Dopo la bocciatura della Consulta, la giunta vara le norme e delimita in modo più stringente le aree dove poter demolire e ricostruire. Più volumi ma non nei centri storici.
La giunta regionale approva le nuove regole per ampliare, demolire e ricostruire le case in Puglia. Si tratta della nuova legge per la ristrutturazione edilizia che va a sostituire il Piano casa. La giunta di Michele Emiliano ha approvato la nuova disciplina urbanistica dopo che la Corte costituzionale aveva dichiarato illegittime alcune disposizione dell’ultimo Piano.
Il provvedimento della giunta cerca di sanare la precedente norma: il testo dovrà passare il vaglio del Consiglio regionale. In realtà poco cambia rispetto al precedente Piano casa proposto dal consigliere regionale Fabiano Amati (Azione), ma sono state eliminate alcune aree di intervento che la Corte costituzionale ha ritenuto illegittime. L’obiettivo della nuova normativa sulle ristrutturazioni è la riqualificazione delle aree urbanistiche degradate, con il miglioramento del patrimonio anche sotto il punto di vista energetico.
La legge prevede aumenti di volumetria per promuovere la rigenerazione urbana delle città. Le nuove disposizione sono state scritte dalla sezione Urbanistica della Regione, che è guidata dall’assessora Maria Grazia Maraschio, con il contributo del consigliere con delega all’Urbanistica, Stefano Lacatena. Le norme disciplinano la ristrutturazione soltanto degli immobili residenziali già esistenti e gli interventi devono essere conformi alle misure previste nel Piano paesaggistico territoriale regionale.
I COMUNI
Come nella precedente legge, anche in questa un ruolo determinante lo avranno i comuni. Spetta a ciascun Consiglio, comunale individuare gli ambiti edificati dove far valere le norme di ampliamento, demolizione e ricostruzione. Praticamente ciascun Comune dovrà individuare gli ambiti in cui far valere le premialità della legge. Gli immobili devono sempre avere come destinazione finale quella residenziale. Fra le novità c’è l’introduzione anche di immobili a uso strettamente connesso alla residenza, ovvero di edifici che sono destinati a servizi per la persona o botteghe artigiane, attigue alle abitazioni e ricadenti nelle aree previste.
LE AREE
Rispetto all’ultimo Piano casa sono stati ristrette le aree di intervento. Gli ambiti devono essere individuati però esclusivamente all’interno delle zone omogenee B e C, come previste dal piano urbanistico di ciascun Comune, considerate aree di completamento e di espansione. Devono essere zone caratterizzate da degrado o abbandono del patrimonio edilizio esistente. Per aree B e C si intendono la città già consolidata e i quartiere di periferia. Sono esclusi i centri storici. E rispetto all’ultimo Piano casa sono state eliminate anche le aree agricole. Quindi queste norme non si applicano per gli immobili che si trovano in campagna. Sono escluse anche la zona industriale e quella dei servizi.
GLI INTERVENTI
I lavori di ampliamento sono previsti nella misura massima del 20 per cento, mentre del 35 per cento è la volumetria massima nel caso di demolizione e ricostruzione e comunque fino a un massimo di 200 metri cubi, nel rispetto sempre delle norme di tutela paesaggistica del Pptr, ovvero il Piano paesaggistico territoriale regionale. Tutti gli interventi edilizi previsti non potranno derogare la pianificazione paesaggistica prevista appunto dal Pptr. Di pari passo all’ampliamento, la demolizione e la ricostruzione degli immobile, il proprietario dovrà provvedere a migliorare il suo patrimonio dal punto di vista energetico. I nuovi lavori dovranno migliorare l’efficienza energetica dell’edificio, quindi aumentare la sua classe energetica. Questo è possibile farlo prevedendo alcuni specifici interventi come l’installazione di un cappotto termico, dei pannelli fotovoltaici, il recupero dell’acqua piovana, la messa a punto di un’area verde o la realizzazione di un cortile con suolo permeabile.
I LIMITI
Sono esclusi da questa normativa gli immobili ubicati in area sottoposta a vincolo, fatta salva la possibilità di realizzare gli interventi, previa acquisizione dell’autorizzazione paesaggistica, gli edifici abusivi anche parzialmente, salvo non sia stato rilasciato titolo edilizio di sanatoria e quelli che abbiano già usufruito degli incentivi del 2009.
Il nuovo Piano casa non è applicabile inoltre agli edifici di valore storico, sociale e simbolico pur se privi di interesse culturale, a meno che antecedenti al 1950 e l’ente abbia riconosciuto l’insussistenza dell’interesse paesaggistico. Vengono esclusi anche gli immobili nelle oasi, nelle zone umide tutelate d’importanza internazionale e negli ambiti dichiarati ad alta pericolosità idraulica e geomorfologica.
GLI INCENTIVI
Con una deliberazione del Consiglio comunale i Comuni possono prevedere in favore di coloro che effettuano interventi la riduzioni o l’esclusione dell’Imu o di altre imposte comunali, nonché la completa esenzione dal contributo di costruzione, a condizione che l’intero intervento preveda la realizzazione di alloggi di edilizia residenziale sociale, con una quota che non sia non inferiore al 20 per cento degli alloggi riservata a locazione a canoni agevolati.
LA PROPOSTA
Il Piano casa approvato dalla giunta trova il consenso anche del gruppo consiliare di Azione, con a capo Amati, che annuncia la proposta di una piccola modifica con la richiesta di inserire anche altre zone di intervento, compreso il centro storico, per incentivare la riqualificazione e l’efficientamento energetico di tutto il parco immobiliare pugliese, così da ridurre le emissioni.