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Dalla Regione 100 mln anche per la microimpresa che investe nel sociale

Fondi a sportello e in conto capitale per asili nido, centri per anziani e disabili.

 

Asili nido, centri di assistenza per i non autosufficienti, servizi non residenziali alla persona rivolti ad anziani e disabili. Dopo industria, commercio e artigianato, la platea degli incentivi anticrisi si allarga al sociale. Dalla Regione i 100 mln di aiuti ai programmi di investimento promossi da micro e piccole imprese per movimentare altri 400 milioni in arredo, macchinari o immobili, ora serviranno anche alle imprese del terzo settore. L’avviso pubblico è a sportello: dal 23 aprile è aperto fino all’esaurimento delle risorse.
Ad esserne interessate in Puglia, 465 imprese di cui 198 della categoria asili nido e 267 impegnate per servizi ad anziani e disabili (di queste 184 riguardano la provincia di Bari, 80 Lecce, 71 Taranto, 65 Foggia e altrettante Brindisi). E’ un contributo in conto interessi.
La Regione eroga una somma che corrisponde agli interessi che l’azienda deve pagare alla banca per ottenere un mutuo. Con la differenza che il contributo arriva alle imprese in un’unica soluzione anticipata. Così non solo vengono abbattuti gli interessi su un mutuo, ma l’aiuto in un’unica soluzione funziona come un contributo a fondo perduto in conto capitale. Per potervi accedere le imprese interessate presentano la domanda direttamente alla banca che istruisce la pratica e la inoltra alla Regione.
Se l’Istituto di credito concede il mutuo, la Regione eroga gli interessi all’impresa. Le domande di agevolazione devono riguardare progetti di investimento iniziale di importo minimo pari a 30mila euro destinati alla creazione di una nuova unità produttiva, all’ampliamento o ammodernamento di un’unità produttiva esistente, alla diversificazione della produzione, ad un cambiamento fondamentale del processo produttivo.
Forti le motivazioni sociali alla base del provvedimento. “Il superamento della crisi passa anche per i servizi alle donne lavoratrici e alle famiglie che si occupano di anziani e disabili”. Lo dice la neo vicepresidente regionale e assessore allo Sviluppo economico Loredana Capone che spiega: “Alla vigilia del completamento della nostra manovra anticrisi, la più completa in Italia con oltre 508 milioni di risorse pubbliche, ci è sembrato un dovere morale oltre che amministrativo, estendere gli aiuti alle imprese che operano in settori così vicini alle necessità delle famiglie.
Fino ad oggi le domande per i dieci bandi anticrisi superano le 1.200 unità. È un importante segnale di fiducia del nostro sistema imprenditoriale. Siamo convinti che le imprese che operano nel sociale mostreranno altrettanto interesse e potranno grazie a questi incentivi crescere e servire meglio le famiglie pugliesi”. Poi citando l’importanza di tradurre in pratica le pari opportunità, ha detto:
“Oggi le donne sempre più spesso sono costrette a restare fuori dal mercato del lavoro per potersi dedicare ai figli. Non è un caso che il tasso di occupazione femminile in Puglia sia meno della metà di quello maschile, cioè il 30,2% rispetto al 63,3%. Con questo provvedimento stiamo contribuendo ad invertire una rotta che non fa bene né all’economia né alle famiglie”.
Ma c’è un altro risvolto più legato ai servizi sociali. A sottolinearlo è l’assessore alla Solidarietà Elena Gentile: “Ci siamo posti un obiettivo strategico difficile da raggiungere. Volevamo offrire la più ampia risposta alle esigenze di ampliamento e potenziamento dell’offerta territoriale per la prima infanzia. Per questo, per il triennio 2007-2010, abbiamo messo in campo più di 86 milioni di risorse pubbliche finalizzate ad un piano straordinario per gli asili nido: di questi quasi 65 milioni sono gli investimenti destinati a potenziare l’offerta pubblica. Questo provvedimento è il primo intervento per il privato.
A settembre ce ne sarà un altro. Le nostre politiche hanno portato fino ad oggi ad un potenziamento delle strutture della prima infanzia del 185%. Un vero e proprio salto che fa parte di una precisa politica regionale: incidere sulla crescita delle imprese, ma anche sul miglioramento della qualità della vita, sull’occupazione come sull’educazione, cioè su un modello di sviluppo visto nella sua interezza”.
I numeri: dalle 80 del 2005 che contavano 2.420 posti nido si è passati alle 228 strutture del 2008 per un totale di 6.930 posti nido. Se quattro anni fa solo il 4% dei bambini frequentava il nido, l’anno scorso la percentuale è salita al 6%. Nel 2005, inoltre, il 24% dei comuni disponeva di asili nido mentre nel 2008 erano il 30%.