“E’ Cristo il nuovo agnello che si sostituisce agli agnelli sgozzati per il sacrificio a Dio”
Già qualche anno addietro don Tonino Baldi,oggi parroco della Chiesa del SS Sacramento di Vieste, ha voluto consegnare al popolo della rete il suo appello a non compiere una mattanza degli agnelli in occasione delle festività della Pasqua.
Il suo messaggio era anche corredato da una spiegazione, con tanto di citazione dei passi delle Sacre Scritture, per far meglio comprendere il significato che viene ascritto all’animale che è il richiamo simbolico al mistero pasquale di morte e risurrezione e, quindi, al grande evento della redenzione.
“In occasione di questa grande festività cristiana, qualcuno fa riferimento a ciò che è scritto nella Bibbia – diceva don Tonino -. Intanto non dobbiamo estrapolare dalla Bibbia quello che ci pare e piace a nostro uso e consumo e poi mettere da parte tutto il resto” precisando che l’uso degli agnelli nel libro dell’Esodo ha un significato liberatorio, ma anche profetico.
“La mia idea resta la stessa ancora oggi – spiega il sacerdote viestano -, Preciso che non intendo in alcun modo andare contro chi pratica la pastorizia e l’allevamento, ma voglio soprattutto mettere in evidenza che nel Vangelo il vero agnello pasquale è Gesù Cristo e quindi riportare ai cattolici credenti il messaggio di una Pasqua che rivendica il significato reale della festa.
E’ Cristo il nuovo agnello pasquale che si sostituisce agli agnelli che venivano sgozzati per elevare il sacrificio a Dio. Facendo poi riferimento al popolo degli ebrei liberato dalla schiavitù degli egiziani, Mosè diede disposizione di sacrificare gli agnelli per intingere del loro sangue gli architravi delle porte per indicare che in quelle case c’erano degli israeliti che dovevano essere risparmiati dalla morte.
L’ agnello da sacrificare doveva essere maschio, giovane e senza difetto e doveva poi essere mangiato perché bisognava mettersi in forza per affrontare un percorso piuttosto lungo. Oltre a questo che è il significato immediato, ce n’è un altro profetico .perché da quelle parole traspare l’annuncio della venuta di un altro agnello, che è Gesù, e che si fa chiamare così perché si offre ai suoi carnefici in modo mansueto, come un agnello portato al macello”.
Le parole di don Tonino nel rimettere ordine ad un sistema di valori che contempla anche l’integrità della vita animale pur nel rispetto della liturgia, svela in realtà anche un grande amore peri cani in modo particolare, ma non solo, ricevuto come eredità preziosa dalla sua famiglia: “In famiglia abbiamo sempre amato e rispettato gli animali, mio fratello è un veterinario in pensione – racconta -. E’ una sensibilità legata comunque anche al fatto che sono un sacerdote, e il Papa negli ultimi tempi sta molto parlando del rispetto del Creato, della terra come casa comune; è proprio la Bibbia che parla del rispetto del Creato, quando Dio affida all’uomo e alla donna gli animali lo fa perchè se ne devono nutrire, ma il loro compito è anche quello di governarli e tutelarli affinchè non avvenga uno sterminio di innocenti senza motivo.
Questo ci insegna a non uccidere le creature per il gusto di farlo, è chiaro che ci si può anche nutrire di carne ma in una maniera parsimoniosa. C’è anche chi fa una scelta vegana su cui non tutti i medici sono d’accordo, ma resta il punto che gli animali vanno sempre rispettati e tutelati”.
Don Tonino non si è certo tirato indietro quando Francesca Totoinsieme agli attivisti della Lega Nazionale del Cane di Vieste ha chiesto di collaborare per favorire le adozioni di alcuni cani e dare maggiore compiutezza al progetto “Zero cani in canile”, modello virtuoso che ha sconfitto il randagismo nella città garganica e che viene oggi esportato in molte altre realtà italiane.
“Sono state forse due o tre le occasioni in cui ho accettato di parlare dell’affido dei cani alla fine della celebrazione della messa e poi all’uscita, sul sagrato alcuni esemplari anche non più giovanissimi, hanno trovato una casa che li ha accolti” ricorda don Tonino, che ha cercato anche di educare soprattutto i bambini a non considerare i nostri amici a quattro zampe dei giocattoli da riporre quando passa la voglia di giocare, ma degli esseri sensibili a cui vanno riconosciute cure, affetto e attenzioni con la stessa immutata premura, da quando sono cuccioli fino alla fine dei loro giorni.
“Ricordo che quando ero bambino se trovavo una mosca in casa o uno scarafaggio non mi spaventavo affatto e invece di ammazzarli gli restituivo la libertà. Ancora oggi può capitare che entri in chiesa una lucertola o un gego, e faccio esattamente lo stesso, li libero nel giardino”.
Oggi don Tonino dice dì non avere il tempo necessario per prendersi cura di un animale, cosa che invece è riuscito a fare in passato, con due cani che è impossibile dimenticare: “La storia del secondo cane è un pò particolare, me l’hanno fatto trovare sotto un cespuglio davanti alla chiesa, ed io l’ho adottato. Era un cucciolo appena nato, tanto è vero che all’inizio lo abbiamo nutrito con il latte e lo abbiamo tenuto fino all’età di 17 anni. E’ vissuto a lungo, anche se negli ultimi tempi era un pò malandato”.
l’attacco