L’odissea nera di John von Neumann, l’uomo che disegnò la mappa infernale del mondo che oggi abitiamo, nel nuovo straordinario libro di Benjamín Labatut.
«È quasi irresistibile la tentazione, leggendo Maniac, di consultare la rete ogni due paragrafi per controllare la corrispondenza storica di ciò che Benjamín Labatut sta raccontando». – Paolo Giordano, Corriere della Sera
«Labatut fa un’azione narrativa ammirevole. Si immerge nelle vite di tre grandi scienziati, Ehrenfest, von Neumann e Hassabis, partendo da una base di finzione che trova sempre corrispondenza nella realtà e, dopo poche pagine – se sei un lettore scettico – smetti di farti domande e ti affidi completamente a questa esperienza immersiva.» – Sara Annicchiarico per Maremosso
Quando alla fine della seconda guerra mondiale John von Neumann concepisce il maniac – un calcolatore universale che doveva, nelle intenzioni del suo creatore, «afferrare la scienza alla gola scatenando un potere di calcolo illimitato» –, sono in pochi a rendersi conto che il mondo sta per cambiare per sempre.
Perché quel congegno rivoluzionario – parto di una mente ordinatrice a un tempo cinica e visionaria, infantile e «inesorabilmente logica» – non solo schiude dinanzi al genere umano le sterminate praterie dell’informatica e dell’intelligenza artificiale, ma lo conduce sull’orlo dell’estinzione, liberando i fantasmi della guerra termonucleare.
Che «nell’anima della fisica» si fosse annidato un demone lo aveva del resto già intuito Paul Ehrenfest, sin dalla scoperta della realtà quantistica e delle nuove leggi che governavano l’atomo, prima di darsi tragicamente la morte.
Sono sogni grandiosi e insieme incubi tremendi, quelli scaturiti dal genio di von Neumann, dentro i quali Labatut ci sprofonda, lasciando la parola a un coro di voci: delle grandi menti matematiche del tempo, ma anche di familiari e amici che furono testimoni della sua inarrestabile ascesa.
Ci ritroveremo a Los Alamos, nel quartier generale di Oppenheimer, fra i «marziani ungheresi» che costruirono la prima bomba atomica; e ancora a Princeton, nelle stanze dove vennero gettate le basi delle tecnologie digitali che oggi plasmano la nostra vita.
Infine, assisteremo ipnotizzati alla sconfitta del campione mondiale di go, Lee Sedol, che soc-combe di fronte allo strapotere della nuova divinità di Google, AlphaGo. Una divinità ancora ibrida e capricciosa, che sbaglia, delira, agisce per pura ispirazione – a cui altre seguiranno, sempre più potenti, sempre più terrificanti.
Con questo nuovo libro, che prosegue idealmente Quando abbiamo smesso di capire il mondo, Labatut si conferma uno straordinario tessitore di storie, capace di trascinare il lettore nei labirinti della scienza moderna, lasciandogli intravedere l’oscurità che la nutre.