni pasti obbligatori da 6 euro al giorno; la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, per chi è assunto da più di 20 anni, da 40 a 36 ore settimanali; la possibilità per tutti i lavoratori con orario pari o superiore alle 25 ore settimanali e con più di un ventennio di anzianità di passare automaticamente al tempo pieno a 36 ore.

Su questi punti La Porta si era molto speso nei mesi passati in qualità di membro della giunta nazionale della Fiudac/s, la federazione italiana tra le unioni diocesane addette al culto,che discute il contratto collettivo nazionale con la Faci, la federazione tra le associazioni del clero in Italia. Tale impegno non era stato gradito dalla Fondazione San Pio, che lo scrive a chiare lettere nel provvedimento di licenziamento. Accusa La Porta «di fare il sindacalista occulto di sè stesso più che il sacrista» ed asserisce che, alla luce del nuovo contratto, gli esborsi della Fondazione aumenteranno tra i 300.000 ed i 400.000 euro all’anno e che si vede perciò costretta a licenziare tutti i sacristi ed a sostituirli con suore volontarie. Ricevuta la lettera, La Porta si ritrova senza stipendio da un giorno all’altro, anche perché la Fondazione gli comunica che in quanto «datore di lavoro non imprenditore, che svolge senza finalità di lucro attività di assistenza e religiosa, non applica la procedura di preavviso di licenziamento». Si rivolge, dunque, al Tribunale di Foggia, che gli dà pienamente ragione. «Il motivo del licenziamento del ricorrente va individuato – recita un passaggio della sentenza – nel ruolo assunto dal licenziato nelle trattative per l’approvazione del nuovo contratto collettivo nazionale sacristi. Esso è certamente un motivo ritorsivo e comunque illecito». La Fondazione San Pio dovrà farsi carico anche delle spese di lite, che il magistrato Picciocchi quantifica in 4000 euro.

«Il reintegro – dice La Porta – mi restituisce serenità, perché ero da luglio senza paga, con una famiglia da portare avanti e con un quinto dello stipendio impegnato per alcuni lavori che avevo realizzato a casa». Conclude: «In questi mesi di battaglia sono stato vittima di attacchi da molte componenti dell’ambiente ecclesiastico. L’avvocato dei Frati Cappuccini è arrivato al punto di presentare in giudizio 36 pagine di screenshot di messaggi di noi dipendenti del Santuario aventi il contratto di sacristi. La Fiudac/s, poi, mi ha sospeso da ogni incarico». Il motivo ufficiale? «Abbiamo preso atto – si legge nella missiva recapitata al sagrestano – della sua adesione ad una organizzazione sindacale e riteniamo che tale scelta sia incompatibile con gli incarichi da lei svolti all’interno della nostra organizzazione». La Porta è rappresentante sindacale aziendale della Cgil dal 23 maggio.