Giovanni Iannoli confessa in 2 processi in corte d’assise d’aver ucciso il 29 aprile 2015 Marino Solitro) insieme a Danilo Pietro Della Malva, pentitosi 3 anni fa, perché glielo chiese il coimputato che lo pagò con una partita di cocaina; e d’aver assassinato il 25 aprile 2018 Antonio Fabbiano nell’ambito della guerra tra il clan Perna/Iannoli e i rivali del gruppo Raduano perché temeva d’essere fatto fuori: in questo secondo agguato con lui c’era Gianmarco Pecorelli, ammazzato dal clan Raduano il 19 giugno successivo.
Iannoli, 48 anni, viestano, detenuto dal 2018 e già condannato in via definitiva a 20 anni per traffico di droga nel blitz “Agosto di fuoco” e a 14 anni e 6 mesi per il tentato omicidio di Marco Raduano del 21 marzo 2018, ieri mattina ha reso dichiarazioni spontanee dal carcere di Siracusa in videconferenza con l’aula della corte d’assise di Foggia dov’è in attesa di giudizio per due distinti processi.
Marino Solitro venne ucciso a 50 anni la sera del 29 aprile 2015 mentre rincasava: dell’omicidio premeditato e aggravato anche dalla mafiosità sono accusati Della Malva, nipote acquisito della vittima, pentitosi nei primi mesi del 2021, reo confesso e che ha scelto il giudizio abbreviato; e Giovanni Iannoli che sino ieri respingeva le accuse: per questa vicenda i due presunti killer furono arrestati il 13 ottobre 2023.
Iannoli ha confermato il racconto del coimputato: Della Malva fece da palo, lui sparò col fucile a Solitro; l’imputato ha detto d’aver agito su richiesta di Della Malva che in cambio gli avrebbe dovuto dare un’auto, poi invece si “sdebitò” con una cessione di cocaina.
Nel processo Solitro ieri era previsto l’interrogatorio del pentito Orazio Coda, ex affiliato al clan Raduano, collaboratore di Giustizia dal novembre 2021: su accordo tra il pm della Dda e gli avv. Michele Arena e Ippolita Naso sono state acquisite le dichiarazioni che rese durante le indagini, per cui non c’è stato bisogno di sentirlo.
Secondo l’accusa Della Malva e Iannoli uccisero Solitro, con la complicità nella fase di progettazione di Omar Trotta poi assassinato il 27 luglio 2017 nella guerra tra clan viestani, perché la vittima non riconosceva la “supremazia criminale del gruppo”; si riforniva di droga da spacciare da canali diversi da quelli indicati dal clan; aveva denunciato in passato Trotta quale spacciatore. Coda ha indicato come sue fonti di conoscenza Raduano (pentitosi a marzo scorso) e Della Malva.
“Iannoli e Della Malva” il racconto di Coda “chiesero il consenso per l’omicidio a Raduano che rivolto a Della Malva gli disse: ‘è tuo zio, a me che mi interessa’. Diciamo che a Raduano non importava l’omicidio Solitro non trattandosi di storie di droga; erano problemi familiari di Della Malva nel senso che Solitro aveva avuto una discussione con un parente di Della Malva per un’eredità relativa a alcuni appartamenti.
Quando poi fui scarcerato, avendo preso un bel rapporto con Della Malva gli chiesi come fosse il fatto dello zio; mi disse che Solitro aveva avuto problemi con suo parente che si era andato a lamentare con lui, così Danilo aveva deciso di ucciderlo.
Ho saputo anche che c’erano stati problemi tra Solitro e Trotta perché il primo denunciò il secondo per aver venduto droga”, accuse per le quali Trotta fu processato e assolto. Prossima udienza il 5 luglio.
Antonio Fabbiano era in compagnia dj Michele Notarangelo la sera del 25 aprile 2018 quando due o tre killer armati di mitra e pistola fecero fuoco, colpendo Fabbiano deceduto poche ore dopo in ospedale, mentre Notarangelo riuscì a scappare rimanendo illeso. Omicidio di mafia collegato alla guerra tra il clan Perna/Iannoli e i Raduano che a suon di morti e feriti (a Vieste dal gennaio 2015 all’estate 2022 ci sono state 19 sparatorie con 10 morti, 1 lupara bianca e vari tentativi di omicidio) si contendevano la piazza di spaccio.
Anche in questo caso a portare all’arresto di Giovanni Iannoli, eseguito il 9 agosto 2021 quando l’ordinanza cautelare gli fu notificata in cella, furono le dichiarazioni di Della Malva: raccontò che Notarangelo la sera stessa dell’agguato gli confidò cosa fosse successo, facendogli i nomi dell’imputato e di Gianmarco Pecorelli quali presunti sicari.
Raduano pentitosi lo scorso marzo ha confermato lo stesso quadro accusatorio. Ieri Iannoli (in questo processo è difeso dagli avv. Arena e Giulio Treggiari; la madre di Fabbiano si è costituita parte civile con l’avv. Diego Petroni) ha confessato d’essere uno dei sicari e d’aver agito insieme a Pecorelli.
Il movente? Era in corso una guerra tra clan; Iannoli stesso il 21 marzo 2018 aveva cercato di uccidere Raduano riuscendo “solo” a ferirlo” (è stato condannato a 14 anni e 6 mesi nel processo “Scacco al re”); temeva la vendetta del clan Raduano, e di essere ucciso da Fabbiano. Nella prossima udienza del 7 giugno previsto l’interrogatorio di Raduano.