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FOIBE, L’OSTILITÀ DEL POPOLO COMUNISTA

Dopo anni di colpevole e vergognoso oblio, finalmente, nel 2004 fu istituito il giorno del ricordo della tragedia del popolo dalmata giuliano.

Alla fine della seconda Guerra Mondiale l’Istria, Fiume e Zara e gran parte delle province dì Trieste e Gorizia, con una pre­meditata e disumana pulizia etnica furono cancellate dalla carta geografica dell’Italia; circa 350 mila abitanti di quelle zone, furono costretti a lasciare lavoro, terra, case, cimiteri, per cercare scampo altrove, condannati a non tornare più nelle loro terre.

Inoltre, sempre in quel tragico periodo, le truppe e le formazioni partigiane comuniste titine, senza al­cuna distinzione tra innocenti e colpevoli, torturarono, truci­darono e scaraventarono nelle numerose foibe sparse su quel martoriato territorio, migliaia di persone.

A quel tragico esodo biblico, si aggiunse il vergognoso ed ine­narrabile atteggiamento ostile del popolo comunista nella stazione di Bologna e non solo, dove gli esuli, che transita­rono per essere smistati nelle varie regioni italiane, invece di ricevere umana solidarietà, comprensione e ristoro, furono insultati ed aggrediti, senza alcuna distinzione tra ex fascisti e gente che con quel regime non ebbe mai niente a che fare.

Una tragica pagina di storia, che come tante altre di quel pe­riodo, non bisogna dimenticare, perché alle vittime innocenti del comunismo, trucidate durante la guerra ed a maggior ra­gione, a quelle a guerra finita, dovrebbe essere assegnata la stessa dignità, giustamente, attribuita a tutte le altre innume­revoli vittime della inenarrabile e devastante barbarie nazi­fascista.

A tutti i feroci carnefici, vecchi e nuovi, ma anche ai negazionisti, a prescindere dalla loro collocazione ideologica e poli­tica, uguale, severa ed inesorabile condanna, perché di un unico colore fu il sangue versato.

luigi azzarone