L’AUMENTO COLPIRÀ 600 MILA FAMIGLIE È CIRCA 9,5 MILIONI DI SECONDE CASE —–
In media 850 euro in più all’anno da pagare per 600 mila famiglie senza peraltro risolvere il problema della disponibilità di alloggi nelle grandi città, denuncia l’Aigab, l’Associazione italiana gestori affitti brevi. E’ questo il risultato dell’aumento dal 21 al 26% della cedolare secca sugli affitti brevi inserito dal governo nella nuova legge di bilancio.
Su 9,5 milioni di seconde case inutilizzate, infatti, quelle messe a reddito con affitti brevi destinati non solo a turismo ma anche a soddisfare esigenze di lavoro, di studio e di assistenza a degenti, per le quali esiste un annuncio on line sono appena 632 mila e rappresentano l’1,8% delle case esistenti in Italia (35 milioni in tutto) ed il 6,6% delle «seconde case inutilizzate». Si trovano per lo più in località di campagna o al mare e nei borghi, stima l’Aigab secondo cui, di contro, nelle grandi città circa il 15% delle abitazioni risulta comunque sfitto.
Sull’altro fronte gli albergatori, che apprezzano la mossa del governo, segnalano l’esplosione del numero di alloggi offerti ai turisti: secondo i calcoli di Federalberghi il comune con più alloggi disponibili su Airbnb è Roma, con ben 27.389 annunci, seguito da Milano (23.656), Firenze (12.117), Napoli (9.353) e Venezia (8.130).
«Per accontentare gli albergatori il Governo impoverisce la classe media» protesta invece l’Aigab, che rappresenta circa 220 operatori professionali del settore, società con migliaia di dipendenti, circa 25mila case in gestione in tutta Italia e 300milioni di euro di Pil prodotto per il paese a fronte di circa 30mila imprenditori attivi in questo settore con 150mila dipendenti diretti che si occupano di prenotazioni, gestione tariffe, accoglienza, manutenzioni e pulizie. Oltre a questo va considerato il possibile contraccolpo su un indotto importante in termini di investimenti per ristrutturazioni e home staging (imprese di costruzioni, architetti, fornitori di arredi, ecc.).
«Sugli affitti brevi c’è un Far West. Vedrete che a breve, assieme e coordinandoci con i sindaci delle città metropolitane e con tutti gli assessori del turismo, arriveremo a una definizione. È un settore che ha bisogno di regolamentazione tenendo presente che per noi la proprietà privata è sacra, e quindi non criminalizzeremo, ma regoleremo» ha spiegato a sua volta ieri il ministro del Turismo Daniela Santanchè che da tempo lavora ad un disegno di legge che nonostante i ripetuti annunci fatica a vedere la luce.