“E ORA INDENNIZZI ALLE IMPRESE” – LINEA DURA DEI BALNEARI DOPO L’INTERVENTO DELLA PREMIER – DUEMILA IN ATTESA —–
«Bene ha fatto il presidente del consiglio Giorgia Meloni, nella sua conferenza stampa, ad evidenziare l’importanza della mappatura della risorsa quale condizione per l’applicazione della direttiva Bolkestein». Il foggiano Antonio Capacchione, presidente nazionale del sindacato balneari (Sib), insiste su questo punto prima di ogni altra considerazione.
«Se non si fa il calcolo della costa libera e disponibile per essere messa a gara – dice – restiamo in uno stato di confusione che non aiuta. In Puglia è stato dato in concessione, secondo uno studio del Politecnico, solo il 9 per cento della costa disponibile. Quindi non c’è scarsità della risorsa e c’è la possibilità di mandare a gara il resto delle aree libere senza penalizzare gli attuali imprenditori che hanno avuto il torto di credere nelle leggi dello Stato».
Intanto il tempo stringe e una soluzione va trovata. La Bolkenstein prevede lo stop alle proroghe delle concessioni in essere e nuove gare per affidare i litorali già a partire da quest’anno appena cominciato. Ma quasi tutti i Comuni, applicando una legge promulgata dall’ex premier Mario Draghi, hanno esteso di dodici mesi la loro validità.
Mancano nove giorni per risolvere il rebus delle concessioni balneari prima che l’Unione europea faccia scattare una procedura d’infrazione. In Puglia sono circa duemila ai fini turistico-ricreativi e 1.100 riguardano stabilimenti balneari, in moltissimi casi passati di generazione in generazione nello stesso gruppo famigliare costituendo così una rendita vitalizia. Nel complesso dell’economia regionale si tratta di attività d’impresa che rappresenta una quota rilevante del prodotto interno lordo. A novembre il Comune di Bari, come altri amministratori pugliesi, ha prorogato fino al 31 dicembre 2024 la validità delle concessioni.
Nello specifico barese il segmento balneare raggruppa 85 Comuni per 545 fidi balneari e 6.150 strutture ricettive divisi nei sei ambiti: Gargano e Daunia, Puglia imperiale, Bari e la costa, Valle
D’Itria Salento e Magna grecia, Murgia e Gravine. Nel governo, chiamato a decidere, la tensione è alta. L’esecutivo pare diviso tra chi vuole rispettare la Bolkenstein dando il via alle gare e chi scalpita per confermare le proroghe di un anno.
Neanche i titolari attuali delle concessioni vivono giorni tranquilli. Arrivano sempre le parole di Giorgia Meloni a addomesticare la tensione. «Positivo è soprattutto il preannunciato intervento normativo chiarificatore che da mesi stiamo sollecitando – commenta Capacchione – ne sottolineiamo l’urgenza e confidiamo che quest’intervento tuteli i diritti dei concessionari attualmente operanti al lavoro e alla continuità aziendale. Il governo deve manifestare le sue intenzioni. L’intervento normativo serve a dare chiarezza ai comuni e certezze agli operatori».
Sulla possibilità di fare le gare ed, eventualmente, riconoscere un indennizzo ai titolari che dovessero perderle Capacchione non è contrario, ma precisa che «occorre vedere cosa si intende con questa premialità e come quantificarla. Ma noi contestiamo proprio l’obbligo di mettere a gara le concessioni».
Anche l’assessore regionale al Demanio marittimo e patrimonio, Raffaele Piemontese ritiene necessario indennizzare le imprese: «Sono d’accordo sugli indennizzi ai titolari di concessioni che perdono l’eventuale gara – conferma Piemontese – e credo che ci sia la necessità di riconoscere non solo gli avviamenti ma anche gli investimenti fatti negli anni dalle imprese.
Presto ci riuniremo con gli altri assessori al Demanio nella conferenza delle Regioni e ci auguriamo che attraverso questo confronto si riesca a dare chiarezza agli imprenditori e garantire anche il servizio ai turisti e ai cittadini. Permanere nel limbo ha un doppio effetto negativo anche perché gli imprenditori non investono, cosa che ha ricadute sui servizi offerti».
corrieredelmezzogiorno