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OMICIDIO FABBIANO A VIESTE PER IANNOLI C’è’ L’ERGASTOLO

Fu ucciso nella guerra tra i clan della mafia garganica.

Giovanni Iannoli, 38 anni di Vieste, è stato condannato all’ergastolo con 12 mesi di isolamento diurno per l’omicidio di Antonio Fabbiano, avvenuto il 25 aprile 2018, nel contesto della guerra di mafia tra i clan Raduano e Perna per il controllo criminale di Vieste.

La sentenza è stata emessa al termine del processo con rito ordinario presso la Corte d’Assise di Foggia. Dopo circa 4 ore di deliberazioni, il presidente Mario Talani ha letto il verdetto di condanna per Iannoli, attualmente detenuto per un’altra causa nel carcere di Sicuracusa.

Durante le udienze precedenti, Iannoli ha sorpreso tutti intervenendo e confessando due omicidi: quello di Antonio Fabbiano, per il quale è stato ieri condannato, e quello di Marino Solitro, avvenuto nove anni fa a Vieste (procedimento ancora pendente davanti alla Corte d’Assise, con coimputato il collaboratore di giustizia Danilo Pietro Della Malva).

La Corte ha accolto la richiesta avanzata dalla pubblica accusa, rappresentata dai pm Ettore Cardinali della Dda di Bari e Rosa Pensa della procura di Foggia. Nella requisitoria, i magistrati avevano richiesto l’ergastolo e 12 mesi di isolamento diurno per l’omicidio di Fabbiano, e una condanna a 15 anni per il tentato omicidio di Michele Notarangelo, che è sopravvissuto a un agguato mortale.

Anche i rappresentanti legali della famiglia (avv. Diego Petroni) e del Comune di Vieste (avv. Michele Fusillo) si erano associati alla richiesta della pubblica accusa. Dall’altra parte, la difesa (avvocati Giulio Treggiari, Michele Arena e Ippolita Naso) aveva chiesto l’applicazione delle attenuanti generiche e l’esclusione delle aggravanti contestate.

Secondo la ricostruzione fornita da Iannoli, Fabbiano fu ucciso perché il 38enne riteneva che il ragazzo fosse stato incaricato di ucciderlo per ordine del boss pentito Marco Raduano. Iannoli voleva anticipare il commando, uccidendo Fabbiano con un kalashnikov nei pressi del porto, con l’aiuto di un complice che a sua volta fu ucciso poche settimane dopo. Inoltre, tentò di uccidere un altro giovane viestano che riuscì a sfuggire ai sicari. Iannoli aveva anche tentato di assassinare l’allora boss Marco Raduano, il quale però riuscì miracolosamente a sopravvivere. Per questo procedimento, denominato “Scacco al re”, Iannoli è stato condannato sia in primo grado che in Appello.