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MONTE S. ANGELO/ ANATOMIA DI UN DECLINO

È la capitale dei due Unesco e della cultura ma il centro storico è praticamente in vendita. Ci vivono Oss, infermieri ed ex posti fissi, non si vede più nessuno tra i 20 e i 50 anni. Tutto il resto è effimero (anche di qualità) e narrazioni ma senza slanci, impresa e futuro condiviso.

Il 2024 è l’anno di Monte Sant’Angelo Capitale regionale della cultura, dopo aver perso il titolo nazionale nella finale vinta da Agrigento. Sono invece trascorsi 13 anni da quando, nel 2011, arrivò il primo riconoscimento Unesco, quello al sito seriale delle tracce longobarde presenti anche nel santuario di San Michele Ar­cangelo; anni dopo il secondo sito seriale Unesco, quello delle faggete vetuste presenti anche in Foresta Umbra.

Risonanza nazionale/internazionale e promozione non mancano oggi alla città garganica, ma l’economia langue. Anzi, per alcuni muore, a cominciare dai settori del commercio e dell’artigianato. Come si arriva al passaggio decisivo, quello del rilancio economi­co della comunità e dell’inversione di tendenza rispetto al crollo demografico?

L’emorragia in fatto di perdita di abitanti dovrebbe rappresentare il primo tema per la città, che nel 2001 registrava 13.887 residenti, scesi a 11.354 nel 2023, ovvero 2.533 in meno, pari all’impressionante -18,24%. Al contempo è aumentata l’età media, passata dai 41 anni del 2001 ai 47,60 del 2023.

Se il trend dovesse restare co­stante, secondo l’economista Nicola di Bari,Monte Sant’Angelo rischia la sparizione tra mezzo secolo. Uno scenario che appare del tutto inverosimile per un paese di cui oggi tanto si parla per l’ennesimo riconoscimento, quello ottenuto dalla Regione. I dati di Pugliapromozione parlano di un +32% del turismo tra 2016 e 2022 ma i cittadini fanno rilevare come i numeri, in senso assoluto, restino troppo bassi e non in grado di dare linfa al tessuto economico, né di creare occupazione e scongiurare ulteriori emigrazio­ni.

 Insomma, la narrazione di Comune e Regione sulla “capitale della mafia diventata capitale della cultura” si scontra con quanto di diverso viene raccontato dalla comunità.

L’Attacco ha compiuto un reportage a Monte Sant’Angelo, incon­trando tante persone e registrando troppi cartelli “vendesi” in un centro desertificato, proprio nella zona del santuario e della Tom­ba di Rotari, uno dei luoghi più incredibili al mondo. Un paese con pochissimi imprendi­tori, commercianti in calo, dove il PIL si regge su pensioni e lavoro dipendente. L’ossessione del posto fisso è, per tutti gli intervistati, una chiave di lettura utile a comprendere la discrasia fortissima tra Unesco & Capitale della cultura, da un lato, e tessuto economi­co debolissimo, dall’altro.

Né i tanti eventi degli ultimi anni, compresi gli ultimi legati alla Ca­pitale della cultura, riescono ad alimentare l’economia esangue.

l’attacco