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ARRIVA IL BONUS MAMME. NE HANNO DIRITTO LE LAVORATRICI CON 2 O PIÙ FIGLI

Bonus in arrivo anche per le mamme pugliesi. Il cosiddetto «bo­nus mamme» è tra le misure più rilevanti introdotte dalla Manovra 2024 del governo Meloni a sostegno della famiglia. Nei giorni scorsi l’Inps ha emanato una circolare esplicativa per illustrare i termini della misura di decontribuzione per le lavoratrici madri (non ci sono limiti di Isee o di reddito) consistente in un esonero del 100% della quota dei contributi pre­videnziali di cui possono beneficiare le lavoratrici con almeno due figli (l’ultimo dei quali deve essere mino­renne) e titolari di un rapporto di la­voro a tempo indeterminato.

Ma chi ha diritto al bonus mamme? Lo spiega l’Inps. Le lavoratrici dipen­denti con almeno tre figli dei quali almeno uno minorenne e quelle con due figli e il più piccolo minore di 10 anni potranno quest’anno avere il bo­nus, ovvero l’esonero del 100% della contribuzione previdenziale a loro ca­rico (il 9,19% della retribuzione) fino a un massimo di 3mila euro.

L’Inps ha chiarito con una circolare che avranno diritto a questo vantaggio che può valere fino a 250 euro al mese (141 euro netti al massimo in busta paga secondo i calcoli dell’Ufficio Parlamentare di bilancio) solo le lavora­trici dipendenti del pubblico e del pri­vato, compreso il settore agricolo con un contratto a tempo indeterminato, anche part time, ad esclusione del la­voro domestico.

 Sono escluse le lavo­ratrici mamme con un contratto a tempo determinato mentre hanno di­ritto al bonus quelle con un contratto di somministrazione o che sono in ap­prendistato. Sono escluse le lavora­trici autonome che quindi pagheran­no interamente la loro contribuzione. Se un contratto a termine viene con­vertito a tempo indeterminato il bo­nus per la lavoratrice madre scatterà in quel momento.

La norma non pre­vede un limite di reddito per ottenere il beneficio. C’è un limite solo all’im­porto di contribuzione che viene eso­nerato e quindi si può mettere in bu­sta paga che è di 3mila euro in un

anno e che è chiaramente crescente al crescere della retribuzione dato che è legato alla contribuzione, in percen­tuale dello stipendio, a carico della lavoratrice.

Le madri di tre figli con il più piccolo che non ha compiute} 18 anni hanno diritto al bonus anche nel 2025 e 2026 fino al compimento della maggiore età del terzo figlio.

Secondo i calcoli, le lavoratrici non pagheranno contributi fino a 32.600 euro circa di retribuzione lorda; oltre tale soglia agisce il massimale e i con­tributi dovuti sono pari a quelli ri­sultanti dall’applicazione della ali­quota contributiva al reddito ecce­dente. A 65.000 euro l’aliquota contributiva effettiva è pari alla metà dell’aliquota legale.

 L’Inps sottolinea che la realizzazione del requisito per ottenere il bonus si intende soddi­sfatta al momen­to della nascita del terzo figlio (del secondo per il solo 2024). Non c’è decadenza dal diritto a be­neficiare della riduzione contri­butiva in caso di premorienza di uno o più figli o dell’eventuale fuoriuscita di uno dei figli dal nucleo familiare o, ancora, nelle ipotesi di non convivenza di uno dei figli o di affidamento esclusivo al pa­dre. Vale chiara­mente anche per i bambini in ado­zione e affidamento.

Ma come fare per accedere alla mi­sura? Le lavoratrici che hanno diritto all’esonero possono comunicare la lo­ro intenzione di avvalersene al datore di lavoro o direttamente all’Inps dan­do i codici fiscali dei figli.

Il beneficio spetta dal primo gennaio, indipen­dentemente da quando si dà la comu­nicazione al datore di lavoro o all’In­ps, purché in quel momento si abbia­no i requisiti.

Se il secondo figlio na­sce durante l’anno si avrà diritto al beneficio al momento della nascita del secondo figlio. Il beneficio viene interrotto nel momento in cui il se­condo figlio compie 10 anni nel caso di dipendente con due figli e nel mo­mento in cui l’ultimo compie 18 anni nel caso di tre o più figli.