Menu Chiudi

INVERNO DEMOGRAFICO, ALLARME ANCHE NEL GARGANO DEL TURISMO

FALCO: “14MILA PERSONE IN MENO NEI PROSSIMI 20 ANNI IN 8 COMUNI” —–

Nel freddo e lungo “inverno demografi­co” per far arrivare la “primavera”, ser­vono umanità ed etica, quali aspetti so­ciali e lavoro, per condurre alla realizzazione della persona. Per completare il mix, occorro­no: coraggio; impegno; cercare le risorse; cambiare mentalità e non aspettare il “risve­glio” del posto fisso, altrimenti continuerà l’esodo dai borghi e dai piccoli paesi, dal Gar­gano ai Monti Dauni.

Al 31 dicembre 2022, i residenti in Italia sono 58.851.000 (-179 mila rispetto al 2021 ), di cui oltre 5 milioni di cittadini stranieri, pari all’8,6% dei residenti (trend in lieve aumento). Al 31 di­cembre 2020, data di riferimento della terza edizione del Censimento permanente della popolazione (Istat), in Puglia si contano 3.933.777 residenti. Al netto degli aggiusta­menti statistici derivanti dalla nuova metodo­logia di calcolo, i dati censuari registrano, ri­spetto all’edizione 2019, una riduzione di 19.528 unità nella regione. Il 51,0% della po­polazione pugliese vive nelle province di Bari e Lecce, che ricoprono il 34,1 % del territorio e dove si registrano i più elevati valori di densità di popolazione.

In particolare, nella provincia di Bari risiedono 318,5 abitanti ogni Km 2 con­tro i 201,3 della media regionale. All’opposto: Foggia, provincia a maggior caratterizzazione rurale che copre il 35,9% della superficie re­gionale, presenta il più basso livello di densità, con valore pari a 86,0 abitanti per Km 2 . Tra il 2019 e il 2020 la popolazione è diminuita in tut­te le province della regione, soprattutto nella provincia di Lecce, che registra anche il mag­giore decremento in termini assoluti (-5.935 residenti).

Tra il 2019 e il 2020 solo 43 dei 257 comuni pu­gliesi non hanno subito perdite di popolazione e tra questi si contano solamente due capoluoghi di provincia (Lecce e Bari, quest’ultima fa registrare anche il massimo incremento co­munale in regione con 1.921 unità).

 Sono in­vece 214 i comuni dove la popolazione dimi­nuisce: in valore assoluto la perdita più consistente si registra a Foggia (-2.206); in termini relativi nei comuni di Carlantino (-7,1 %), Celle di San Vito (-6,7%, il comune più piccolo della Puglia) e Panni (-6,2%), tutti in Capitanata.

 Ma anche il Gargano non se la passa bene. “Già da molto tempo si parla di spopolamento generale al Sud, ma adesso abbiamo maggio­ri dettagli e dati più precisi. Per il Gargano i dati delle proiezioni sperimentali riguardano solo alcuni comuni e il quadro che emerge è abba­stanza preoccupante – ha evidenziato Michele Falco,operatore turistico di Ischitella -, La proiezione sperimentale, ele­mento tecnico e in fase di aggiornamento, ri­guarda solo otto comuni garganici (Cagnano, Mattinata, Monte Sant’Angelo, San Marco, San Nicandro, Vico, Vieste). Circa 14.000 per­sone abbandoneranno i nostri borghi, lascian­do comuni sempre più ‘vecchi’ e irrimediabil­mente senza servizi annessi (poste, banche, ospedali, scuole, ecc ). Non stiamo parlando di 50 o 100 anni, ma di proiezioni da qui a ven­tanni, un arco di tempo molto breve. Perché se per alcuni comuni lo spopolamento è un fe­nomeno irreversibile -ha detto Falco – per altri, ci sono ancora margini o possibilità di salvez­za”.

Chi emigra, oggi, è principalmente un lau­reato in cerca di prospettive che difficilmente torna nella sua comunità. Tra il dire e il fare, quale potrebbe essere l’ancora di salvezza? “La criticità è rappresentata dalla considera­zione che tutto ciò che s’è fatto non è servito a fermare l’esodo – ha ripreso il trentottenne operatore turistico, formatore, e gestore di un B&B -. Ecco perché è importante usare bene i fondi del PNNR e la nuova forma di program­mazione dei fondi europei 2023-2027.

Queste risorse bisogna gestirle dando priorità al lavo­ro ed usarle in modo chiaro e strategico. Ci vo­gliono le condizioni per far aprire nuove attività – dopo la laurea, ho girato l’Italia e sono tornato ad Ischitella – affinché ci si possa creare una famiglia, riuscire a pagare le tasse, non far chiudere le scuole, si conservano i servizi e, quindi, realizzare l’economia circolare”.

Falco ha precisato: “Per far ciò, ci vuole manodopera attiva, gente giovane che ci crede. Incentivi e aiuti vanno bene ma diventa inutile dare soldi a fondo perduto tanto per far alzare saracine­sche. L’altra faccia della medaglia è quella di attirare investimenti, al cui concorso deve con­correre l’ente pubblico. Ma, sostengo in modo convinto – ha ribadito Falco – che gli unici at­tori, per poter cambiare il corso degli eventi, so­no i cittadini. La mentalità dell’attesa, dei soldi pubblici, de ‘la colpa è sempre di un altro’, il piangersi addosso, non devono più essere ali­bi”.

 Il petrolio della Capitana, ma anche dell’Ita­lia, è il turismo (a tutto tondo) a cui aggiungere i giacimenti di agricoltura e terziario. Ma come influiscono capacità, formazione, qualità, e professionalità?

 “La sfiducia si può combatte­re solo con il lavoro e i risultati – ha concluso Falco -. Se avessi dato retta a qualche solone, non avrei mai aperto un B&B visto che: ‘Ma chi verrà mai a Ischitella?’ Bisogna punta­re su settori specifici, come il turismo, perché la domanda è enorme. Quella ‘domanda’, pe­rò, richiede turismo fatto con professionalità, qualità ed etica. Le risorse ci sono (bandi Gal, fondi regionali, fondi europei), così come ci so­no tutte le condizioni per far bene. Ma ci vuole impegno, fare sistema e sviluppare al massi­mo, tutte le potenzialità del territorio”.

O si ac­celera o si perdono: gara, macchina e i piloti.

l’attacco